giovedì,Novembre 28 2024

Truffavano cliente proponendogli acquisti immobiliari a Vibo, indagati due avvocati

I noti legali, fratello e sorella, di Lamezia Terme, si sarebbero fatti consegnare circa 110mila euro per acquisti di immobili in realtà mai avvenuti.

Truffavano cliente proponendogli acquisti immobiliari a Vibo, indagati due avvocati

Dopo mesi di indagini il pm della Procura di Lamezia Santo Melidona e i finanzieri guidati dal tenente colonnello Fabio Bianco hanno chiuso il cerchio sulla presunta truffa perpetrata dai due noti avvocati, fratello e sorella. Questa mattina ai due professionisti è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima era entrata in contatto con i due avvocati perché in passato avevano difeso il fratello. I rapporti si erano rinsaldati quando la vittima aveva stretto un legame sentimentale con la donna. I due fratelli, secondo l’accusa, si sarebbero fatti consegnare in diverse tranches circa 110.000 euro per acquisti di immobili in realtà mai avvenuti.

Dapprima, secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori delle Fiamme gialle, all’uomo sarebbe stato prospettato, con tanto di sopralluogo esterno, l’acquisto di un appartamento a Vibo. Sfumata questa possibilità i due avvocati si sarebbero fatti consegnare altri soldi per comprare un immobile all’interno di un villaggio turistico. Anche in questo caso la vendita non si sarebbe concretizzata. Alla vittima, quindi, sarebbe stato proposto l’acquisto di un terreno edificabile a Vibo e infine di un’attività commerciale. Solo a questo punto sarebbe scattata la denuncia. Dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini i due indagati avranno la possibilità di chiedere al magistrato titolare del fascicolo di essere sentiti per fornire la propria versione dei fatti che gli vengono contestati.

Al vaglio della Procura lametina, secondo quanto si è appreso, c’è anche il ruolo di due congiunti degli avvocati. Secondo l’ipotesi su cui sta lavorando il pm Melidona, i due avrebbero fatto confluire sui loro conti correnti assegni e bonifici versati dalla vittima. Per loro si ipotizza il reato di riciclaggio. (Agi)

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