Prostituzione minorile nel Vibonese: Tdl rimette in libertà indagato
Era finito agli arresti domiciliati nei giorni scorsi nell’ambito dell’inchiesta “Settimo cerchio” che vede coinvolto anche l’ex parroco di Zungri
Era finito agli arresti domiciliari nei giorni scorsi con l’accusa di tentata induzione alla prostituzione minorile. Ad emettere la misura nei confronti di Mariano Mamone, 53 anni, di Parghelia, era stato il gip distrettuale di Catanzaro che aveva accolto parzialmente la richiesta avanzata dal pm finalizzata ad ottenere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche con l’ulteriore accusa di consumata violenza su minore. Il Tribunale della Libertà di Catanzaro (presidente Valea, a latere i giudici Macrì e Zampaoli) decidendo sulla richiesta di riesame avanzata dalla difesa (avvocati Mario Bagnato, Michele Colace e Alessandro Colace) ha però annullato l’ordinanza emessa dal gip, Barbara Saccà, disponendo l’immediata remissione in libertà del 53enne vibonese.
La vicenda è il seguito dell’operazione “Settimo Cerchio”, condotta dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia, che nel novembre dello scorso anno ha portato agli arresti di don Felice La Rosa, 42 anni, di Calimera (frazione di San Calogero) e già parroco di Zungri, di Francesco Antonio Pugliese, 65 anni, pensionato di Zungri, e di Iliev Miroslav, 29 anni, di nazionalità bulgara, quest’ultimo accusato di aver procurato ai primi due un minore di 15 anni costringendolo a prostituirsi in cambio di denaro.
Avverso l’ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti di Mamone, gli avvocati Mario Bagnato, Michele Colace e Alessandro Colace ricorrevano al Tribunale del Riesame chiedendo l’annullamento dell’ordinanza.
Il collegio difensivo nel corso della discussione, e attraverso un’articolata memoria difensiva, ha contestato punto per punto l’ordinanza applicativa chiedendone l’annullamento.
In particolare, i difensori hanno dedotto l’assoluta insussistenza di esigenze cautelari come quella legata al pericolo di reiterazione della condotta contestata al proprio assistito. Hanno eccepito, inoltre, un grave difetto di motivazione. Il Tribunale di Catanzaro, recependo le argomentazioni difensive, all’esito della camera di consiglio ha annullato l’ordinanza e rimesso immediatamente il libertà Mariano Mamone.
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