Tropea: chiusa l’inchiesta diocesana su Irma Scrugli, cofondatrice delle Oblate (VIDEO)
Il vescovo Luigi Renzo nel corso dell’omelia: “Stiamo per scrivere un’altra pagina gloriosa della storia religiosa dell’intera Calabria
“Siamo qui per scrivere un’altra pagina gloriosa della storia religiosa e della santità di Tropea e dell’intera Calabria. E’ motivo di orgoglio avere in dirittura questi due campioni di vita cristiana, che hanno caratterizzato la loro esistenza terrena nel segno del servizio della carità verso i più deboli e verso gli “scartati” dalla società, come ama dire Papa Francesco”. Così si è espresso il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, nel corso della messa solenne che ha sancito la chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità della serva di Dio Irma Scrugli.
La sacra funzione si è svolta nella concattedrale di Tropea, nell’occasione gremita di autorità politiche, militari e civili, di presbiteri, religiosi e fedeli che, in questo modo, hanno voluto esprimere gioia e apprezzamento per il lavoro svolto dai membri del “Tribunale diocesano”, chiamati nei circa tre anni a raccogliere testimonianze e documenti utili alla causa. In precedenza, lo stesso iter era stato seguito per don Francesco Mottola, cofondatore insieme alla Scrugli dell’istituto degli Oblati del Sacro Cuore. Nel ripercorrerne la santità, monsignor Renzo ha voluto raccontare un episodio particolare della vita dell’umile donna di Tropea, riguardante un bambino raccolto a Vibo che, di fatto, aprì la strada alla nascita della Casa della Carità anche lì. Un episodio “tremendo per la sua disumanità, ma straordinario per la misura di carità che ha spalancato.
Era il tempo della mietitura dei primi anni cinquanta del Novecento – ha ricordato il presule, affiancato dai vescovi emeriti di Catanzaro e Lamezia Terme, Antonio Cantisani e Vincenzo Rimedio – una signorina oblata stava girando a Vibo per raccogliere, come era di prassi, qualcosa per i poveri. “Avete qualcosa da dare per la Casa di Carità?”, chiese timidamente ad alcuni uomini e donne intenti a mietere un campo di grano. “Prenditi quel bambino sotto quell’albero perché non sappiamo cosa farne e non possiamo portarlo avanti”, rispose una donna, probabilmente la mamma. Si avvicinò e vide incastrato tra alcune pietre a terra un bambino disabile, nato tale dalla nascita. Irma, compenetrata ed impietosita, senza farselo ripetere due volte, prende in braccio il piccolo e se lo porta a Tropea nella Casa della Carità”. Attingendo poi al brano evangelico che ricorda che nessuno è profeta in patria, monsignor Renzo ha focalizzato l’attenzione sulle “incomprensioni e malevolenze” che don Mottola e la Scrugli hanno sopportato dai loro concittadini. “Irma – ha spiegato al riguardo – reagì male quando seppe che tanta gente malignava e spargeva calunnie su di lei e su don Francesco.
A lei che se ne lamentava, don Mottola disse: “Irma, non ti preoccupare, non avere paura” “Le maldicenze e le calunnie, però, ci feriscono, Padre. Non è facile sopportare sempre”. “Allora ci dobbiamo vendicare. Ci vendicheremo, vedrai”. Dopo qualche giorno, Irma ritorna dal Padre ancora più triste e delusa. “Perché stai così? Hai pregato davanti al SS. Sacramento?” “Sì, ma l’unico obiettivo che ho raggiunto è di essere serena. Le cose non sono cambiate”. Don Mottola, chinati gli occhi commentò: “Ma non capisci? Dobbiamo vendicarci con l’amore, con il perdono, dimenticando tutto. Te la senti, Irma?” “Sì, ma fino a quando dobbiamo resistere?” “Irma, fino a versare l’ultima goccia di sangue, come ha fatto Gesù”. Chiusa ufficialmente l’inchiesta diocesana, il plico con gli atti sigillato sarà adesso inviato alla Congregazione delle Cause dei Santi, “con la chiara speranza di avere presto anche la risposta positiva col decreto del Papa di riconoscimento delle virtù eroiche”.
Tropea, verso la chiusura dell’inchiesta diocesana su suor Irma Scrugli