Tropea, protesta dei cittadini e degli ex medici: «No al centro Covid» – Video
Mobilitazione davanti al nosocomio. Appello all’Asp di Vibo per tenere i contagiati al solo Jazzolino oppure riaprire gli ospedali di Soriano, Pizzo e Nicotera
«L’ospedale di Tropea non può e non deve essere trasformato in centro Covid». E’ l’appello di alcuni cittadini ed ex dirigenti medici che stamattina hanno protestato davanti ai cancelli del nosocomio per ribadire il no alla decisione dell’Asp che ha individuato nel terzo e nel quinto piano della struttura un reparto dove ospitare venti posti letto.
«Non una guerra tra malati – ha chiosato l’ex medico ed ex primo cittadino Mimma Cortese – ma una battaglia per garantire a tutti il diritto alle cure. I malati di Covid devono essere trattati in strutture adeguate. A Vibo per esempio, dove già sono attivi due reparti. Ma prima di pensare alle strutture – ha aggiunto – bisogna mettere mano al personale medico ed infermieristico che è carente».
Per l’avvocato Francesco Rotolo, lo Jazzolino è la struttura idonea dove ospitare i malati Covid. Al limite, secondo il legale, bisognava trasferire a Tropea i reparti di medicina ordinaria di Vibo e di Serra San Bruno. E se Vibo non è la soluzione migliore, «bisogna riattivare i presidi sanitari dismessi, come quello di Pizzo, Nicotera o Soriano».
Al sit in pacifico anche gli ex dirigenti medici promotori del “Comitato salute bene sociale”, sottoscrittori di un documento nel quale si invita l’Asp a rivedere una decisione che – a loro avviso – lascia perplessi. L’ex direttore sanitario aziendale dell’Asp di Vibo Valentia Bruno Alia si dice favorevole ad aprire un reparto Covid a Soriano. Concordi anche l’ex direttore sanitario dell’ospedale di Tropea, Tino Mazzitelli e l’ex dirigente Sandro Cortese: «Quando il virus sarà debellato e non serviranno più i posti letto ricavati a Tropea, che fine farà questo ospedale? Non possono smantellare un ospedale che funziona, non possono sacrificare reparti attivi come medicina e ortopedia. Bisogna riaprire gli ospedali chiusi».