giovedì,Novembre 21 2024

«Un “No” al referendum per non tagliare la democrazia»

Il Consigliere comunale Danilo Tucci interviene sui temi della consultazione del 20 e 21 settembre: «La sola riduzione del numero dei parlamentari, sganciata da una riforma complessiva del sistema parlamentare, produce esclusivamente un danno ai cittadini»

«Un “No” al referendum per non tagliare la democrazia»
Montecitorio, sede della Camera dei deputati

di Danilo Tucci*

Assistiamo in questi giorni e in queste ore ad un crescente senso di disorientamento da parte degli elettori nei confronti del referendum costituzionale del 20 settembre. Diverse forze politiche che in Parlamento (quasi tutte) avevano approvato la legge di revisione costituzionale oggi si trovano a fare marcia indietro, alcune in modo ipocrita altre perché denotano l’assenza, a pochi giorni dal voto, di garanzie di equilibrio e bilanciamento nel sistema elettorale nonché il mancato aggiornamento dei regolamenti di Camera e Senato.

Sostanzialmente l’appuntamento referendario si è trasformato in un mega spot incentrato su un brutale, e aggiungerei pericoloso, taglio di poltrone con tanto di forbici annesse  che altro non produce se non alimentare ulteriormente la disaffezione del cittadino nei confronti della politica e dunque delle istituzioni in senso lato. Buona parte della politica nazionale ha da tempo ceduto il passo al populismo e quest’ultimo oggi si accinge a strozzarla definitivamente. La sola riduzione del numero dei parlamentari sganciata da una riforma complessiva del sistema parlamentare, senza prevedere in primo luogo il superamento del bicameralismo paritario in un’ottica di maggiore efficienza legislativa, produce esclusivamente un danno alla democrazia e un danno per i cittadini che certamente non vi troveranno nessun personale vantaggio da un punto di vista economico o di miglioramento delle proprie condizioni di vita. [Continua]

Ma il vero tema che oggi è totalmente assente, forse volutamente, dal dibattito politico riguarda il modo in cui vengono eletti i parlamentari e dunque la selezione, la qualità, l’autorevolezza e il rapporto che il parlamentare ha con il territorio. Un rapporto quest’ultimo che oggi possiamo definire assolutamente fittizio, salvo rare eccezioni, dato che le candidature vengono scelte a Roma e calate sui territori che subiscono in modo passivo senza la possibilità di esprimere una preferenza diretta. Questa riforma Costituzionale è oggi ancor più aggravata dal fatto che il Parlamento presto o tardi si accingerà, come nelle intenzioni di una larghissima parte della maggioranza, ad approvare un sistema elettorale spiccatamente proporzionale privo di voto di preferenza diretta da parte dei cittadini. Dunque si taglia corposamente il numero della rappresentanzaterritoriale, a tutto svantaggio di Province come quella di Vibo Valentia, e cosa ancor più grave non si restituisce la possibilità di una vera scelta agli elettori mantenendo così intatto un meccanismo di parlamentari nominati e il più delle volte anonimi nei vari territori, incapaci persino di presentare liste nelle elezioni del proprio Comune, poiché consapevoli che la vera partita personale non si gioca nel proprio Collegio o Circoscrizione bensì nelle segreterie romane dei partiti. Questi sono i principali motivi che mi inducono a sostenere convintamente le ragioni del “No” e invito tutti gli amministratori locali ad un’attenta riflessione e ad una chiara presa di posizione in tal senso poiché nel caso in cui questa disarticolata riforma dovesse prevalere al referendum del 20 settembre i nostri Comuni vibonesi e i nostri cittadini saranno ancor più soli di quanto non lo siano già oggi.

*Consigliere comunale di Vibo Valentia, gruppo “Città Futura”.

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