Alla fattoria “Junceum” di Vibo l’agricoltura sociale crea l’integrazione
Siglato un protocollo d’intesa tra l’associazione Onlus “La Goccia” e i centri d’accoglienza “Granduca” e “Oasi” di Briatico
Accoglienza, integrazione, valorizzazione delle diversità culturali. Questi tra i propositi sanciti nel protocollo d’intesa siglato, qualche giorno fa, tra Michele Napolitano, presidente dell’associazione Onlus “La Goccia” di Vibo Valentia e Francesco Trunzo, direttore dei centri di accoglienza per minori “Granduca” e “Oasi” di Briatico.
«Alask, Kito e Akil (li chiamiamo con nomi di fantasia) – si legge in una nota -, sono i tre giovanissimi immigrati di colore che per sei mesi, a giorni alterni, vivranno a stretto contatto con i volontari dell’associazione La Goccia e gli operatori della fattoria sociale “Junceum” per acquisire le tecniche basilari inerenti la cura delle piante e degli animali, condividendo il principio di buone pratiche. Il tutto completamente no profit».
Per Trunzo «“La Goccia” è sempre stata per noi un punto di arrivo, è il massimo per quanto riguarda l’associazionismo sul territorio. È un centro dove i volontari operano in maniera eccellente ed è nostro dovere mandare i minori in un luogo che offre sicurezza e, allo stesso tempo, professionalità».
Pienamente soddisfatto anche il presidente Napolitano che ha così esordito: «Noi riteniamo che la nostra realtà può e deve avvicinarsi anche a tutti coloro che arrivano da ogni parte del mondo, non solo alla gente del luogo. In questo caso – ha continuato – i minori, nostri ospiti, hanno bisogno di una sorta di integrazione diversa e avere, quindi, la possibilità di conoscere una realtà dove potere, un giorno, decidere di rimanere. Ritengo che l’agricoltura sociale – ha continuato ancora Napolitano – possa dare, in tal senso, un grande contributo e noi tutti, soci sostenitori e volontari, abbiamo accolto l’idea del protocollo d’intesa come una sorta di principio di inclusione e coesione. Valori, questi, che sono la base e il fondamento del nostro lavoro».
Di certo, «è iniziata una nuova avventura per Alask, Kito e Akil, fatta di unione e fratellanza. Difficilmente dimenticheranno i terribili momenti vissuti prima di approdare sulle nostre coste: la fame, la paura, la disperazione, l’abbandono delle cose più care, il distacco dai loro cari. Nei loro occhi, oggi, si legge quel barlume di speranza che li aiuterà a riscattarsi».
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