Coronavirus e “zona rossa” a Mileto, il sindaco chiede a Spirlì la revoca dell’ordinanza
Il primo cittadino ricorda al presidente della giunta regionale che in paese il Comune ha già adottato provvedimenti che vietano aperture che invece la Regione consente, mentre i criteri adottati per la nuova decisione appaiono incomprensibili e frutto di dati non aggiornati
Ordinanza per certi versi fuori luogo e incomprensibile. Così viene definito dal sindaco Natino Giordano il documento con cui la Regione Calabria ha istituito la “Zona rossa” a Mileto. “Ritengo che il provvedimento de quo, che istituisce in tutta la provincia di Vibo Valentia solo Mileto quale Zona rossa – afferma il primo cittadino in una lettera inviata, tra gli altri, al presidente della giunta regionale facente funzioni, Antonio Spirlì, al commissario della sanità Guido Longo e al commissario straordinario dell’Asp di Vibo Giuseppe Giuliano – sia uno specchietto per le allodole per nascondere responsabilità amministrative, gestionali e politiche che esulano dalla semplice emergenza del Covid. Nelle motivazioni si legge che la valutazione del quadro epidemiologico degli ultimi dieci giorni valorizzerebbe uno stato tale da determinare un aggravamento della situazione a Mileto.
In tal senso, il provvedimento appare assolutamente incomprensibile, atteso che dai monitoraggi eseguiti dal sottoscritto e da componenti della maggioranza – fondati sia su dati provenienti dall’Asp – da parte di medici in trincea che ringrazio per il loro lavoro generoso, continuo e duro -, sia da singoli cittadini che si autodenunciano in forma di collaborazione istituzionale, rispetto a situazioni di positività e/o negatività accertate nei laboratori privati – emerge il contrario, che cioè proprio nell’ultima settimana la situazione non solo si è stabilizzata, quanto è migliorata. E ciò in seguito anche ai provvedimenti restrittivi che il sindaco, non la Regione, ha inteso adottare tempestivamente nel momento in cui emergevano elementi che facevano presagire ad una crescita dei numeri dei contagi”. A supporto della sua tesi, Giordano invita a visionare le varie ordinanze emesse in tal senso dal Comune, riguardanti dalla metà di novembre in poi la chiusura del mercato settimanale, la limitazione alle esequie pubbliche e la chiusura delle scuole. Documenti da cui si evince che, “anche rispetto alla zona rossa”, a Mileto vigono e vigevano limiti “che vanno al di là delle attuali imposizioni che vorrebbero le scuole dell’infanzia e gli asili aperti e il mercato aperto per i generi alimentari”.
Il sindaco focalizza quindi l’attenzione sul problema della rilevazione dei dati negli ultimi dieci giorni, a suo dire effettuati “con criteri assolutamente inaccettabili”, atteso che, “come noto e come denunciato da tanti cittadini, molti risultati dei tamponi pervengono o sono pervenuti con notevole ritardo, anche di 15 giorni, e addirittura in alcuni casi non sono mai arrivati”. Elementi che inducono a ritenere che le percentuali attuali, su cui si fonda l’ordinanza di Spirlì, “sono assolutamente falsati, perché se oggi scopriamo che a Mileto ci sono 56 contagiati, probabilmente tale era il numero 10-20 giorni prima, nel mentre i dati effettivi odierni, da quel che ci risulta, sono stabili se non in miglioramento. Se poi si valuta attentamente, come riteniamo non sia stato fatto, il contagio sul territorio comunale – rincara Giordano – ci si rende conto che gli iniziali contagi di circa un mese fa hanno determinato un contagio tra amici e parenti, dovuto essenzialmente alla mancata istituzione degli Hotel Covid, per cui i soggetti positivi sono stati costretti, non avendo altre possibilità, a convivere con i propri nuclei familiari, e quindi da lì il propagarsi del virus, sempre però delimitato all’interno del proprio nucleo”. A seguire, il sindaco ammette l’esistenza di casi di persone “che si sono dimostrate restie all’osservanza delle regole basilari”.
Tuttavia, specifica anche che “i problemi sono ben altri”, in particolare “legati al controllo del territorio a volte molto difficile. Segnaliamo difficoltà nell’attivazione dell’Usca – aggiunge – con gravi problemi per alcune persone positive che non hanno parenti stretti che possano accudirli a domicilio, e la mancata attivazione dello screening di massa, per come ampiamente richiesto con mie precedenti. I problemi non sono i dati del contagi, quanto un sistema che fa acqua da tutte le parti e che non consente una buona gestione, nonostante le singole individualità che lavorano con abnegazione. L’ordinanza è avvertita come una forma di discriminazione che crea ulteriore sfiducia nei confronti delle istituzioni. Sensazione aggravata dal confronto dei dati di Mileto con altri territori regionali, ove la diffusione del virus è maggiormente presente e dove nessun provvedimento si è avuto o solo in misura ridotta. Alcune attività locali che si erano attrezzate per riaprire i battenti con il rispetto delle regole Covid, di punto in bianco si vedono nuovamente costrette a chiudere, con motivazioni contraddittorie, per non dire infondate”.
Il sindaco conclude la sua “arringa” con quattro specifiche richieste di: revoca della zona rossa; sottoposizione della popolazione a screening gratuito di massa; attivazione sul territorio dell’Usca; monitoraggio più tempestivo che consenta di decidere sulla base di dati integrali immediati. “Solo così – conclude Giordano – il provvedimento avrà ragione di esistere, altrimenti si tratterà solo di formalità, di restrizioni che servono a nascondere i veri mali della sanità in Calabria, discriminando un territorio che sta assumendo comportamenti adeguati, quantomeno nella maggior parte dei casi”.