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Coronavirus a Chiaravalle, le mancate comunicazioni fra le Asp di Vibo e Catanzaro

Il Ministero della Sanità in un’apposita relazione evidenzia il caso dell’operatrice sanitaria di Serra e l’inadeguatezza dell’ospedale di Tropea. Dure accuse alla Regione Calabria

Coronavirus a Chiaravalle, le mancate comunicazioni fra le Asp di Vibo e Catanzaro

“La Regione Calabria non si è prontamente attivata per individuare e proteggere adeguatamente le categorie più fragili, come gli anziani allocati nelle strutture socio-sanitarie, vigilando affinché i provvedimenti relativi al contenimento del contagio venissero applicati alla popolazione degli anziani residenzializzati”.

E’ quanto evidenziano con un’apposita relazione gli ispettori del ministero della Salute sul decesso di diversi anziani nella Rsa Domus Aurea di Chiaravalle Centrale. Nel “mirino” degli ispettori gli amministratori della struttura, la Regione Calabria e le Asp di Vibo Valentia e Catanzaro. La relazione è firmata dal direttore generale della Programmazione sanitaria, Andrea Urbani, e rimarca una serie di errori commessi nella gestione dell’emergenza. [Continua dopo la pubblicità]

Tropea e Lamezia ospedali inadeguati. La relazione segnala quale elemento di criticità l’individuazione da parte della Regione Calabria dell’ospedale di Tropea quale presidio per il ricovero e la cura di pazienti affetti da coronavirus per l’area della Calabria centrale, nonostante tale presidio sanitario risulti sprovvisto di “reparti di terapia intensiva e sub-intensiva necessari a gestire pazienti critici”.

Situazione analoga per l’ospedale di Lamezia Terme che “avrebbe potuto forse accogliere alcuni pazienti se il personale sanitario fosse stato adeguatamente formato e soprattutto provvisto di dpi”. Senza tali  criticità, il trasferimento dei pazienti della Rsa di Chiaravalle sarebbe stato “più facile e veloce”.

Mancata comunicazione fra Asp di Vibo e Catanzaro. Secondo il Ministero della Sanità vi sarebbe poi stata una mancata comunicazione tra l’Asp di Vibo e quella di Catanzaro nel caso di un’operatrice sanitaria di Serra San Bruno, in servizio nella Rsa di Chiaravalle, che per prima era risultata positiva al coronavirus. I dirigenti dell’Asp di Catanzaro sarebbero stati messi verbalmente a conoscenza della situazione nella tarda serata del 26 marzo. “Risulta poco chiaro – viene evidenziato nella relazione del ministero – il motivo per cui non sia stato comunicato tale dato al dottor Belcastro e al dottor Caroleo (rispettivamente ex direttore del Dipartimento Salute della Regione Calabria e componente della task force nominata dalla governatrice Jole Santelli) che nella giornata del 27 marzo avevano effettuato un sopralluogo nella Rsa di Chiaravalle di cui avevano messo a conoscenza l’Asp di Catanzaro”.

Nella casa di cura di Chiaravalle, gli ispettori hanno poi registrato “l’assenza di qualsiasi misura di contenimento del contagio e la mancata fornitura di adeguati dpi agli operatori sanitari delle due strutture”. Medici, infermieri e oss pare abbiano avuto “a disposizione qualche mascherina, qualche visiera ma non camici”. Sarebbero poi state disattese le indicazioni fornite dall’infettivologo circa la suddivisione tra percorso Covid positivo e percorso Covid negativo con l’addestramento degli operatori all’uso dei dpi. Anche i pazienti Covid negativi “versavano in uno stato di trascuratezza e abbandono – conclude la relazione – e ciò farebbe presupporre una situazione di grave substandard care degli anziani già presente nella struttura ben prima dell’emergenza Covid”. Su quanto accaduto sta indagando anche la Procura di Catanzaro per i rilievi penali dell’intera vicenda.

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