Coronavirus Vibo, la denuncia: «Mancanza di sicurezza nei percorsi ospedalieri»
Il sindacalista Gianni Patania punta l’indice contro la promiscuità tra reparti potenziale pericolo per degenti e personale: «Rifiuti speciali abbandonati per le scale e ascensori usati per tutto». Nel mirino dirigenti e politica
In piena emergenza sanitaria coronavirus, Gianni Patania, segretario del sindacato Confasila, denuncia la mancanza di sicurezza nell’accesso al Centro trasfusionale dell’ospedale Jazzolino di Vibo e altre criticità che metterebbero a repentaglio la salute di degenti e personale. Il Cento trasfusionale, in particolare, spiega il sindacalista, «si trova nell’ala riservata al Covid-19 e, purtroppo, ne condivide anche alcune parti del percorso. Per non parlare del fatto che per raggiungerlo, essendo lo stesso incastrato tra il blocco operatorio sullo stesso piano, Malattie infettive in basso e la Pediatria in alto, o si usano le scale antincendio, passando davanti a malattie infettive o si va in Pediatria per usare un ascensore, diventando potenziali veicoli di infezione per i bambini. Questo ascensore, tra l’altro, dovrebbe essere usato da tutti e per tutto e non è fruibile da un disabile su carrozzella».
Quindi Patania affonda il colpo. «L’altro giorno in ospedale c’è stato il corteo dei dirigenti e della politica, con relativi cortigiani, concluso con la passerella davanti alle telecamere per dire che tutto va bene e non c’è nulla di cui preoccuparsi. Nella realtà, non si fa nulla nella direzione della sicurezza e della prevenzione, visto che: i rifiuti speciali “Covid19” vengono abbandonati sulle scale antincendio e lasciati in balia delle intemperie metereologiche; la porta del reparto di malattie infettive, che dà sempre sulle scale antincendio, è perennemente aperta; la scala antincendio è usata dal personale del Centro trasfusionale, dal personale di altri reparti, dagli utenti che si recano presso il Centro per motivi di salute e, tra le altre cose, è accessibile a chiunque, visto che l’accesso alla stessa è libero».
In conclusione: «purtroppo, e in peggio, si va oltre i proclami e si deve assistere alle autocelebrazioni ed alla fiera delle vanità, messa in atto da dirigenti che dovrebbero garantire i servizi in generale e la salute in particolare ai cittadini».