Inchiesta Rinascita-Scott: giudizio immediato per il clan di Filandari
La Dda di Catanzaro stralcia le posizioni inerenti la consorteria dei Soriano e il gip dispone il giudizio immediato
Giudizio immediato – quindi saltando l’udienza preliminare – per evidenza della prova nei confronti di sette imputati accusati di far parte del clan Soriano di Filandari coinvolti nell’operazione antimafia “Rinascita-Scott”. A disporre il giudizio immediato dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia per l’udienza fissata per il 13 maggio prossimo è stato il gip distrettuale, Barbara Saccà, in accoglimento di una richiesta del pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci. Il processo è stato disposto per: Leone Soriano, 54 anni (avvocati Diego Brancia e Salvatore Staiano); Giuseppe Soriano, 29 anni (figlio del defunto Roberto Soriano), difeso dagli avvocati Daniela Garisto e Giovanni Aricò; Caterina Soriano, 30 anni (sorella di Giuseppe), assistita dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Daniela Garisto; Francesco Parrotta, 37 anni, residente a Ionadi (avvocati Giovanni Vecchio e Daniela Garisto); Graziella Silipigni, 49 anni (avvocati Daniela Garisto e Diego Brancia); Luca Ciconte, 28 anni, originario di Sorianello (compagno di Caterina Soriano), difeso dagli avvocati Garisto e Di Renzo; Giacomo Cichello, 33 anni, tutti di Filandari (avvocati Daniela Garisto e Piero Chiodo). [Continua dopo la pubblicità]
Le accuse. A Leone Soriano viene contestato il reato di associazione mafiosa con il ruolo di promotore e direttore dell’omonimo clan, con il compito di gestire e pianificare gli agguati e gli atti intimidatori, indicando altresì gli obiettivi da colpire ponendosi quale mandante delle azioni di fuoco e prendendo decisioni di rilievo per la vita della cosca.
Ruolo di promotore del clan viene quindi attribuito pure a Giuseppe Soriano, deputato a prendere parte agli incontri di pianificazione delle attività criminali del clan, con compiti di pianificazione ed organizzazione, approvvigionamento delle armi da fuoco, di sostanze stupefacenti e materiale logistico per gli eventi delittuosi compiuti per conto della consorteria, nonché punto di riferimento per gli altri consociati.
Il ruolo di contabile del clan viene invece attribuito a Caterina Soriano, deputata – secondo l’accusa – a gestire gli introiti derivanti dalle attività illecite della cosca, nonché a prendere parte agli incontri di pianificazione delle attività criminali del clan, per poi impartire direttive agli associati sulle azioni delittuose da compiere, anche in relazione all’approvvigionamento di sostanza stupefacente.
Secondo l’accusa, tali indagati avrebbero avuto compiti esecutivi all’interno del clan, attuando le direttive impartite da Leone Soriano, adoperandosi per il traffico di armi e sostanza stupefacente, nonché per la custodia e lo smercio della droga e la custodia di armi e dei mezzi logistici, portando a termine estorsioni e danneggiamenti.
Partecipe dell’associazione mafiosa sarebbe poi Francesco Parrotta, finito in carcere Avrebbe compiti esecutivi e si sarebbe adoperato per la custodia delle armi e per l’esecuzione di azioni delittuosa, in primis estorsioni e danneggiamenti. Associazione mafiosa il reato contestato anche a Graziella Silipigni, Luca Ciconte, Giacomo Cichello.
Giacomo Cichello è inoltre il figlio di Francesco Cichello, consigliere comunale di maggioranza di Filandari costretto lo scorso anno alle dimissioni dopo il coinvolgimento del figlio nell’inchiesta antimafia “Nemea” ed il caso sollevato dalla nostra testata. Per Alex Prestanicola, 29 anni, e Rosetta Lopreiato, 51 anni, moglie di Leone Soriano, si procede separatamente in quanto indagati non detenuti. Ad entrambi viene contestato il reato di associazione mafiosa.
A sostegno delle accuse, oltre all’attività dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: Andrea Mantella, Bartolomeo Arena, Raffaele Moscato, Emanuele Mancuso, Carmelo Falduto, Angiolino Servello, Michele Iannello, Bruno Fuduli (deceduto) e Gaetano Albanese.