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I finanziamenti alla Fondazione di Natuzza e le inchieste dei magistrati

Per la costruzione del complesso monumentale voluto dalla mistica di Paravati sarebbe intervenuto anche il boss Pantaleone Mancuso, detto “Vetrinetta”

I finanziamenti alla Fondazione di Natuzza e le inchieste dei magistrati

“Una volta misero una bomba, anzi ci misero la benzina con le cartucce e alle 11 della notte mi ha chiamato per andare là. Sono andato ed ho detto: “Che volete?”, mi ha risposto: “Ecco qua”. Gli ho detto io: “Va bene, datemelo a me e poi sono andato e gliel’ho sbrigata”

E’ il 7 ottobre 2011 ed il boss Pantaleone Mancuso, alias “Vetrinetta” – intercettato dal Ros nel suo casolare di campagna mentre discute con la moglie Domenica Torre e con Francesco Barbieri, residente a Milano, originario di Cessaniti (paese del Vibonese) ed imprenditore nel settore assicurativo, immobiliare e delle fonti di energia rinnovabile – fa cenno alla risoluzione di una delicata vicenda per la quale “qualcuno” l’ha scomodato alle 11 di sera. L’intervento richiesto al boss da persone ad oggi mai identificate, a detta dello stesso Mancuso era finalizzato a far sì che i lavori del complesso monumentale voluto dalla mistica Natuzza Evolo a Paravati andassero avanti senza problemi, mentre qualcuno aveva invece lasciato sul cantiere una bottiglia con liquido infiammabile e delle cartucce. Mancuso, a suo dire, avrebbe però “sistemato” ogni cosa, vantandosi con i suoi interlocutori sul fatto che dall’entourage di Natuzza avessero chiamato a tarda sera proprio lui, il boss di Limbadi (in foto). 

 I finanziamenti alla Fondazione di Natuzza. Il discorso su Natuzza, interamente registrato da una microspia, ha da tempo però fatto accendere i riflettori agli inquirenti anche sull’enorme mole di finanziamenti arrivati da ogni parte del mondo per la costruzione della Chiesa, la casa per anziani ed altre opere volute da Natuzza. Stando al racconto di Francesco Barbieri – che oltre a vantarsi di avere legami personali con magistrati di Vibo, del Lazio e di Milano svela nelle intercettazioni di aver battezzato Michele Mancuso, il figlio di Pantaleone – sua moglie Silvia Frigerio avrebbe avuto anni prima l’incarico di <<guardare tutte le carte a Natuzza perché l’onorevole Pino Galati gli aveva fatto avere un finanziamento di trenta milioni di euro a Natuzza con fondi per la costruzione delle opere>>. A detta di Barbieri, però, la moglie avrebbe dopo poco tempo abbandonato l’incarico <<perché ha visto certe cose ed ha detto: “Franco, ma questi rubano”, spiegando poi al marito che a fregare i soldi – sempre secondo Barbieri – sarebbe stato <<il Monte dei Paschi di Siena che su quei soldi che poi non gli hanno fatto avere i fondi, si prendeva o il 3 o il 4%….>>. Silvia Frigerio, secondo il marito, sarebbe rimasta così <<nauseata vedendo tutti questi giri che non ha voluto vedere Natuzza, non ha voluto vedere a don Michele, a don Pasquale, perché – continua Barbieri nell’intercettazione del Ros di Catanzaro – diceva che qua rubano>>. Più “pratico” – se così si può dire – sarebbe stato invece sul punto Pantaleone Mancuso: secondo il boss la moglie di Barbieri avrebbe infatti dovuto continuare nell’incarico che gli avevano affidato perché così, secondo il ragionamento del capomafia di Limbadi,  <<si faceva d’oro>>.

 In ogni caso, ad avviso di Mancuso e della moglie Domenica Torre, nonché di Francesco Barbieri, attorno alla Fondazione di Natuzza si muoverebbero miliardi, con offerte dei fedeli che arriverebbero pure dal Canada e con la Chiesa che, a detta della moglie di Mancuso, non si riesce a finire perché “si sa che rubano”.

 Gli sviluppi. Tale filone investigativo dei carabinieri del Ros di Catanzaro è confluito nelle inchieste antimafia denominate “Purgatorio” e “Black money”. Il boss Pantaleone Mancuso è deceduto in stato di detenzione nel 2015, all’età di 68 anni, portandosi dietro tutti i segreti – veri o presunti – sulla costruzione della Chiesa voluta da Natuzza e per la quale sarebbe intervenuto in prima persona al fine di evitare problemi nei lavori. Il filone investigativo sui finanziamenti alla Fondazione aspetta invece di essere sviluppato. Il riascolto di quelle intercettazioni – in cui si parla esplicitamente del flusso di denaro proveniente da ogni parte del mondo – spetta ora alla nuova Procura antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. E le sorprese, su tale fronte, potrebbero non mancare.

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