Rinascita-Scott: lascia i domiciliari l’ex assessore di Vibo De Filippis
Il gip dispone il divieto di dimora nel comune di residenza. E’ accusato di scambio elettorale politico mafioso con i fratelli Orazio e Alfredo Lo Bianco
Lascia gli arresti domiciliari per il divieto di dimora nel comune di residenza Vincenzo De Filippis, 48 anni, di Vibo Valentia, docente di matematica, consigliere comunale a Vibo Valentia dal 2010 al 2015 con il Pdl, già assessore comunale all’Ambiente nella giunta guidata dal sindaco Elio Costa (e candidato alle Politiche del 4 marzo 2018 con la lista “Civica popolare” di Beatrice Lorenzin, alleata del Partito democratico) accusato del reato di scambio elettorale politico mafioso. La decisione è del gip distrettuale di Catanzaro, Barbara Saccà, dopo l’ordinanza emessa a dicembre nell’ambito dell’inchiesta “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro. Sussiste per il giudice il pericolo di analoghe condotte delittuose, ma il decorso del tempo dalla commissione del fatto ha consentito la modifica della misura cautelare in atto. E’ difeso dall’avvocato Diego Brancia.
Secondo l’accusa, Vincenzo De Filippis – quale candidato alla Camera dei Deputati in occasione delle consultazioni elettorali tenutesi in data 4 marzo 2018 ed allo stesso tempo insegnante all’Istituto Superiore Professionale “De Filippis – Prestia” di Vibo Valentia – e Orazio Lo Bianco quale esponente del locale di ‘ndrangheta di Vibo ed in particolare della ‘ndrina detta dei “Cassarola” – per il tramite di Alfredo Lo Bianco – esponente politico vibonese e all’epoca consigliere comunale al Comune di Vibo Valentia (pure lui finito ai domiciliari) – avrebbero stretto un patto che prevedeva la promessa da parte di Orazio Lo Bianco di procurare voti per il candidato Vincenzo De Filippis. Quest’ultimo avrebbe promesso di prodigarsi affinché Luigi Lo Bianco, figlio di Orazio Lo Bianco (fratello di Alfredo), venisse iscritto nella classe in cui insegnava De Filippis quale docente, e quindi gli venisse garantita la promozione al termine dell’anno scolastico. La contestazione è aggravata dalle finalità mafiose, cioè dal voler favorire il clan Lo Bianco.
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