Tropea, un successo l’esordio della web serie “Il nostro Natale”
La miniserie ambientata nella Perla del Tirreno e ideata dall’associazione Laboart si ispira al “Canto di Natale” di Dickens
Grande successo di spettatori per la web-serie “Il nostro natale”, la cui puntata zero è andata in onda lo scorso 20 dicembre sulle pagine social di Laboart, associazione culturale tropeana guidata dall’attrice Maria Grazia Teramo. La miniserie è liberamente ispirata al Canto di Natale di Dickens, è diretta da Marco Perri e inserita nel cartellone degli appuntamenti natalizi, ridimensionato per la pandemia, con il sostegno del Comune di Tropea e AssCom Tropea, Un esperimento riuscito, quello ideato da Laboart, incentrato sullo spirito della festività natalizia, in un momento storico in cui questa tradizione non può esprimersi nella sua pienezza. (Continua dopo la pubblicità)
«Il Natale – spiega un comunicato degli organizzatori -, nella cultura popolare, è un momento di accoglienza e fratellanza. La tradizione, che in Italia resta viva più delle altre, concede al Natale un fascino particolare che va oltre il suo significato religioso, questo è il motivo per il quale è la festa preferita dei bambini. La pandemia che ha colpito il globo mette in discussione molte delle abitudini acquisite nei festeggiamenti degli ultimi decenni. Lo Scrooge di Dickens, il Grinch e tutti gli altri “mostri” del Natale staranno festeggiando per le sorti del prossimo Natale. Questi mostri di fantasia si fanno concreti quando pensiamo alla realtà attuale e alla sensazione che alcuni settori ed attività potrebbero sparire, perlomeno nella forma in cui li abbiamo conosciuti fino ad ora: il settore culturale e degli spettacoli dal vivo non fa eccezione».
Ed è proprio partendo da queste considerazioni che si è pensato di «sfruttare la potenza evocativa del Natale per esplorare i nuovi linguaggi del web e le sue molteplici possibilità espressive. Tramite lo spirito di leggerezza e scanzonatezza tipico del Natale, la miniserie prova a riflettere su alcuni dei temi che sono alla base del Natale, una festa in grado di consentire l’apertura all’altro in uno slancio di generosità ed ascolto, spesso assente in altri momenti dell’anno». (Continua dopo la pubblicità)
La trama è incentrata intorno a una giovane coppia di sposi di origini calabresi che ha perso completamente i legami con le radici della propria terra, vive in città da tempo e non ha motivi di tornare nella terra natia. Una questione ereditaria, tuttavia, consente alla coppia di tornare ad assaporare i profumi di questa terra. In questo viaggio mistico, la coppia (interpretata da Maria Grazia Teramo e Giuseppe Cutrullà) si ritrova ad essere in crisi e a dover riconsiderare alcune certezze sulla vita. Ad aiutare questo processo di redenzione i tre spiriti del Natale (interpretati da Umberto Pantano, Fabio Sposaro e Francesco Carchidi), con la sagacia tipica dei folletti, rievocheranno ai personaggi ricordi dimenticati e visioni future.
La miniserie web, lanciata sui canali social (Facebook, Instagram e Youtube) di LaboArt il 20 dicembre, proseguirà il 22, il 25, il 28 e il 31 dicembre. Nel cast figurano anche Enzo Barillaro, le piccole Gaia D’Agostino e Marilù Pugliese e i piccoli Francesco Nazionale, Aaron Godano, Sarah Epifanio, Stefano Epifanio, Chiara Russo, Eleonora Naso, Vittoria Naso, Riccardo La Torre, Alessio Strano, Bryan Teramo, Pasquale Teramo e Caterina Andiloro. Le musiche originali sono realizzate da Simone Petracca ed eseguite da Noemi Serrao e Francesco Rizzo. L’obiettivo della miniserie è quello di resistere al momento di insicurezza causato dalla pandemia e indagare le possibilità che si aprono per riuscire a ribaltare queste avversità in opportunità. (Continua dopo la pubblicità)
«La più grande protagonista della miniserie – spiegano gli organizzatori – resta comunque Tropea, svuotata, silenziosa ma nonostante tutto tremendamente bella. Tropea è oltre la storia, è imperturbabile di fronte al tempo. Il silenzio di Tropea sussurra parole d’amore e di speranza, ricorda ai protagonisti della storia che il dono più grande da scartare non sarà mai un bene materiale, il dono più grande è riuscire ad avere coscienza di sé e del proprio rapporto con gli altri».
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