Omicidio Vangeli nel Vibonese, restano cinque gli indagati
Avviso di conclusione indagini dei pm della Dda Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo. Ecco tutte le accuse. Sotto inchiesta anche la ragazza contesa fra la vittima e Antonio Prostamo. L’ombra dei clan Prostamo e Mancuso
Restano cinque gli indagati dell’inchiesta sulla scomparsa del 26enne Francesco Vangeli, sparito ad ottobre 2018 da Scaliti di Filandari ed il cui corpo non è stato ancora ritrovato. Oltre ad Antonio Prostamo, 31 anni, di San Giovanni di Mileto, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari della Dda di Catanzaro interessa: Giuseppe Prostamo, 34 anni, fratello di Antonio; Fausto Signoretta, 29 anni, di Nao di Ionadi; Alessio Porretta, 24 anni, di Filandari; Alessia Pesce, 21 anni, di Pizzinni di Filandari. Di concorso in omicidio con il fratello è accusato Giuseppe Prostamo, mentre di favoreggiamento personale nei confronti dei fratelli Prostamo è accusato Alessio Porretta, ritenuto “complice dell’omicidio di Francesco Vangeli”. [Continua dopo la pubblicità]
Proprio Alessio Porretta, da amico di Francesco Vangeli, avrebbe condotto quest’ultimo a casa dei Prostamo “consapevole delle intenzioni dei due fratelli”. Fausto Signoretta, pure lui amico di Francesco Vangeli ed accusato di favoreggiamento personale nei confronti dei Prostamo, avrebbe invece cercato “di sfruttare i propri collegamenti con la famiglia Mancuso di Limbadi per mediare con i Prostamo nel tentativo di placare gli animi”. Anche Fausto Signoretta è accusato del reato di favoreggiamento personale per essersi recato la notte dell’omicidio a San Giovanni di Mileto, ma in un momento temporale differente rispetto a Vangeli ed a Porretta. In tale occasione sarebbe stato aggredito fisicamente dai Prostamo al fine di cacciarlo dalla loro abitazione”. Antonio Prostamo è quindi accusato del reato di percosse ai danni di Alessia Pesce, 21 anni, la ragazza contesa con Francesco Vangeli. Antonio Prostamo, avrebbe brutalmente percosso Alessia Pesce il 18 novembre 2018, incurante della gravidanza in corso della ragazza.
Quest’ultima è indagata per il reato di false dichiarazioni rilasciate al pubblico ministero in quanto avrebbe reso “false affermazioni o taciuto in tutto o in parte ciò che sapeva intorno ai fatti sui quali veniva sentita. In particolare, riferiva – in contraddizione con le dichiarazioni rese nel verbale di sommarie informazioni testimoniali del 10 ottobre 2018 – che nell’agosto 2018 tra lei e Francesco Vangeli non vi erano stati rapporti sessuali e di non aver subito maltrattamenti o percosse da Antonio Prostamo”. Particolare significativo, il fatto che Fausto Signoretta viene ritenuto dagli inquirenti come soggetto “inserito già in famiglie di ‘ndrangheta in quanto ha tenuto a battesimo la figlia di Giuseppe Mancuso, figlio di Giovanni Mancuso (cl. ’41)”, ritenuto uno dei vertici dell’omonimo clan.
Per i due fratelli Prostamo, l’accusa di omicidio e soppressione di cadavere ai danni di Francesco Vangeli è aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose e dall’ulteriore aggravante di aver commesso il fatto per motivi abietti “connessi per un verso all’avere Vangeli riallacciato la relazione sentimentale con Alessia Pesce, per altro verso al mancato pagamento di un debito di droga dello stesso Vangeli – scrive la Dda – nei confronti di Giuseppe Prostamo”. Per i due Prostamo anche l’accusa di detenzione e porto illegale di una pistola che, nel corso del 2017, i due avevano “affidato a Francesco Vangeli affinchè – spiega la Dda nei capi d’imputazione – la conservasse per loro conto”. Per i Prostamo anche l’accusa di detenzione di un fucile. Infine, per Giuseppe Prostamo anche l’accusa di percosse poichè il 7 gennaio 2019 – in concorso con altri soggetti non identificati – avrebbe pestato brutalmente altro soggetto allo stato rimasto ignoto per sapere se fosse stato lui a parlare agli inquirenti ed a fornire informazioni sul suo conto”. Anche in questo caso il reato è aggravato dal metodo mafioso.
Tutti gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere al pm di essere interrogati o presentare eventuali memorie difensive. Impegnati nel collegio di difesa gli avvocati: Giovanni Vecchio, Sergio Rotundo, Giuseppe Grande, Giovambattista Puteri, Tommaso Zavaglia
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