Dpi e attrezzature mediche in dono agli ospedali di Vibo e Tropea
Il gesto di generosità da parte delle comunità di Cessaniti e Pannaconi. Diverse donazioni anche da parte degli emigrati. Don Felice Palamara: «Un modo per ringraziare i medici da sempre in prima linea»
“Cessaniti – Pannaconi due comunità un solo progetto di amore”. Questo il titolo dell’iniziativa messa in campo per sostenere la sanità vibonese durante l’emergenza coronavirus. In particolare, la parrocchia di Pannaconi e quella di Cessaniti, su impulso dei due parroci don Felice Palamara e don Rosario Badolato, hanno avviato da febbraio una raccolta fondi. Fondamentale l’apporto dei comitati San Nicola e San Basilio e delle confraternite “La Madonna della Lettera” e il “Santissimo Sacramento”. Grazie alle somme raccolte si è proceduto all’acquisto di strumenti sanitari (sia dispositivi di protezione individuale che macchinari) che sono stati consegnati – proprio nelle scorse ore – agli ospedali di Vibo Valentia e Tropea attraverso gli interventi dei rispettivi direttori sanitari.
Donazioni anche dagli emigrati
L’iniziativa è stata sposata in toto non solo dai residenti ma anche dai centri vicini. E non solo. Lo stesso don Felice, nell’evidenziare che i gesti di generosità stanno andando avanti, ha sottolineato che hanno risposto all’appello anche molti cittadini emigrati in varie zone d’Italia. Tantissimi hanno voluto dare un contributo per aiutare la sanità vibonese. Inoltre, sulla scia di quanto testimoniato dalle due comunità, anche altri paesi vicini hanno seguito l’esempio, donando ciascuno secondo le proprie possibilità.
I presidi sanitari per gli ospedali di Vibo e Tropea
Ad oggi sono stati raccolti circa 8mila euro che sono stati impiegati per comperare: monitor, aspiratori, sanificatori, mascherine, guanti, visiere e gel disinfettante. La donazione è stata accolta con entusiasmo dai due nosocomi: «Abbiamo compreso – ha riferito don Felice – quanto sia bello lavorare in comunione. Inoltre, il nostro, voleva essere un ringraziamento sincero ai medici, infermieri, operatori sanitari che – sia in tempo di emergenza che non – lavorano con spirito di sacrificio e profonda abnegazione per curare i nostri cari. Forse – ha concluso – il loro impegno quotidiano finora non è mai stato adeguatamente valorizzato».