Scontro tra enti e Vibo Sviluppo, Barbuto: «Allibito ed esterrefatto»
Il presidente della società che gestisce i Patti territoriali risponde alla piccata replica di Provincia, Camera di commercio e Confindustria: «Preferiscono rispedire 6,5 milioni a Roma che donarli alle imprese vibonesi in difficoltà»
Non tarda ad arrivare la replica della Vibo Sviluppo, nella persona del presidente Pasquale Barbuto, alla risposta dei presidenti di Provincia e Camera di commercio, Salvatore Solano e Sebastiano Caffo, che avevano criticato la proposta di Barbuto di destinare i fondi dei Patti territoriali alle imprese locali. Il presidente dell’ente di sviluppo parla di «reazione alquanto scomposta». «Si rimane allibiti ed esterrefatti – rimarca Barbuto – per i toni usati e le affermazioni offensive contenute nell’articolo a firma dei due presidenti perché è stata solo una semplice proposta dove la decisione è rimessa al Partenariato che si riunirà a breve, del quale i due Enti fanno parte e ne sono anzi tra i principali protagonisti. Ancora più incomprensibile è che questa posizione viene assunta da chi dovrebbe garantire ed aiutare il tessuto imprenditoriale locale a sfruttare tutte le occasioni che le dinamiche economiche e normative consentono, anzi dovrebbero essere loro non solo a sfruttare le opportunità ma a crearle, questo è il senso del mandato e questo è quello che si aspetta chi ripone fiducia in una classe dirigente adeguata. Invece assistiamo basiti ad una reazione che non entra nel merito della proposta ma che si basa solo su invettive ed offese nei confronti del sottoscritto che avrebbe architettato tutto l’impianto dell’idea proposta solo per conservare il ruolo, addirittura strumentalizzando “subdolamente” i bisogni e le necessità degli imprenditori».
Barbuto ribadisce invece che l’opportunità offerta dal Decreto Rilancio «è reale e straordinaria», ribadendo che «potrebbero essere interessate almeno cento imprese, in particolare commercio e settore turistico e se i Nostri, liberi da pregiudizi o volontà già determinate, avessero avuto la lucidità necessaria, ne avrebbero colto l’immensa potenzialità. Proprio per questo non posso permettere al presidente della Camera di commercio di bollare una siffatta idea come il tentativo di prendere in giro gli imprenditori, verso i quali nutro grande rispetto, che credo sia reciproco, in quanto consolidato da un rapporto ultra ventennale del quale anche il dott. Caffo ne è stato testimone in quanto anche la sua azienda è stata beneficiaria delle risorse del Patto territoriale. Davvero incomprensibile è poi l’astio della risposta e l’ostracismo dimostrato in più di un’occasione nei confronti della Vibo Sviluppo la quale ha più volte chiesto un incontro per poter sottoporre l’idea ad una attenta valutazione coinvolgendo anche gli organismi dei due Enti, tant’è che la proposta è stata anticipata quasi un mese fa e per tutta risposta non si è trovato di meglio che rivolgersi al presidente del Tribunale per far convocare un’assemblea straordinaria per liquidare la società, con la conseguenza che l’eventuale liquidazione porterebbe solo al risultato di dover restituire i 6,5 milioni di euro al ministero dello Sviluppo economico con la quasi certezza di non rivederli più».
Barbuto contesta infatti di non avere risposto alla richiesta di convocare l’assemblea: «Tutte le richieste fatte dai soci sono state sempre riscontrate, compresa quella di maggio, ed in particolare quest’ultima è stata supportata dall’articolata proposta di cui sopra. Sarebbe bastato dimostrare la non fattibilità della proposta e chiedere di procedere alla convocazione dell’assemblea, ma avrebbe messo a nudo una posizione difficilmente sostenibile, per cui hanno pensato bene di rivolgersi al Tribunale forse nella speranza di gestire il tutto senza dover dare conto a nessuno delle proprie posizioni».
Per il vertice di Vibo Sviluppo, poi, è «ancora più assurdo che la volontà di liquidare una società per azioni, classificata organismo pubblico ed unica del territorio, costituita nel 1997 per la ferrea volontà di un’intera classe dirigente locale dopo anni di convegni e dibattiti con la sottoscrizione a Roma di tutti gli enti del territorio, venga decisa un anno fa in mezz’ora da due persone, oggi senza alcuna valida motivazione, anzi, motivandola per il fatto che il presidente non vuole lasciare il ruolo, che peraltro risulta poco redditizio visto che le indennità del sottoscritto, già di per se non elevate, sono ad oggi ferme al 2018. Quindi, in sintesi, insistere pervicacemente con la messa in liquidazione, non rispondere ad una proposta sensata, anzi, reagire in maniera spropositata e sproporzionata con il solo scopo di delegittimare il presidente e la società e addirittura rivolgersi al Tribunale per convocare una assemblea, sembra francamente troppo. Inoltre, il subentro dell’amministrazione provinciale nella attività della Vibo Sviluppo, che risale ad un anno fa, non è mai diventato operativo, in un anno nessuna attività è stata svolta dalla Provincia, i Comuni di Vibo Valentia e Soriano attendono da tempo l’erogazione di finanziamenti per investimenti già abbondantemente conclusi. Sul citato possibile danno economico prodotto dalla Vibo Sviluppo ai due soci, pari a circa 60mila euro ciascuno, detto importo non è altro che la quota versata dai due Enti nel lontano 1997 per acquistare le azioni della Vibo Sviluppo SpA, non si comprende quale danno sia stato provocato visto che tra i beneficiari di tale investimento ci sono anche la Camera di Commercio e la Provincia, con quest’ultima che nel tempo non ha saputo gestire i progetti affidati, prima su tutte la Tangenziale est, creando di fatto, a mio parere, un colossale conflitto di interessi con il ruolo di soggetto responsabile dei Patti territoriali».
Nell’articolata risposta, Barbuto ne ha pure per Solano, «che si erge addirittura a custode dei limiti della morale: «Se può ancora parlare di fondi destinati al territorio lo deve alla tenacia di questa società che ha difeso e difende le risorse ad essa affidate con cura, professionalità, trasparenza e sempre nel rispetto della legge, anche a costo di sacrifici e rischi personali, e considerato che attiene proprio al ruolo di presidente “arrogarsi il diritto di prospettare soluzioni” alle quali si dovrebbe rispondere con adeguate controdeduzioni tecniche e non con generiche bocciature definite “fantascienza o fantapolitica”». Una replica c’è anche per Rocco Colacchio, presidente di Confindustria Vibo, le cui parole vengono definite da Barbuto «incommentabili»: «Forse non sa che i 6,5 milioni di euro la società già li gestisce e cerca di renderli produttivi a beneficio generale come lo ha sempre fatto con risorse più consistenti da almeno due decenni, senza mai “tradire” la fiducia accordata. Ma su una cosa il presidente Caffo ha ragione, la normativa dei Patti territoriali determina che è il Partenariato economico sociale a decidere sia la destinazione delle risorse che il soggetto che li deve gestire, Partenariato che sarà nuovamente chiamato ad esprimersi considerato che sia le condizioni economiche della società che il mondo che ci circonda sono profondamente cambiati rispetto alle decisioni di un anno fa. Ognuno degli invitati dovrà assumersi formalmente la responsabilità di prendere una decisione che alla fine si riduce a dover scegliere tra due strade: o i 6,5 milioni di euro rimangono sul territorio nel tentativo di aiutare le imprese oppure tornano a Roma con la speranza di poter fare un mercatino rionale».