Italcementi, si riaprono le trattative ma Vibo è ormai esclusa
Seicentosessantanove lavoratori su circa 2.700 complessivi della Italcementi, che in Italia ha le sue sedi ed i suoi stabilimenti in ben dodici regioni, avranno 33 mesi di tutele con l’obbligo per la nuova proprietà di salvaguardare posti di lavoro e stabilimenti.
Stefano Fassina, Bruno Censore, Dalila Nesci, Giuseppe Scopelliti, Francesco Bevilacqua, Nicola Fratoianni. Più tutta la politica locale, prefetti, questori, sindacalisti e chi più ne ha più ne metta. Tutti, ma proprio tutti sono venuti a Vibo Marina per tentare di rassicurare le maestranze sugli impegni istituzionali che si sarebbero presi nelle sedi romane per tentare di scongiurare la chiusura dello stabilimento Italcementi. La storia, poi, si sa com’è andata. Chiusura definitiva e 82 operai rimasti a casa con l’unica tutela della Cassa integrazione straordinaria.
Stessa sorte, poco tempo dopo, sarebbe potuta capitare allo stabilimento di Castrovillari. Una struttura più vecchia, meno tecnologica e dunque più inutile. Apparentemente. Perché a quanto pare Castrovillari rimarrà al suo posto. Proprio in questi giorni, infatti, 19 delegati del Partito Democratico di 12 regioni italiane, hanno promosso una seria iniziativa di concerto con il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, per scongiurare, dato l’acquisto del colosso di Bergamo da parte di una multinazionale tedesca, nuovi e paventati tagli e chiusure.
Per la Calabria ha partecipato Enza Bruno Bossio del Pd, che a margine della riunione ha commentato sul suo blog:
«Questa mattina si è tenuto l’incontro al Ministero del lavoro che con 19 colleghi parlamentari avevamo chiesto per capire in che modo il Governo vuole affrontare la vertenza Italcementi. Abbiamo trovato un Governo molto fermo a verificare che Italcementi, in questa fase, non metta in discussione, prima che arrivi il nuovo proprietario, Heidelberg Cement, nessun sito produttivo e nessun posto di lavoro. Il sottosegretario al ministero del Lavoro, Teresa Bellanova, ci ha confermato che il Governo intende verificare, fino in fondo con l’azienda, la disponibilità a presentare un piano industriale che mantenga inalterati gli attuali siti produttivi, che non metta cioè in discussione né le attuali realtà produttive dei singoli stabilimenti, né la forza lavoro presente. Pertanto, appena ci sarà il Piano industriale, da gennaio sarà possibile, per tutti i dipendenti Italcementi, una cassa integrazione per altri 21 mesi».
Ventuno mesi più 12 di ammortizzatori sociali, che sommati fanno 33 mesi di tutele. In pratica, C.I.G.S. per 669 Lavoratori su circa 2.700 complessivi della Italcementi, che in Italia ha le sue sedi ed i suoi stabilimenti in ben dodici Regioni ed in diverse Città come Salerno, Bergamo, Trieste, Monselice, Colleferro, Castrovillari, Porto Empedocle, Matera.
Inoltre la sottosegretaria Bellanova ha poi affermato che «il Governo metterà sul tavolo tutte le misure e le risorse finalizzate all’obiettivo di salvaguardare gli impianti produttivi e tutelare i livelli occupazionali».
Insomma, Vibo Valentia si riconferma ancora una volta totalmente ininfluente nelle dinamiche politiche nazionali. O almeno, in quale altra maniera si potrebbe spiegare?