lunedì,Dicembre 23 2024

Galati: «Gente con ictus non si cura per timore di venire in ospedale»

L'allarme del primario di Neurologia che si appella ai pazienti: «Abbiamo attivato un numero telefonico: non sottovalutate i sintomi, fondamentale intervenire subito»

Galati: «Gente con ictus non si cura per timore di venire in ospedale»

Ci sono decine di persone in provincia di Vibo Valentia che in questo momento, in questi giorni, in queste eterne settimane di pandemia da coronavirus, stanno avendo un ictus e probabilmente non se ne rendono conto. Ci sono persone che hanno a fianco qualcuno con un’ischemia in corso ma non corrono ai ripari, non corrono in ospedale. Per timore. Per la paura del contagio da Covid-19. Sono tantissimi i pazienti quotidianamente assistiti e curati nella Neurologia dello “Jazzolino” di Vibo Valentia. C’è un dato che fa allarmare e non poco i camici bianchi guidati dal primario Franco Galati: «I nostri pazienti – spiega il direttore del reparto – hanno costante bisogno di assistenza, in molti casi soffrono di patologie croniche e quindi non vanno in ospedale se non per urgenze. Lo stop, giusto, alle visite ambulatoriali, ha però comportato un consequenziale “distaccamento” tra noi medici e coloro che hanno bisogno di cure».

Ma se agire con tempestività è importante in ogni caso clinico, per i pazienti neurologici è fondamentale, spesso letteralmente vitale. Perché ci sono situazioni definite «tempo-dipendenti», come le ischemie o le emorragie cerebrali o l’ictus, «che possono essere trattate con ottimi risultati – spiega ancora Galati – se si interviene nelle prime 3 o 4 ore. Se passa più tempo, o addirittura giorni, la terapia diventa meno efficace». C’è una statistica che fa comprendere perfettamente la drammaticità di questa situazione “sommersa”: nella Neurologia dello “Jazzolino” venivano ricoverati mediamente tra i 60 e i 70 pazienti al mese. Nel mese infernale di marzo, segnato dall’emergenza coronavirus, sono stati poco più di 20, dei quali solo una minima parte per ictus, per giunta in condizioni gravi. «Il vero problema, in questo periodo, è che si arriva in ospedale quando ormai è tardi per intervenire in maniera efficace». [Continua dopo la pubblicità]

Il primario di Neurologia Franco Galati

Una situazione a cui Galati e i suoi colleghi hanno deciso di non rassegnarsi. È nato così il servizio telefonico “Pronto Neuro”, attivo da ieri al numero 0963962313, da lunedì a sabato dalle 9 alle 13 e da lunedì a venerdì anche dalle 15 alle 19, per offrire supporto ai pazienti e alle loro famiglie che, per l’impossibilità di sottoporsi alle visite ambulatoriali non urgenti e per la titubanza a recarsi in Pronto soccorso, rischiano di sottovalutare segni e sintomi potenzialmente gravi; o anche a coloro che sono già in cura ed hanno bisogno di qualche tipo di supporto.

«Con i miei colleghi, e con l’importante sostegno dell’Azienda che ringrazio, dal commissario Giuliano al direttore sanitario Galletta, abbiamo pensato a questo servizio per stare vicino a chi ha bisogno di cure, pur con i limiti del caso. È assolutamente necessario intercettare quelle persone che hanno un problema e non contattano il neurologo perché non sanno come fare o perché hanno paura di passare dal Pronto soccorso». L’appello di Galati si fa accorato: «Se avete qualche sintomo importante venite in ospedale, se avete timore di passare dal Pronto soccorso, che comunque ha una corsia differenziata per chi arriva con la febbre, venite da noi in reparto. Ma non state a casa. Da oggi potete chiamarci, valuteremo insieme la soluzione migliore». Perché una cosa è certa: il coronavirus non ha mica debellato l’ictus. E se fino ad un mese fa si registravano decine di casi, questi non possono essersi dissolti nel nulla. Significa che qualcuno l’ictus ce l’ha, e correrà ai ripari forse troppo tardi. Ma possono essere tante le patologie, come rimarca il primario: «Una cefalea di nuova insorgenza, ad esordio acuto o con sintomi mai sperimentati, o non responsiva ai comuni analgesici, un disturbo di forza o di sensibilità di una parte del corpo, la deviazione della rima buccale, un disturbo del linguaggio o della comprensione, della visione o dell’orientamento, della coordinazione, dell’equilibrio, della deglutizione o la presenza di movimenti involontari, di tremori, di perdita di coscienza. Tutto questo può rappresentare l’esordio di patologie neurologiche gravi per le quali è spesso indicato il ricovero o comunque l’immediata valutazione neurologica».

Tra l’altro il reparto di Neurologia dell’ospedale di Vibo Valentia si conferma all’avanguardia, vantando risultati consolidati nel tempo: proprio qui dal 2006 si fa la trombolisi (primi nel Meridione); e proprio qui è stata aperta la prima stroke unit della Calabria, un sistema multidisciplinare per trattare l’ictus. La Neurologia dello “Jazzolino” – che conta dieci medici compreso il primario (uno in meno della pianta organica) e un numero adeguato di infermieri – tratta attualmente 150 pazienti con sclerosi multipla (molte donne dai 20 ai 40 anni) dei quali 25 con farmaci di seconda linea, pazienti con parkinson ed epilessia, ed è anche un centro autorizzato per il supporto ai pazienti con la Sla. Ma da qualche tempo ormai somministra anche la terapia di seconda linea: «Fino a qualche anno fa per le seconde linee, che sono terapie particolari, più approfondite, era necessario spostarsi altrove. Oggi invece – conclude il dottore Galati – le facciamo anche noi, e grazie a questo molti pazienti costretti a curarsi in Lombardia o nel Lazio stanno tornando qui. Ed è bene che si sappia anche per coloro che attualmente vivono nel nostro territorio e magari non conoscono questa possibilità». La sanità vibonese non è sempre e comunque da terzo mondo…

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