domenica,Dicembre 1 2024

No al taglio della Prefettura, Vibo scende in strada

Si è svolta stamane, alla presenza di oltre 1000 persone, la manifestazione di protesta contro la soppressione dell’Ufficio territoriale del governo. Il coro unanime: «Si annulli il provvedimento».

No al taglio della Prefettura, Vibo scende in strada

La risposta c’è stata. Non la mobilitazione «ampia e collettiva» invocata da più parti nei giorni scorsi, ma una posizione, ferma e circostanziata, è emersa. L’hanno espressa a chiare lettere sul palco di piazza Municipio le personalità intervenute, scandendo uno dietro l’altro i motivi per cui la soppressione della Prefettura di Vibo Valentia sarebbe un’autentica iattura per la città e la provincia intera. Non solo in termini di servizi e uffici ma soprattutto sul piano delle sicurezza, con ricadute importanti sui livelli economici e amministrativi. Tanto che il sindaco della città Elio Costa ha più riprese ha riferito: «senza la Prefettura non ha senso neppure fare il sindaco».

Il corteo si è snodato lungo un breve percorso, da piazza 24 maggio a piazza Martiri d’Ungheria per poi raggiungere, dopo gli interventi programmati, la sede dell’Ufficio territoriale del governo su corso Vittorio Emanuele. A comporlo molte personalità politiche di varia estrazione. Si è notata la presenza, tra gli altri, dei consiglieri regionali Mangialavori, Pasqua e Mirabello, dei parlamentari Censore, Santelli, Caridi, dei già presidenti di Provincia De Nisi e Ferro, dell’ex consigliere regionale Grillo e di numerosi sindaci (una trentina). Poi le sigle sindacali, le categorie del pubblico impiego, i lavoratori del comparto sicurezza (con i sindacati di Polizia in testa), i lavoratori della Provincia, i Vigili del fuoco e varie altre espressioni associative più o meno palesate da cartelli e striscioni.

Ad irrobustire il corteo, la cui consistenza è stata stimata oltre le 1000 persone, numerosi studenti vibonesi. Dal palco montato di fronte al Comune gli interventi del coordinatore del comitato contro la soppressione della Prefettura, Diego Brancia, quello del leader della Cgil vibonese Luigi Denardo, poi il sindaco Elio Costa (foto), i parlamentari Santelli, Censore, Caridi.

Infine il trasferimento in Prefettura, dove una delegazione composta dalle autorità politiche e dagli amministratori presenti è stata ricevuta dal prefetto Bruno. Di fronte allo stesso è stato enunciato, dal sindaco Elio Costa, il contenuto del documento che gli verrà consegnato domani unitamente alle delibere dei consigli comunali vibonesi, nel quale si dà mandato proprio al rappresentante del governo di portare le rivendicazioni fino ai livelli romani.

Nello stesso si ribadiscono le ragioni del “No”: dalla presenza di 18 consorterie mafiose sul territorio, agli atti intimidatori (11 dall’inizio dell’anno) compiuti a danno di amministratori pubblici, dalle 15 interdittive antimafia a carico di imprese agli altrettanti Comuni sciolti per infiltrazioni. Quindi ancora il riferimento al forte condizionamento mafioso e all’egemonia della cosca Mancuso. Ancora, alla voce “migranti”, gli sbarchi al porto di Vibo Marina; i 6000 immigrati transitati da Vibo e i 370 minori non accompagnati rimasti sul territorio a carico dei Comuni interessati, con una presenza media giornaliera di 650 migranti sul territorio.

Da qui l’esigenza non solo di modificare il Dpr che prevede la soppressione della Prefettura ma la necessità che lo stesso venga «annullato» anche e soprattutto in ragione dei casi, contemplati dallo stesso, inerenti appunto la presenza di condizionamenti mafiosi e di sbarchi, che di fatto vanno in aperta contraddizione con la stesse disposizioni legislative. «Se, invece, lo stesso fosse accolto – ha aggiunto Costa – non sarebbe assolutamente possibile svolgere l’attività di sindaco né tutelare la legalità».

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