giovedì,Novembre 21 2024

Femminicidio e brigantesse, l’iniziativa al “femminile” di ViboInsieme

L’associazione ha promosso un partecipato incontro in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Femminicidio e brigantesse, l’iniziativa al “femminile” di ViboInsieme

La condizione femminile vista soprattutto con gli occhi delle donne, con proposte e idee per combattere la violenza sulle donne, con un occhio al passato e alle origini delle brigantesse. Di questo si è discusso e dibattuto sabato Vibo Valentia, nella sala conferenze del Centro di aggregazione sociale. A parlarne sono stati Claudia Mirabito, avvocato e responsabile Pari Opportunità Asi (Associazioni sportive e sociali italiane), Saro Messina, presidente regionale Comitati delle Due Sicilie, e Maria Concetta Preta, scrittrice, che ha presentato il suo ultimo libro “Angela la malandrina”.

A spiegare i motivi che hanno spinto l’associazione storico culturale ViboInsieme ad aderire alla Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, è stato il presidente Michele La Rocca che ha introdotto i lavori, lasciando poi il microfono in qualità di moderatore al giornalista Maurizio Bonanno. «Il femminicidio nella sua accezione più ampia – ha detto La Rocca -, è un argomento da non sottovalutare, perché bisogna non solo combatterlo, ma creare una coscienza sociale del suo enorme disvalore, iniziando dalle scuole». A portare il saluto del Comune di Vibo Valentia è stato il presidente del Consiglio Comunale, Stefano Luciano.

«La parola femminicidio non è molto bella, perché in qualche modo rimarca la differenza tra sessi, in un’accezione del tutto negativa. Ma è utile per definire la categoria criminologica del delitto perpetrato su una donna, in quanto donna» ha esordito Claudia Mirabito nel suo intervento, ricordando che «l’origine del termine si fa risalire agli anni novanta, quando un’antropologa messicana inizia ad analizzare tutta una serie di violenze commesse nei confronti delle donne, individuandone la causa nella loro marginalizzazione, in buona parte, in una cultura machista, ma anche nella totale assenza di tutela giuridica».

Saro Messina, a seguire, ha fatto il punto sulle brigantesse, «fatte oggetto di gravi soprusi perché donne e non in quanto “briganti”, denudate, spogliate, violentate ed uccise e poi, da morte, fotografate armi in mano, messe in posa come fantocci, dai soldati piemontesi». In particolare ha ricordato la storia di Michelina De Cesare che, catturata, fu ferita e poi sottoposta a violenze e torture di ogni tipo prima di essere uccisa.

Un assist per la chiusura dell’incontro affidato alla scrittrice Maria Concetta Preta. La brigantessa di cui parla nel suo racconto, è una delle tante brigantesse per scelta o necessità che popolavano il Sud post borbonico. «Si tratta di un monologo-confessione incentrato sulla violenza, in cui Angela, una contadina della seconda metà dell’800, fuggita da casa per disperazione, si dà alla macchia consegnandosi ad una banda di briganti che infestano la Sila, il “Gran bosco d’Italia”. La protagonista vivrà un’avventura umana in cui si mescolano coraggio e paure, rischio e gloria. Ne rimane come ricordo un soprannome, Malandrina, e il giudizio affidato ai posteri, che dovranno leggere nella sua vicenda umana una “contro-storia” avvincente, in cui risulta fondamentale il tema degli umili, mai vinti, e del loro riscatto».

«Una storia – ha sottolineato Preta – fatta da una donna, esclusa dalla storia, che metterà a nudo le sue riflessioni, le sue angosce, la speranza in un domani migliore per chi verrà». Fra un passaggio e l’altro la scrittrice vibonese ha letto, con afflato lirico e grande passione, alcuni brani del suo racconto, molto apprezzati.

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