Narcotraffico: il processo “Stammer” resta a Vibo Valentia
Respinte le eccezioni sulla competenza territoriale. Aperto il dibattimento e ammesso il Ministero dell’Interno quale parte civile. Gli imputati sono 17
Resta dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia il processo con rito ordinario nato dall’operazione antidroga denominata “Stammer” e che ha colpito i clan vibonesi, reggini e lametini impegnati in ingenti importazioni di cocaina dal Sud America. Il Collegio presieduto dal giudice, Lucia Monaco, ha infatti respinto le eccezioni di incompetenza territoriale del Tribunale di Vibo sollevate dagli avvocati degli imputati. In tal senso, i giudici hanno stabilito che il presunto accordo programmatico sul narcotraffico sarebbe nato nel Vibonese e ciò radica la competenza a celebrare il processo a Vibo Valentia, prevalendo tale accordo sul luogo degli eventuali singoli reati-fine che sarebbero stati commessi in altre parti del territorio nazionale. Un narcotraffico che, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stato gestito dal gruppo Prostamo-Pititto-Iannello di San Giovanni di Mileto, collegato ai Grillo di San Calogero ed ai Fiarè di San Gregorio d’Ippona.
Il Tribunale ha poi ammesso quale parte civile nel processo il Ministero dell’Interno, anche in questo caso superando le eccezioni dei difensori che si erano opposti alla sua costituzione. Altra importante decisione riguarda l’espulsione di diversi atti delle indagini preliminari che erano entrati attraverso il giudizio immediato. In tale caso il Tribunale ha accolto i rilievi dell’avvocato Giuseppe Di Renzo sui quali si è trovato d’accordo anche il pm Antonio Di Bernardo.
Dichiarato quindi aperto il dibattimento, il pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo (in foto) ha chiesto l’esame dei testi di lista, dei collaboratori di giustizia e l’esame degli imputati, oltre alla trascrizione delle intercettazioni poste a sostegno dell’impalcatura accusatoria. Controesame dei testi del pm, produzione documentale, ammissione dei testi di lista ed eventuale esame degli imputati le richieste dei difensori. Il processo è stato aggiornato al 27 novembre prossimo.
L’operazione antidroga denominata “Stammer” scattata il 24 gennaio scorso su indagini condotte sul campo dal Nucleo di Polizia Tributaria e dal Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro.
Gli imputati dinanzi al Tribunale di Vibo sono: Giuseppe Careri, 46 anni, di Rosarno; Antonio Grillo, 39 anni, di San Calogero; Giuseppe Grillo, 36 anni, di San Calogero; Pasquale Grillo, 68 anni, di San Calogero; Rocco Iannello, 42 anni, di Mileto; Fortunato Lo Schiavo, 36 anni, di Mileto; Domenico Luccisano, 36 anni, di Mileto; Vania Luccisano, 37 anni, di Mileto; Fulvio Luccisano, 30 anni, di Mileto; Osvaldo Edmingo Nunez Mena, 52 anni, della Repubblica Dominicana; Ernesto Oliva, 55 anni, di Terranova da Sibari (Cs); Massimo Pannaci, 50 anni, di Vibo Valentia; Pasquale Pititto, 49 anni, di Mileto; Giuseppe Rondinelli, 39 anni, di Botricello; Antonio Scicchitano, 44 anni, di Botricello; Antonino Nazzareno Suppa, 43 anni, di Francica; Antonio Massimiliano Varone, 42 anni, di Mileto.
Secondo l’accusa, gli imputati dell’operazione “Stammer” avrebbero cercato di importare complessivamente ottomila chili di cocaina dal Sudamerica. Una sorta di alleanza per alcuni aspetti inedita che avrebbe visto recitare un ruolo di primo piano al clan Fiarè di San Gregorio d’Ippona in alleanza sia con i Pititto di San Giovanni di Mileto, sia con il più quotato gruppo di San Calogero che, in materia di stupefacenti (attraverso i vari Vincenzo Barbieri, broker della cocaina ucciso nel 2011, e Francesco Ventrici) l’ha sempre fatta da padrone sin dai tempi (2004) della storica operazione “Decollo”.
La partnership. L’alleanza fra Salvatore Pititto, 49 anni, di San Giovanni di Mileto (primo cugino di Pasquale Pititto, personaggio di elevato “spessore” criminale già condannato in via definitiva nel processo “Tirreno” celebrato a Palmi ed a Reggio Calabria, nonché cognato del collaboratore di giustizia Michele Iannello, killer del piccolo Nicolas Green ucciso sull’A3 nel 1994) ed i fratelli di San Calogero, Antonio e Giuseppe Grillo, rispettivamente di 39 e 36 anni (già coinvolti a Bologna nell’inchiesta “Due Torri connection” a Bologna sulla tentata importazione di 1.500 chili di cocaina via area dall’Ecuador), avrebbe garantito il soggiorno nel Vibonese al colombiano Gomez Da Costa, alias “Jhon Peludo”, tornato in Italia per garantire una nuova importazione di cocaina.
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