‘Ndrangheta: tentato omicidio Scrugli a Vibo, chiesta la condanna di Nunzio Manuel Callà
Il processo dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro nato da un troncone della faida fra i Patania di Stefanaconi (alleati dei Mancuso) ed i Piscopisani
Sedici anni di reclusione. A tanto ammonta la richiesta di pena chiesta dalla Procura generale di Catanzaro nei confronti di Nunzio Manuel Callà, 31 anni, di Nicotera (in foto) accusato di concorso nel tentato omicidio di Francesco Scrugli, avvenuto nel febbraio del 2012 a Vibo Valentia nel quartiere Sant’Aloe a pochi metri dalla Questura. In primo grado la sentenza di condanna da parte del Tribunale collegiale di Vibo Valentia era arrivata il 18 aprile 2016.
All’imputato, difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Calabrese, viene contestato anche il porto abusivo dell’arma da guerra (una carabina) che sarebbe stata usata da alcuni sicari stranieri (Vasvi Beluli ed Arben Ibrahimi, poi passati fra le fila dei collaboratori di giustizia), assoldati dal clan Patania di Stefanaconi per attentare alla vita di Francesco Scrugli, ritenuto elemento di spicco del clan dei “Piscopisani” dopo il distacco dal clan Lo Bianco di cui avrebbe originariamente fatto parte unitamente al cognato Andrea Mantella.
Le contestazioni nei confronti di Nunzio Manuel Callà, considerato dagli investigatori vicino al boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni” (alleato dei Patania nella “guerra” contro i “Piscopisani”), sono aggravate dalle finalità mafiose.
Intercettazioni, agganci delle celle telefoniche e convergenti dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia (da Vasvi Beluli a Arben Ibrahimi, da Loredana Patania a Daniele Bono sino a Raffaele Moscato e Giuseppe Giampà) avrebbero consentito agli inquirenti di ricostruire il ruolo di Callà nel trasporto della carabina – usata per il tentato omicidio di Scrugli – da un terreno di Nicotera Marina, confiscato ai Mancuso ma a loro ugualmente in uso, sino allo svincolo autostradale delle Serre e da qui alla volta di Stefanaconi e poi a Vibo in un appartamento delle case popolari del quartiere Sant’Aloe da dove – dalla finestra del bagno – è stato aperto il fuoco contro Scrugli rimasto nell’occasione ferito al collo.
Il movente per l’eliminazione di Scrugli. La volontà di uccidere Scrugli – poi eliminato a Vibo Marina nel marzo 2012 – nasce da un lato dal desiderio dei figli di Fortunato Patania di vendicare la morte del padre, per la quale ritenevano (erroneamente) responsabile Francesco Scrugli, dall’altro lato dalla volontà del boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, di eliminare da Vibo un personaggio “scomodo” che, unitamente al cognato Andrea Mantella, non aveva avuto alcun timore di sfidare apertamente i Mancuso stringendo alleanze con tutti i clan ostili al clan di Limbadi: dai Piscopisani ai Tripodi di Portosalvo, dai Bonavota di Sant’Onofrio agli Emanuele di Gerocarne.
‘Ndrangheta: processo “Genesi” al clan Mancuso, sentenza rinviata a settembre
‘Ndrangheta: la Cassazione annulla la condanna per il boss Antonio Mancuso
‘Ndrangheta: processo “Costa pulita” a Vibo, i giudici si astengono
‘Ndrangheta, parla Moscato: «Così “Scarpuni” voleva riprendersi Vibo» (VIDEO)
‘Ndrangheta: gli incontri “riservati” fra Andrea Mantella e il boss Razionale