venerdì,Dicembre 27 2024

Prefettura, “chiamata alle armi” in vista del 21 novembre

Il comitato promotore della manifestazione, con in testa il sindaco Elio Costa, mette sul piatto i temi della protesta e annuncia nuove iniziative di mobilitazione.

Prefettura, “chiamata alle armi” in vista del 21 novembre

Una prova d’orgoglio da parte di un territorio ferito. Una chiamata alla mobilitazione dalla quale «nessuno si deve sentire escluso», perché in gioco non vi è solo« il futuro di un ente» ma ci sono in ballo «le sorti stesse del Vibonese». Dignità, orgoglio, appartenenza, riscatto, difesa: sono queste le parole d’ordine più ricorrenti utilizzate questa mattina nella sala giunta del Comune di Vibo nel corso della conferenza stampa di presentazione della mobilitazione che, sabato a partire dalle ore 9.30, vedrà la città scendere in piazza a difesa della Prefettura e di tutti i presidi di pubblica sicurezza la cui permanenza è fortemente a rischio. Conferenza stampa promossa dal comitato costituito proprio in funzione del “no” forte e chiaro in relazione alla paventata chiusura del locale Utg, e che riunisce enti e istituzioni, sindacati, partiti politici e movimenti, tutti determinati a far sentire la propria voce contro in provvedimento che (è l’unanime parere) «non trova alcuna giustificazione né giuridica né economica» e che «segnerebbe la definitiva condanna per una provincia già vessata da mali vecchi e nuovi, dalla criminalità organizzata, alla precarietà economica e lavorativa, fino alle nuove emergenze legate agli sbarchi e ai preoccupanti scenari internazionali».

«Non è ammissibile – ha detto a gran voce il sindaco Elio Costa – che si possa pensare che il territorio provinciale possa subire questa ulteriore spoliazione o quelle che già si paventano all’orizzonte, come la soppressione del Comando provinciale dei Vigili del fuoco o il ridimensionamento della Questura. Non si può pensare che il “taglio” di Vibo possa rientrare in una semplice logica economica, quando la legge di riforma contempla espressamente casi, come presenza di criminalità o di sbarchi, in cui non si applica la logica meramente numerica della popolazione. Altrimenti, ci dica il governo che senso ha amministrare una città, già problematica nell’ordinario, se non si può neppure garantire un minimo di sicurezza al territorio, in assenza di presidi deputati a farlo».

Appello raccolto e condiviso dai rappresentanti delle altre realtà presenti, dal presidente di Rete civica vibonese, Diego Brancia, al segretario provinciale Cgil Luigi Denardo, dal direttore di Confindustria Anselmo Pungitore al segretario provinciale Cisal Filippo Curtosi. E poi ancora, il referente provinciale di Libera, monsignor Peppino Fiorillo e altre realtà di rappresentanza che hanno già annunciato la loro presenza alla mobilitazione del 21 novembre.

«Manifestazione che rappresenta solo il primo passo» hanno fatto notare a più riprese sia Costa che Brancia. «Abbiamo l’intenzione di attuare nuove e ancor più incisive forme di protesta e chiedere l’istituzione di un tavolo con il premier Renzi nel quale discutere il provvedimento e far capire che non può valere solo la logica ragionieristica applicate da uno stato sempre più distante».    

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