Operazione antidroga a Vibo: i luoghi dello spaccio e la clientela
Emergono nuovi particolari dall’inchiesta della Squadra Mobile coordinata dal pm Claudia Colucci. Cessioni di stupefacente anche in pieno giorno e "vedette" a presidio del territorio
Fa luce anche sui diversi luoghi scelti dal gruppo dei Piscopisani per spacciare sostanze stupefacenti, l’operazione della Squadra Mobile di Vibo che mercoledì ha portato a cinque arresti ai domiciliari ed a due misure dell’obbligo di firma alla polizia giudiziaria. Luoghi scelti con cura pure su Vibo-città ed a cui la polizia è arrivata sia attraverso diverse intercettazioni e sia attraverso un’opera di pedinamento e successivo fermo di alcuni giovani clienti, molti dei quali hanno finito per ammettere l’acquisto di sostanze stupefacenti facendo i nomi dei venditori. Consumatori giovani e meno giovani, studenti degli istituti scolastici cittadini ma anche ragazzi frequentanti l’Università. E fra i clienti (oltre a figli di medici, magistrati e professionisti) c’era anche chi si era candidato alle elezioni universitarie e tentava la “scalata”. Tanti figli della “Vibo bene”, insomma, con diversi genitori coraggiosi che in alcuni casi non hanno esitato a denunciare chi avrebbe portato i loro figli “fuori strada”.
I luoghi dello spaccio. Su Vibo-città la polizia ne ha individuato diversi. La marijuana veniva in particolare nascosta nell’intercapedine di un muro della scalinata pubblica nei pressi del castello, luogo indicato dal gip come ritrovo di molti giovani nonché di diversi consumatori di sostanze stupefacenti. C’era poi chi – come Arcangelo D’Angelo, 27 anni, di Piscopio (finito agli arresti domiciliari) – aveva allestito una serra rudimentale dentro casa per la coltivazione della marijuana. Altro luogo di consumo viene indicato nel cortile del Valentianum, frequentato anche da alcune ragazze minorenni che non avrebbero esitato a cedere sostanza stupefacente pure nella vicina via Terravecchia superiore.
Vi era poi quella che i fratelli Zuliani di Piscopio (gli arrestati Michele e Antonio, unitamente a Nicola Doria), consideravano la loro “roccaforte”: la villa comunale di Piscopio, in via Mesima, proprio vicino alle loro abitazioni. Un luogo in cui si sentivano sicuri perché contavano sull’aiuto di diversi fiancheggiatori pronti ad avvertirli nel caso di controlli da parte delle forze dell’ordine. Ma il gruppo – che si interfacciava in continuazione pure con giovani di Vibo – avrebbe scelto quale luogo dello spaccio anche la zona retrostante ed esterna al campo sportivo di Piscopio, dirottando in un posto vicino l’asilo comunale quando la struttura sportiva era occupata dagli atleti per gli allenamenti.
Un’estesa ed efficiente rete di spaccio la definisce il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, con fidate “vedette” a presidio del territorio e clienti che a volte finivano a loro volta per divenire spacciatori coinvolgendo nella cessione di stupefacenti anche minorenni. Uno spaccato che emerge chiaramente dall’inchiesta del pm della Procura di Vibo Valentia, Claudia Colucci, la quale ha coordinato l’attività investigativa condotta sul “campo” dai poliziotti della Squadra Mobile.
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