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‘Ndrangheta, le “soffiate” di un carabiniere sulle microspie a Mantella

Il racconto del collaboratore: «Un militare ci informò delle intercettazioni dopo una riunione con l’allora procuratore Spagnuolo. Ed effettivamente ritrovammo le microspie nelle prese e nei condizionatori»

‘Ndrangheta, le “soffiate” di un carabiniere sulle microspie a Mantella

«C’era anche un carabiniere che forniva informazioni». Informazioni importanti, fondamentali in un’inchiesta di mafia, come possono esserlo le indicazioni sull’esatta posizione di alcune microspie. A parlare di questo episodio è Andrea Mantella, ex boss emergente ora pentito di Vibo Valentia, che in un verbale oggi agli atti dell’inchiesta “Rinascita-Scott” rivela questo particolare al pm che lo sta interrogando, Camillo Falvo, all’epoca in servizio alla Dda di Catanzaro, ed agli investigatori dell’Arma Valerio Palmieri e Francesco Maida.

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È il 27 maggio 2016, Mantella, che da poco ha saltato il fosso, racconta delle amicizie del clan e delle entrature anche tra le forze dell’ordine. Una diventa fondamentale proprio per scoprire la collocazione delle microspie da parte degli investigatori che di lì a poco avrebbero dato vita all’operazione “The Goodfellas”, che mandò dentro tutto il “gruppo Mantella”, quelle che all’epoca erano le “nuove leve” del clan Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia.

Il carabiniere in questione «aveva assistito ad una riunione avvenuta presso l’aeroporto (località Aeroporto, sede dell’odierno Battaglione Carabinieri Calabria, ndr) tenuta dal procuratore Spagnuolo, prima dell’operazione Goodfellas, in cui si parlava delle microspie in alcuni uffici. Questo carabiniere – fa mettere a verbale Mantella – ci ha fatto sapere delle intercettazioni in corso e del luogo dove erano state posizionate le microspie, che poi effettivamente sono state rinvenute, a seguito di questa informazione, da Morelli Salvatore, Pardea Antonio e Tomaino Domenico. Ci era stato riferito che le microspie erano state posizionate nelle prese e nel condizionatore dell’agenzia di noleggio che avevamo noi vicino la pasticceria di “Cicciò”».

Mantella non ricorda il nome del militare, ma saprebbe «riconoscerlo in foto», e ne descrive dettagliatamente le sembianze fisiche, precisando che «prestava servizio presso l’unità elicotteristi presso il Goc di Vibo». La “soffiata”, ovviamente, doveva avere un intermediario. «L’informazione è stata veicolata in questo modo – racconta ancora il collaboratore -: fui convocato da Mario De Rito, il quale mi disse che il costruttore Gaetano Staropoli, suo intimo amico, mi doveva parlare con urgenza; sono andato da Staropoli, ci siamo incontrati a Vena e mi disse che il suo amico carabiniere, che in precedenza ho descritto, gli aveva riferito che stavano indagando su di me e stavano piazzando le microspie nei locali nuovi dove ci stavamo spostando; praticamente mi disse che le microspie erano già nei vecchi locali e che quando ci saremmo spostati ci sarebbero state le altre microspie nei nuovi locali».

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Una “talpa” evidentemente preziosa: «So che questo carabiniere era molto vicino a qualche costruttore, qualche volta dava loro qualche scatola di cartucce o di proiettili; so che lui forniva informazioni sui movimenti del personale delle forze dell’ordine che andava a pernottare quando venivano effettuate operazioni o perquisizioni; le stesse informazioni ci venivano date anche da altri soggetti…». Poi due pagine di omissis…

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