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‘Ndrangheta: “Romanzo criminale” nuova ricusazione per i giudici di Vibo

I legali di don Salvatore Santaguida e dell’ex maresciallo Sebastiano Cannizzaro chiedono al Collegio di astenersi dopo la sentenza contro i Patania di Stefanaconi

‘Ndrangheta: “Romanzo criminale” nuova ricusazione per i giudici di Vibo

Nuova istanza di ricusazione e richiesta di astensione nei confronti dei componenti del Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Lucia Monaco, con a latere i giudici Giovanna Taricco e Pia Sordetti. A presentarla i legali di don Salvatore Santaguida e dell’ex comandante della Stazione dei carabinieri di Sant’Onofrio, Sebastiano Cannizzaro, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa a Vibo nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Romanzo criminale”, già andata a sentenza nei confronti di 9 imputati.

In particolare, l’elemento di novità rispetto ad una precedente istanza di ricusazione respinta è rappresentato dal deposito delle motivazioni della sentenza di condanna contro il clan Patania in cui i giudici del Tribunale di Vibo hanno chiaramente espresso un’anticipazione di giudizio di colpevolezza anche nei confronti di don Santaguida e Cannizzaro. Dato di fatto che li rende incompatibili a proseguire nel giudizio contro i due imputati. Ecco perché.

Le ragioni della ricusazione. Gli avvocati Enzo Galeota e Giancarlo Pittelli per don Salvatore Santaguida e Aldo Ferraro e Pasquale Patanè per Cannizzaro, nella loro istanza di ricusazione sottolineano che la precedente richiesta era stata respinta dalla Corte d’Appello “rilevando che non era possibile desumere, allo stato degli atti e dal contenuto della richiesta di astensione se effettivamente nel processo concluso con l’emissione di sentenza di condanna fosse stata valutata la partecipazione di Santaguida e Cannizzaro con i fatti delittuosi attribuiti agli associati”.

L’8 settembre scorso, il Tribunale di Vibo Valentia ha però depositato le motivazioni della sentenza di condanna nei confronti dei Patania e dalla stessa si può leggere che è stato chiaramente anticipato un giudizio di colpevolezza nei confronti di Cannizzaro e Santaguida. Nelle motivazioni si sottolinea infatti la piena attendibilità dei collaboratori di giustizia Loredana Patania e Dnaiele Bono che hanno descritto la genesi e l’operatività del gruppo mafioso, soffermandosi con dettaglio sulle condotte ascritte a don Salvatore Santaguida ed al maresciallo Sebastiano Cannizzaro. Costoro, a loro dire, avrebbero informato Pino Patania della presenza di una microspia installata a bordo della vettura Renault Clio; della imminente effettuazione di una perquisizione al fine di consentire l’occultamento delle armi custodite nelle rispettive abitazioni; nonché riferito ai vertici dell’associazione degli intestatari delle vetture ritenute sospette”.

Nelle motivazioni della sentenza, scritta dai giudici del Tribunale collegiale di Vibo, si legge inoltre che “la cosca Patania ha tratto giovamento dalla complicità di persone appartenenti alle istituzioni infedeli alla loro missione, laica o religiosa”. Pino Patania è stato infine condannato per aver ricoperto “all’interno della consorteria il ruolo di assicurare il canale di comunicazione tra la ‘ndrina e le figure istituzionali, il parroco Salvatore Santaguida e per il tramite di costui il maresciallo Sebastiano Cannizzaro”.

Per i legali di Cannizzaro e Santaguida è dunque del tutto evidente che i componenti del Tribunale collegiale di Vibo Valentia hanno espresso una valutazione che appare connotata dal requisito di essenzialità nel delineare l’operatività della cosca mafiosa, il ruolo dei singoli imputati ed il contributo prestato da ciascuno di costoro, rendendo evidente la ricorrenza di un innegabile pregiudizio verso la possibile prosecuzione del giudizio nei confronti di Cannizzaro e Santaguida.

La decisione sulla ricusazione dei giudici del Tribunale di Vibo e sulla loro astensione dal processo nei confronti di Cannizzaro e Santaguida passa ora alla Corte d’Appello di Catanzaro.

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