Il clan Accorinti e il potere nelle manifestazioni di Briatico nella sentenza del gup
Il giudice ricostruisce l’ingerenza della cosca nelle feste religiose e civili, dalla processione a mare alla festa della Madonna del Carmelo, dai concerti all’Affruntata
Dedica un apposito capitolo alla gestione delle cerimonie religiose quale ostentazione di potere, la sentenza del processo “Costa Pulita” depositata dal gup distrettuale di Catanzaro, Pietro Carè, e che ha registrato una raffica di condanne con rito abbreviato nei confronti dei componenti dei clan Accorinti-Bonavita-Melluso di Briatico, Il Grande di Parghelia e Mancuso di Limbadi e Nicotera. Tra le caratteristiche esteriori maggiormente tipiche della ‘ndrangheta c’è infatti la sussistenza di un paradossale legame con il mondo religioso. [Continua in basso]
“E’ noto, infatti – scrive il giudice in sentenza – che le famiglie della criminalità organizzata cerchino di accaparrarsi l’organizzazione e la gestione delle cerimonie religiose, rappresentando queste delle imperdibili occasioni per ostentare il proprio potere mafioso nella comunità di riferimento. A tale regola non fanno eccezione i componenti della ‘ndrina di Briatico”.
In particolare, come ricorda il giudice in sentenza, dalle indagini è emerso il “monopolio della cosca nell’organizzazione della festa della Madonna del Carmelo, sia per quanto riguarda la processione a mare della statua della Vergine (15 e 16 luglio),effettuata sulle imbarcazioni degli Accorinti, sia per l’allestimento degli spettacoli collaterali di musica e fuochi d’artificio dove molto significative – rimarca il giudice – sono le dichiarazioni dei due parroci succedutisi in paese, don Luigino Fuschi, il quale ha riferito di aver cercato di ostacolarne l’ingerenza nell’organizzazione della festa (“…certi soggetti del luogo dovendo imporre il loro dominio nel paese, quando ciò non era possibile perché ad esempio il Comune era commissariato, si indirizzavano alla parrocchia nel tentativo di influenzare e dominarne l’attività pastorale. Quando invece il Comune era amministrato da una giunta, si dedicavano solamente all’attività svolta dai suoi componenti..”), e don Salvatore Lavorato, che ha confermato che a proporsi di organizzare la festa negli anni 2010 e 2011 era stato esclusivamente Antonio Accorinti figlio di Nino Accorinti”, ovvero di quello che è considerato come il boss di Briatico e per questo condannato a 14 anni e 8 mesi. [Continua in basso]
Gli investigatori sono riusciti a documentare come la statua della Madonna era stata trasportata a bordo dell’imbarcazione denominata “Etica”, condotta da Antonino Accorinti. A bordo della motonave i carabinieri hanno documentato anche la presenza di: Carmela Napoli, moglie di Nino Accorinti, Pamela Napoli, Salvatore Muggeri, genero di Nino Accorinti, Francesco Marchese, nipote di Nino Accorinti, Giuseppe Armando Bonavita, figlio di Pino Bonavita.
I due parroci, per come ricostruito in sentenza, hanno anche confermato “la partecipazione di soggetti vicini alla cosca quali portatori delle statue sacre nellatradizionale cerimonia dell’Affruntata del mattino del giorno di Pasqua”. [Continua in basso]
Il concerto del cantante J-AX. Una vicenda affine a quelle descritte è per il giudice rappresentata dall’ingerenza della cosca nelle manifestazioni civili patrocinate dall’amministrazione comunale di Briatico. A tal riguardo, in data 11 agosto 2010, in occasione del concerto del cantante J-AX, pubblicizzato come gratuito, “i turisti accorsi per l’evento segnalavano ai carabinieri – si legge in sentenza – l’indebita richiesta di “un contributo volontario di cinque euro”:le indagini hanno rivelato come l’evento fosse stato organizzato da Antonio Accorinti attraverso l’associazione culturale “Euriatikon” e che, nelle intenzioni degli organizzatori, il non preventivato “contributo” sarebbe servito a coprire il costo del concerto (circa 30.000 curo) ed a realizzare un margine di guadagno”.
I militari dell’Arma della Stazione di Briatico, dopo aver avuto conferma dal presidente dell’associazione circa l’effettiva riscossione di quello che veniva definito “un contributo volontario di cinque euro”, hanno quindi proceduto a chiedere spiegazioni all’allora sindaco Francesco Prestia che aveva disposto l’immediata rimozione delle transenne con le quali era stato approntato un vero e proprio sistema di tornelli. Tale provvedimento avrebbe suscitato l’immediata e rabbiosa reazione di Antonio Accorinti il quale “avvicinandosi al sindaco, incurante della presenza dei militari e di numerosi turisti gli urlava testualmente: “Francè, lo hai detto tu di fare passare tutti? Chi te l’ha ordinato? Chi te l’ha detto? Ora lo paghi tu questo che viene a cantare! Non vi meritate niente a Briatico!”. Di fronte a tali plateali rimostranze, il sindaco Prestia “visibilmente imbarazzato – è riportato anche nella sentenza – decideva di allontanarsi dalla zona senza rispondere all’invettiva di Accorinti”. I carabinieri accertavano quindi “la presenza ai tornelli – addetti alla riscossione delle “libere offerte di 5 Euro”– di Accorinti Greta, Anile Antonella e Borello Marco, quest’ultimo nipote di Accorinti Antonino”.
Per il giudice assai significativo è che il pagamento fosse stato anticipato con assegni di “Sergio” – il consigliere comunale Sergio Bagnato – andati in protesto a causa del mancato incasso, e che, in un’ottica di rapporti mafiosi, successivamente la società promoter dell’evento riconducibile a Nicola Fiarè, fratello di Rosario, boss di san Gregorio d’Ippona, si fosse rivolta direttamente al capo cosca Nino Accorinti per vedere onorato il debito il debito assunto dal figlio Antonio”. Nicola e Rosario Fiarè non erano imputati nell’operazione “Costa Pulita”.
Antonino Accorinti, al termine del processo in abbreviato nato dall’inchiesta “Costa Pulita” è stato condannato a 14 anni ed 8 mesi; Antonio Accorinti è stato condannato a 12 anni di reclusione; Sergio Bagnato a 4 anni per concorso esterno in associazione mafiosa; l’ex sindaco Francesco Prestia a 2 anni per corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose; Francesco Marchese a 6 anni e 8 mesi; Salvatore Muggeri a 7 anni.
LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: “Costa Pulita”, depositata la sentenza con le condanne per i politici
Il decesso di Santa Buccafusca accolto con sollievo a Briatico: “La febbre è passata”