mercoledì,Dicembre 11 2024

Usura a Vibo: condanna a 4 anni per l’imputato

Operazione “Insomnia”, la Corte d’Appello di Catanzaro conferma il verdetto di primo grado

Usura a Vibo: condanna a 4 anni per l’imputato

Condanna a quattro anni di carcere per Domenico Moscato, 58 anni, di Vibo Valentia, ritenuto responsabile del reato di usura ai danni di Giuseppe Sergio Baroni, titolare in passato di due attività commerciali a Vibo nel campo dei gioielli e dell’abbigliamento. Questa la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro che ha così confermato il verdetto del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, emesso nel settembre dello scorso anno. L’imputato è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali ed a quelle di mantenimento custodiale, oltre all’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Domenico Moscato è stato anche condannato al risarcimento, in favore delle parti civili, dei danni materiali e morali da liquidarsi in un separato giudizio civile e alla rifusione delle spese processuali liquidate per ciascuna parte civile in 6 mila euro.

Nel corso del processo di primo grado, contro l’imputato aveva deposto anche il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato, zio di Domenico Moscato.

L’attività usuraria sarebbe stata messa da anni in piedi da Domenico Moscato (in foto) nel suo tabacchino, ubicato nel quartiere “Cancello Rosso” di Vibo, dove nel corso delle perquisizioni i militari dell’Arma hanno trovato quello che il gip nell’ordinanza di custodia cautelare ha definito come un “vero e proprio archivio dell’usura”, con assegni, scritture contabili ed appunti. Domenico Moscato avrebbe spinto l’imprenditore vibonese Baroni in una “morsa usuraria che ha distrutto la sua attività lavorativa e ne ha annientato la dignità personale, incidendo – aveva rimarcato il gip – in modo pesante pure sulla sua vita familiare”.  Il timore della vittima sarebbe derivato pure dalla presunta vicinanza di Domenico Moscato a Vincenzo Barba, detto “Il Musichiere”, già condannato in via definitiva quale capo dell’omonimo clan federato ai Lo Bianco. Le aggravanti mafiose nel reato di usura, contestate a Domenico Moscato, erano già cadute in primo grado. Il processo è frutto di un troncone dell’operazione denominata “Insomnia”.

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