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Rinascita-Scott: la ‘ndrina dei Cassarola a Vibo Valentia, ruoli e gerarchie

L’inchiesta della Dda di Catanzaro delinea gli affari e l’operatività del sodalizio guidato dalla famiglia Pugliese con competenza sul rione Affaccio

Rinascita-Scott: la ‘ndrina dei Cassarola a Vibo Valentia, ruoli e gerarchie
Nicola Gratteri in conferenza stampa per Rinascita-Scott
Rosario Pugliese

Costituisce una delle tre ‘ndrine che si è divisa la città di Vibo Valentia e per la prima volta in sede giudiziaria viene colpita quale autonomo clan con competenza sul rione Affaccio e zone limitrofe. E’ la ‘ndrina dei “Cassarola”, dal soprannome della famiglia Pugliese guidata da Rosario Pugliese, alias “Saro Cassarola”, 54 anni, di Vibo Valentia, riuscito a sfuggire al blitz dell’operazione Rinascita-Scott ed ancora latitante. [Continua]

La composizione del clan ed i ruoli. Quale capo e direttore del sodalizio, con compiti decisionali e rappresentativi per l’intera ‘ndrina, impartendo le disposizioni ai vari sodali, coordinandone le attività e occupandosi direttamente delle attività estorsive e di controllo del territorio viene indicato nell’inchiesta Rinascita-Scott proprio Rosario Pugliese, già coinvolto nel 2007 nell’operazione antimafia “Nuova Alba” quale elemento di spicco del clan Lo Bianco ma assolto in appello dall’accusa di associazione mafiosa.

Quale promotore del sodalizio, con compiti rappresentativi e decisionali, fungendo da spalla al padre Rosario Pugliese –  coordinando le attività del sodalizio e la gestione dei sodali – viene invece collocato Francesco Pugliese, 32 anni, nei cui confronti la Cassazione ha però annullato senza rinvio l’ordinanza di custodia cautelare rimettendolo in libertà.

Orazio Lo Bianco

Quale organizzatore e coordinatore del sodalizio, occupandosi dell’ala imprenditoriale ed economica della consorteria, anche rendendosi disponibile a farsi intestare fittiziamente attività imprenditoriali – soprattutto nel settore delle pompe funebri – di fatto riconducibili a Rosario Pugliese, viene invece indicato Orazio Lo Bianco, 46 anni, anche lui di Vibo. Per lui l’accusa di associazione mafiosa contempla anche quella di aver intrattenuto “rapporti con esponenti dell’amministrazione comunale di Vibo Valentia” – quali il fratello Alfredo Lo Bianco (già consigliere comunale ed indagato per scambio elettorale politico-mafioso) e l’ex assessore Vincenzo De Filippis (pure lui indagato) – , orientando il pacchetto di voti “a disposizione” della famiglia in favore dei politici ritenuti vicini al sodalizio, contribuendo alla loro elezione, mantenendo così i rapporti con gli stessi. Avrebbe poi mantenuto rapporti con alcuni imprenditori, ponendo in essere reati di truffa aggravata e turbativa d’asta e fungendo da collegamento tra il vertice e gli altri sodali ed occupandosi dell’assistenza ai sodali detenuti. Orazio Lo Bianco si sarebbe infine occupato, secondo l’accusa, anche direttamente di attività estorsive.

Loris Palmisano

Quale sodale deputato al controllo del territorio ed in particolare ad avvistare e comunicare i movimenti delle forze dell’ordine, viene indicato Giuseppe Pugliese, 55 anni, detto Pino, mentre Carmela Lo Bianco, 55 anni, detta “Melina”, anche lei di Vibo Valentia, è accusata di essere la custode della cassa del sodalizio dei “Cassarola”.

Loris Palmisano, 24 anni, di Vibo Valentia, viene invece indicato quale “coordinatore dei sodali più giovani, nonché componente dell’ala militare e promotore di una piazza di spaccio di sostanze stupefacenti.

Michele Lo Bianco

Michele Lo Bianco, 21 anni, è invece accusato di aver coadiuvato Orazio Lo Bianco e Rosario Pugliese nella gestione del settore delle pompe funebri, fornendo il suo contributo per “ottenere, in maniera truffaldina, il pagamento di commesse da parte del Comune di Vibo Valentia, rendendosi disponibile a farsi intestare fittiziamente attività imprenditoriali di fatto riconducibili a Rosario Pugliese e collaborando nella gestione delle stesse.

Francesco Paternò, 29 anni, detto “Cisca”,  di Vibo, sarebbe infine alle dirette dipendenze di Rosario Pugliese e Orazio Lo Bianco, collaborando con quest’ultimo nella consumazione dei reati di truffa e turbativa d’asta nel settore delle onoranze funebri, occupandosi altresì della consumazione di reati in materia di armi, estorsioni, ricettazione e riciclaggio di veicoli per conto del gruppo.

Andrea Mantella

Fondamentali per ricostruire le attività illecite della ‘ndrina dei “Cassarola”, oltre alle intercettazioni ambientali e telefoniche, anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Mantella (cugino, fra l’altro, di Rosario Pugliese) e Bartolomeo Arena. In particolare, quest’ultimo, ha dettagliatamente indicato genesi ed evoluzione dello scontro fra il suo gruppo – ricomprendente gli ex appartenenti al sodalizio guidati da Mantella, esponenti delle famiglie Camillò-Macrì e anche della famiglia Pardea (detti “Ranisi”) – e quello dei “Cassarola”, con la preparazione di un agguato ai danni proprio di Rosario Pugliese. Agguato fallito a seguito della decisione di Bartolomeo Arena di collaborare con la giustizia dall’ottobre dello scorso anno.

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