«L’orgoglio di essere vibonesi non è scomparso»
Il consigliere comunale Giovanni Russo risponde alle parole del sindaco Elio Costa: «La gente è stufa di sentire parlare di poltrone»
Riceviamo e pubblichiamo la lettera rivolta al sindaco Elio Costa a firma del consigliere comunale Pd, Giovanni Russo.
«Caro sindaco,
riflettendo su come scrivere questa lettera aperta, ho scelto di non fare analisi politiche né di soffermarmi a elencare dettagliatamente quanto non realizzato nel corso di questo suo mandato. Non credo che sia questa la sede giusta anche se i tempi per un bilancio sembrano già maturi. Il suo viaggio da sindaco è da subito apparso pieno di insidie a causa di una maggioranza eterogenea. Un viaggio apparso senza una rotta precisa, senza un progetto di città, senza aver chiaro quali siano i valori ai quali ispirarsi. La nostra è comunità fatta di uomini e donne che rappresentano la vera ricchezza, con le relazioni che nascono e si sviluppano, con la loro sensibilità sociale e culturale, capace di aggregare e suscitare sentimenti ed emozioni condivise.
Purtroppo, nel corso di questi suoi primi due anni di mandato non vi è stato da parte sua e della sua maggioranza un impegno forte per individuare forme di partecipazione e attivare iniziative tali da suscitare entusiasmo per quello che anche lei chiama “orgoglio di appartenenza”, ad esclusione della splendida manifestazione “Vicoli di Vini”, che non più tardi di un mese fa ha richiamato grandissima partecipazione e ampio consenso dei vibonesi ma che inspiegabilmente ha causato la defenestrazione del suo promotore dalla giunta. Un sentimento che nasce dalla consapevolezza del cittadino di poter partecipare, proporre, contribuire, scegliere, per realizzare un progetto in cui si riconosca e per il quale valga la pena di impegnarsi a fondo, nell’interesse della propria comunità. Ma è anche quel sentimento che rende orgogliosi delle proprie radici, della propria storia, del proprio agire nel presente per quel “bene comune” che consente responsabilmente di costruire solide basi per il futuro. Quella forma di responsabilità sociale che non può prescindere dal radicamento e dal senso di appartenenza alla comunità locale e che trova nella comunità stessa l’ambito privilegiato per la sua applicazione concreta.
Vede caro Sindaco, nella nostra città ci sono persone che amano la nostra squadra di calcio, la Vibonese, le cui sorti sembrano non interessare a questa amministrazione. In questa città ci sono decine di associazioni che fanno enormi sacrifici per poter mantenere vivo un minimo di tessuto sociale. Con orgoglio. Lo stesso orgoglio con cui i cittadini vibonesi hanno sfidato il caldo e le file di ore per arrivare a non prendere i kit , perché finiti o perché ormai ora di chiusura senza abbandonarsi in isterie o strali. Molto civilmente. L’orgoglio dei cittadini delle marinate che hanno protestato molto civilmente per la penuria di acqua, nonostante le due ordinanze di non potabilità.
In questa città ci sono uomini, donne e giovani che vanno fieri di essere vibonesi. Gente che quotidianamente si batte, con tutte le energie, per migliorarla. No sindaco, l’orgoglio di essere vibonesi, non è scomparso. Quello che più mi preoccupa sono lo sconforto, la rassegnazione, che pericolosamente, stanno prendono il sopravvento. La gente è stufa di sentire parlare di poltrone, cambi di casacche spartizione di potere fine a se stesso. La gente vuole che un sindaco con la sua amministrazione sappiano affrontare e risolvere i problemi. Per questo, esorto lei, primo cittadino, ad offrire a noi, suoi semplici concittadini, le chiavi della sua interpretazione di orgoglio e di alta appartenenza ad una comunità».
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