L’Abc: Acqua bene comune
La Sorical vuole far pagare un diritto inalienabile, non una semplice bolletta. Vuole fare leva sul bisogno della gente, mettendo nel mezzo gli stipendi dei suoi dipendenti per affermare il proprio diritto di possesso su di un bene che non è e non sarà mai il suo.
Chi o cosa sia la Sorical i cittadini vibonesi lo hanno imparato a capire in questi difficili anni di emergenza idrica. Per non parlare ovviamente dell’eclatante caso “Acqua sporca”, che – secondo la magistratura – inchioderebbe la società ad una responsabilità gravissima, visto il pesante capo di imputazione a lei ascritto, ovvero l’avvelenamento colposo di acque da adibire al consumo umano. Un’azienda a partecipazione mista che gestisce il bene pubblico per eccellenza. A meno che non bisogna iniziare a considerare per davvero l’acqua come una mera risorsa a scopo di lucro, senza possibilità alcuna di difesa da parte del consumatore.
Adesso si apprende che per mancanza delle spettanze da parte di alcuni comuni morosi, che a loro volta si rifanno alla popolazione che non paga le bollette, la Sorical per “sensibilizzare i cittadini” diminuirà le portate di acqua. Un delitto. L’ennesimo. Perché va da sé che in questa piramide chi è più colpito dal sistema è sempre e solo l’utilizzatore finale. Il punto, infatti, è uno solo: di chi è l’acqua? Della Sorical? Del Comune? Dei cittadini? No, l’acqua non ha padri, madri e parenti. No, l’acqua è di tutti.
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Il delitto sta innanzitutto nel non considerare questo valore come assoluto, ovvero che nessuno è proprietario del prezioso liquido. Certo, si potrà sempre dire che “Sorical gestisce il servizio“, quindi tutto il sistema per far arrivare nelle case l’acqua, con enorme dispendio di soldi e operai. Ma non si può negare che in questo caso Sorical si sta espressamente e implicitamente impossessando del fine, tramite il mezzo. Altrimenti perché si dovrebbe considerare l’acqua come “essenziale”? L’acqua, così come l’aria, è essenziale perché senza di essa non si può vivere. Pertanto che qualcuno sia moroso, non paghi e non vorrà mai pagare non è un problema della società in genere. Qui la Sorical vuole far pagare un diritto inalienabile, non una semplice bolletta. Vuole fare leva sul bisogno della gente, costringendola alla pena, al disagio, alla rabbia, sfruttando la sua posizione, mettendo nel mezzo gli stipendi dei suoi dipendenti, sfruttando tutte le strumentalizzazioni ad essa più congeniali per affermare il proprio diritto di possesso su di un bene che non è e non sarà mai il suo. E parrebbe pure inutile stare qui a sottolineare quanto con forza è stato già votato dal 95 per cento degli italiani nel referendum di qualche anno fa, quando tutti hanno ribadito la volontà di ripubblicizzare l’acqua, togliendola dalle mani dei privati.
Il delitto, poi, potrebbe materializzarsi con il codice penale che, all’Articolo 340, recita: “Chiunque cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità è punito con la reclusione fino a un anno. I capi, promotori od organizzatori sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni”. E non è questa, dunque, la più becera forma di interruzione di servizio di pubblica necessità? Becera e aggravata dalla volontarietà di creare un disagio. Sorical vorrebbe mettersi al riparo da tutto questo utilizzando lo strumento semantico della “diminuzione della portata”, il che è ancora peggio sotto il profilo morale. Fare arrivare l’acqua centellinate nelle case, costringere la gente a preoccuparsi, a non sapere se potrà lavare i piatti o se potrà farsi la doccia. Ecco la volontarietà. Quasi come se i cittadini fossero delle cavie da laboratorio, come dei sudditi che bramano nel silenzio delle proprie abitazioni, aspettando la grazia di lor signori.
In tutto questo, però, una nota positiva la si può certamente trovare: stracciare il contratto con la Sorical e rimettere finalmente nelle mani pubbliche il servizio e la gestione delle acque. Il che non sarebbe affatto rivoluzionario o di ribellione, perché significherebbe solo approvare la volontà della quasi totalità degli italiani. Adesso, subito, immediatamente. Altrimenti le amministrazioni e la politica in genere si staranno facendo complici di questo sopruso ai danni dei loro cittadini. Un delitto ancora peggiore degli altri.