Il Pd di Vibo in assemblea: «Nessuna crisi, gli abbandoni sono fisiologici»
I militanti del partito si sono ritrovati nella sede di via Argentaria: «Dibattito politico cittadini incentrato su specchietti per le allodole come la toponomastica, ma i problemi sono ben più seri»
Si è svolta martedì pomeriggio nella sede di via Argentaria e nel rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid, l’assemblea cittadina del Partito democratico di Vibo Valentia. «Tre ore di discussione franca, costruttiva e molto partecipata – si legge in un resoconto -, aperta dal coordinatore cittadino Francesco Colelli e conclusa dal segretario provinciale Enzo Insardà».
Si aggiunge: «in questi mesi di lockdown, il circolo vibonese del Pd non ha interrotto la sua attività politica, fatta di impegno e passione dei suoi militanti e dei suoi rappresentanti nelle istituzioni. Abbiamo dato vita a un progetto di raccolta fondi per aiuti ad alcune famiglie bisognose della città e attivato una serie di discussioni e proposte politiche per il territorio, su tematiche cruciali quali la sanità, la scuola, il futuro dei giovani e dell’Europa, i rifiuti e l’ambiente, spesso con la partecipazione di parlamentari nazionali e europei. La “Festa digitale democratica” è ancora in corso: sono in cantiere iniziative sulla parità di genere, sugli Enti locali e, sabato prossimo, sul futuro e l’orizzonte del Partito democratico, con la video-presenza del vice segretario nazionale Andrea Orlando». [Continua]
Quindi si spiega: «Spiace che il dibattito politico cittadino, invece che sulle tematiche e sui contenuti, venga più o meno consapevolmente indirizzato su specchietti per le allodole, quali la toponomastica, o la “crisi” del nostro partito, come se avere un consigliere in più o in meno cambi il destino nostro e della città. Non siamo autoreferenziali, né siamo convinti di avere la verità in tasca e gli abbandoni di alcuni consiglieri ci fanno dispiacere e riflettere; ma un partito, inteso come sede fisica e politica di idee, valori e progetti, non può rincorrere le motivazioni personali di qualcuno, neanche se questo qualcuno ha avuto qualche preferenza in più di altri candidati in lista ed è stato eletto a Palazzo Luigi Razza. Non può perché tecnicamente non è in grado: un partito è una comunità politica, dove si discute, ci si confronta, magari ci si scontra pure, ma poi si condividono battaglie e azioni politiche. Il Pd vibonese ha dimostrato di essere un partito aperto, inclusivo e accogliente; lo ha dimostrato nell’ultimo anno, in cui ha rinnovato e ampliato il suo gruppo dirigente, senza chiudere le porte a nessuno. È chiaro che, se le porte sono aperte a nuove adesioni, lo sono anche per le fuoriuscite. Ce ne faremo una ragione e distingueremo tra chi esce per andare presto o tardi nel centrodestra e chi esce, ma rimane nel centrosinistra e quindi resta un nostro interlocutore».
Per l’assemblea del Pd «il centrosinistra cittadino va ricostruito dopo le sconfitte degli ultimi anni, cogliendo i segnali di ripresa arrivati dalle ultime Regionali; il Pd non si sottrae a questo impegno e ha già avviato interlocuzioni con le forze politiche, associazionistiche e movimentistiche che appartengono al mondo liberal-democratico, umanista, cattolico, socialista, progressista e di sinistra. Non è il momento di pensare all’egemonia in una metà campo, ma di costruire una coalizione in grado di rappresentare un’alternativa a questo centrodestra che da oltre dieci anni amministra Vibo Valentia: cambiano gli attori in scena, ma i registi e i drammaturghi restano sempre gli stessi. Poco più di un anno fa la coalizione guidata dal sindaco Limardo, anche perché ingrossata da liste e candidati provenienti dal centrosinistra, ha riportato una netta vittoria; i consensi e la luna di miele, però, non sono eterni. Questa Amministrazione non sta mantenendo le attese e le promesse ed è priva di una progettualità e di un programma definiti; ingessata e appesantita come un carro troppo affollato, si è tuffata in una sovraesposizione mediatico-comunicativa artificiosa, dietro la quale però c’è poca sostanza e le idee che emergono sono solo diversivi, come la richiesta di una fermata alla stazione o l’intitolazione di una via a Giorgio Almirante. Idea a cui il Pd si è dichiarato contrario nel merito e nel metodo: il passato fascista di Almirante è ampiamente documentato ed è divisivo ancora oggi; inoltre è indecoroso convocare una commissione consiliare, con conseguente spesa in termini di gettoni di presenza (gettone al quale il nostro consigliere presente ha rinunciato), solo con questo punto all’ordine del giorno».
Si torna quindi sul consiglio comunale aperto, recentemente tenutosi alla stazione di Vibo Pizzo. «È stato l’occasione per chiedere una fermata in più dei treni Freccia Rossa e tutti noi speriamo che venga accolta… Ma poi ci sono altre richieste: i trasporti urbani all’interno del Comune di Vibo Valentia non li deve garantire Trenitalia, ma il sindaco! E i collegamenti su strada dalla stazione ai paesi della provincia e quelli ferroviari da Lamezia a Rosarno lungo la costa degli Dei, non li deve potenziare Italo, ma la Regione Calabria! Un consiglio comunale aperto si dovrebbe semmai tenere sulla questione ambientale, per rispondere alle istanze dei cittadini che sono costretti da oltre un mese a tenersi in casa o ad accumulare in giro per la città i rifiuti indifferenziati e che vorrebbero sapere perché, in attesa di risolvere le controversie tra Ato di Vibo e Ato di Catanzaro, il sindaco presidente dell’Ato provinciale non ha ancora provveduto a individuare e allestire siti di stoccaggio temporaneo dei rifiuti urbani, come previsto dalla legge».
Infine, «da cittadini vorremmo che gli amministratori del capoluogo si prendessero più a cuore i reali problemi della città e guidassero la comunità amministrativa provinciale in modo più deciso e concreto. Mentre leggiamo, più o meno divertiti e soddisfatti, articoli ed editoriali sul Pd che “perde pezzi”, ricordiamoci che le risposte e le soluzioni per la città deve e dovrà darle chi amministra e chi guida l’affollata coalizione, forti anche di una rappresentanza in consiglio regionale, di posti di sottogoverno e di ottimi rapporti personali con la Presidente della Regione Calabria».