L’abbraccio di Michele Comito dalla trincea del coronavirus: “Grazie Vibo”
Il direttore del Dipartimento emergenza urgenza si rivolge a quanti si sono stretti alla sanità vibonese nella guerra al Covid-19: cittadini, benefattori, amministratori e personale medico-sanitario
Dal dottor Michele Comito, direttore del Dipartimento emergenza urgenza dell’Asp di Vibo Valentia riceviamo e pubblichiamo:
Mi spinge a scrivere, cosa per me inconsueta, la necessità di ringraziare Vibo, non tanto come direttore del Dipartimento emergenza urgenza, ma ancor di più quale vibonese che vive questo periodo emergenziale dal di dentro.
I primi ringraziamenti che mi saltano in mente sono rivolti a tutti i cittadini che hanno manifestato tanta solidarietà con opere di volontariato, donazioni o semplici attestazioni di affetto. Particolare ammirazione per i giovani, pieni di entusiasmo, che si sono prodigati con tanto slancio e passione, raccogliendo risorse economiche e donazioni. Cito ad esempio due figure vulcaniche, come Ilenia Iannello e Anthony Lo Bianco, ai quali, talvolta mi sono anche rivolto per aiutarmi a ricercare materiale introvabile.
A tutti gli imprenditori che hanno donato, per i quali l’Azienda sanitaria non tarderà a ringraziare. Ricordo la prima donazione di ventilatori polmonari fatta al mio reparto dall’Albergo Tropis di Tropea così tempestiva da sembrarmi quasi troppo prematura, ma non lo era assolutamente perché poi tutto è diventata merce rara.
Ringrazio l’intera provincia e le figure che hanno coordinato tutto il territorio, il signor prefetto e tutti i sindaci, in particolar modo la nostra sindaca, con la sua squadra, il presidente del Consiglio e consiglieri tutti. Ha capito da subito che è una guerra da vincere tutti insieme, pertanto sempre pronta ad ascoltare ma, ancor più, attenta e tenace nell’azione.
Ringrazio il nostro commissario aziendale Giuseppe Giuliano, coadiuvato dal direttore amministrativo, Elisabetta Tripodi e dal direttore sanitario Matteo Galletta, dalle alte competenze amministrativo-sanitarie, per aver fatto di tutto per fornire il necessario quotidiano (esempio i dispositivi di sicurezza per gli operatori esposti) e per gli sforzi prodigati, con la Regione e la Protezione Civile, negli acquisti economicamente importanti (letti da Terapia Intensiva muniti di monitors multiparametrici e pompe infusionali, nuova Tomografia computerizzata, barella di biocontenimento, sanificatori, nuovo sistema di indagine molecolare che ci consentirà di processare i tamponi, ecc. ecc.). La sua intuizione vincente è stata quella di aver costituito sin da subito un tavolo tecnico permanente, coordinato dal dott. Giuseppe Rodolico, nelle vesti di direttore del Dipartimento prevenzione, e composto da tanti professionisti sanitari e tecnico-amministrativi, ognuno di loro con specifiche competenze. Il tavolo tecnico ha fatto lavorare l’intera Azienda come una squadra ben collaudata con obiettivi rivolti su due fronti, la prevenzione sul territorio e l’assistenza ospedaliera.
Il dottor Demonte e il dottor Restuccia, coordinatori di tutto lo staff, instancabile, della Prevenzione, hanno fatto tesoro di quanto successo nelle più sfortunate regioni settentrionali, dove l’effetto sorpresa è stato disastroso, ed hanno attenzionato tutto il territorio provinciale con accurata campagna di prevenzione, mirata al contenimento dei contatti sociali, mediante meticolose indagini epidemiologiche. Azioni, eseguite di concerto con l’Uo di Malattie Infettive e con i medici di medicina generale, quali la ricezione di segnalazioni, erogazione delle informazioni alla cittadinanza, sorveglianza attiva dei soggetti in quarantena, follow-up telefonici dei soggetti asintomatici e/o paucisintomatici sono le armi con le quali si sta fortemente contenendo l’epidemia nella nostra provincia.
Contemporaneamente il tavolo tecnico ha analizzato diverse soluzioni possibili per l’assistenza dedicata ai pazienti Covid-19 positivi. Creare un Ospedale Covid dedicato sarebbe stato l’optimum, ma la carenza di risorse strumentali/strutturali e, soprattutto, umane specifiche, in particolare anestesisti-rianimatori, non è stato possibile scegliere sedi diverse dall’Ospedale di Vibo, per assistere nell’immediato i pazienti Covid. Sono stati attivati percorsi e rimodulazioni dei posti-letto per la gestione dell’emergenza. Come ben sapete sono stati creati percorsi verticali che prevedono l’assistenza dei pazienti sin dalle prime fasi osservazioniali, in Oculistica, per passare alla degenza ordinaria, creata in Ortopedia per pazienti sintomatici ma non complicati, e all’area intensiva all’interno del blocco operatorio per i pazienti con complicanze respiratorie. Non potendo prevedere di che portata sarebbe stata tale emergenza nel nostro territorio si è anche previsto, in caso di necessità, un graduale incremento di posti-letto con occupazione e isolamento di altre aree intra-ospedaliere. Questo credo sia stato un mezzo miracolo per quello che offriva il Presidio di Vibo, con tutti i suoi disagi strutturali. A seguito di questi interventi di tipo strutturale si è proceduto speditamente alle modifiche necessarie e all’acquisto di una serie di beni sanitari, grazie all’attenta opera dell’Ufficio tecnico e dell’Uo di acquisizione beni e servizi. Per questo è doveroso ringraziare, per primi, i sanitari che hanno accettato, senza riserva alcuna, le ristrettezze che tali percorsi hanno imposto alla loro attività professionale (penso agli oculisti, agli ortopedici, ai chirurghi).
Grazie sentito agli infermieri e medici esposti, sempre in prima linea, che lavorano fra mille difficoltà e paure contro un nemico sconosciuto e imprevedibile, grazie anche per aver saputo superare nervosismi e conflittualità interpersonali, che tale emergenza non poteva non generare. Ringrazio tutto il Dipartimento Emergenza Urgenza, gli operatori del 118, del Pronto Soccorso e della Rianimazione, per tutti i rispettivi direttori, dottor Talesa, dottor Natale e dottor Oppedisano, a chi altro lavora a contatto con i positivi, gli infettivologi, i radiologi, i sanitari dell’Obi-Covid, i medici che supportano l’assistenza con le loro consulenze specialistiche, gli infermieri Adi che hanno eseguito i tamponi a domicilio, superando per primi l’impatto con le incertezze.
Ancor più sento di ringraziare gli infermieri e i medici dei presidi di Tropea e Serra San Bruno, dove le difficoltà si amplificano per le note ristrettezze. A tal proposito in questi sedi abbiamo attivato le tende, montate dalla Protezione Civile, dedicati al Triage e assistenza dei sospetti Covid e abbiamo creato un posto-letto di trattamento intensivo, qualora si presentassero urgenze respiratorie.
Ringrazio personaggi, anche sanitari (sic!), che stavano tranquillamente dietro le quinte e che hanno avuto il tempo di muovere critiche, perché, a dire il vero, alcune di esse ci sono servite a rivedere i percorsi e migliorarli.
Quel che più positivamente ha meravigliato è vedere come hanno risposto tutti i cittadini della Provincia, sempre rispettosi delle regole restrittive. I pochissimi incoscienti che non li hanno rispettate sono stati da monito a non abbassare mai la guardia e, per questo, ringrazio ancora una volta le Autorità prefettizie, cittadine e tutte le Forze dell’Ordine.
Questi ringraziamenti sono profondamente sentiti e non devono essere interpretati come atto conclusivo, al tal fine, coscientemente, non li avrei fatti certamente ora, ma come un’energica incitazione a continuare così come stiamo facendo, con la massima attenzione e prudenza, per non disperdere tutti i sacrifici fatti finora.
Ancora non sappiamo cosa ci aspetta! Dobbiamo osservare attentamente l’evolversi della situazione e attenerci rigorosamente alle prossime disposizioni. Non molliamo!
Per finire nutro la speranza che la sensibilità e la profonda attenzione verso la tutela della salute, riaccesa da questa terribile esperienza, non verranno disperse. Allora il più grande ringraziamento sarà rivolto a coloro i quali, alla ripartenza, si adopereranno fattivamente per una sanità vibonese migliore, al passo con i tempi, adeguatamente riempita di personale e di risorse tecnologiche avanzate in un contenitore degno del nome “ospedale”.