Caccia al cinghiale: nel Vibonese è il caos
Commissariamento dell’Atc Vibo due, la protesta dei cacciatori contro la Regione per le nomine di vecchi politici ai vertici degli Ambiti territoriali di caccia
Il commissariamento di gran parte degli Ambiti territoriali di caccia (Atc) attuato dalla Regione Calabria sta gettando nel caos e determinando gravi e ingiustificati disservizi sul territorio. È questa l’accusa lanciata al governo regionale da un gruppo di cacciatori del vibonese, pure loro interessati da un provvedimento che arriva a pochi giorni dell’apertura della caccia al cinghiale e che vede interessate nel solo “Atc VV2” ben 33 squadre ed oltre 700 praticanti la disciplina. Dopo aver ripercorso le fasi che hanno portato al decreto di nomina del nuovo commissario di tale Atc, a firma del presidente della giunta Mario Oliverio, “esautorando di fatto e contestualmente il comitato di gestione da ogni attività”, il gruppo di cacciatori entra nel merito della scelta di commissariare gli ambiti che, “soprattutto nel pieno delle attività e a pochi giorni di distanza da alcune scadenze, tra l’altro fissate proprio dalla Regione Calabria, si è rivelata di grave danno per gli associati e contraddittoria. In particolare, il presidente della giunta della Regione Calabria, con proprio decreto – sostengono i cacciatori – ha nominato un commissario il quale si è dimenticato di assumerne le funzioni. Di fatto dal 21 settembre, a differenza del passato, gli associati e la numerosa utenza hanno trovato gli uffici chiusi non ricevendo alcun riscontro alle proprie istanze. Una situazione che non si era mai registrata prima e che ha generato il caos tra quanti legittimamente si aspettavano l’erogazione di servizi”.
Il gruppo di cacciatori mette poi in evidenza che, mentre in ogni Atc della Calabria sono stati nominati commissari i presidenti uscenti, “nella nostra provincia si è scelto di nominare delle cariatidi della politica di nessuna esperienza e competenza in materia, salvo essere politici di lungo corso e di consolidata appartenenza”. I cacciatori sostengono poi che “dopo l’iniziale smarrimento, molte squadre di caccia hanno deciso di esternare la propria protesta alla Regione attraverso alcune lettere, riservandosi, tra l’altro, eventuali azioni a tutela dei propri diritti. Fra poche ore – denunciaon – si aprirà la caccia al cinghiale e molte squadre non hanno ancora ricevuto risposte alle loro istanze tendenti ad ottenere l’autorizzazione ad esercitare questo tipo di caccia. Molte altre rimangono in attesa di ottenere il registro di battuta per come previsto dal disciplinare di caccia al cinghiale approvato dalla stessa Regione”.
La dura presa di posizione del gruppo di cacciatori vibonesi si conclude mettendo in evidenza “la grave contraddizione politica” propria del commissariamento. Facilmente dimostrabile dal fatto che, mentre in questi mesi “rappresentanti di partiti politici di maggioranza della Regione si sono fatti promotori di varie iniziative pubbliche nelle quali hanno sostenuto la necessità di intervenire sul contenimento dei cinghiali”, nel contempo viene preso un provvedimento che, ad oggi, “paradossalmente sta impedendo a molti di poter iniziare la stagione venatoria, a dimostrazione che forse gli interessi collettivi vengono dopo degli interessi di bottega”.