Scandalo “Strada del Mare”, la Procura contabile chiede la condanna per Teti e Francolino
Approda dinanzi alla sezione giurisdizionale centrale della Corte dei Conti il danno causato dalla mancata realizzazione della più importante opera pubblica del Vibonese
Si è aperto oggi dinanzi alla prima sezione giurisdizionale centrale della Corte dei Conti di Roma il giudizio di appello per il danno causato dalla mancata realizzazione della Strada del Mare. Sia la Procura della Corte di Conti di Catanzaro, sia la difesa dei due condannati nel primo grado di giudizio, hanno infatti impugnato la sentenza chiedendo ai giudici d’appello la sua riforma. In particolare, la Procura generale della Corte dei Conti ha chiesto di riformare l’erronea dichiarazione di prescrizione dell’azione erariale con riferimento al danno da mancata realizzazione della Strada del Mare e per l’effetto di non dichiarare estinto il diritto al risarcimento del conseguente danno per oltre dieci milioni di euro (10.508.949,39 euro) contestato all’ex dirigente della Provincia di Vibo Valentia Giuseppe Francesco Teti, 68 anni, di Filogaso, ed al funzionario Antonio Francolino, 54 anni, di Vibo Valentia.
Al contempo, la Procura generale della Corte dei Conti ha anche chiesto di respingere l’appello presentato dall’avvocato Giuseppe Di Renzo per Giuseppe Teti, e dall’avvocato Vincenzo Belvedere per Antonio Francolino.
In primo grado per danno da errata contabilizzazione, Teti è stato condannato a risarcire la Provincia di Vibo per la somma di 3.899.691,92 euro, mentre Francolino è stato condannato a pagare 974.922,28 euro. [Continua dopo la pubblicità]
La Procura generale della Corte dei Conti ritiene però che anche per il danno da oltre dieci milioni di euro vadano condannati sia Teti che Francolino in quanto il momento del termine di prescrizione per il danno da mancata realizzazione dell’opera decorre non dalla notifica dell’atto di citazione, ma dalla consulenza tecnica unica disposta nel procedimento penale (13 settembre del 2014), in cui per la prima volta, dopo una complessa ricostruzione dell’intera vicenda, sono stati ricondotti comportamenti illeciti a funzionari pubblici. Per la Procura contabile, in una seconda ipotesi, il dies a quo da cui calcolare la prescrizione potrebbe invece essere rappresentato dall’esito delle verifiche (19 marzo 2013) della Commissione interna d’inchiesta, istituita dall’allora commissario straordinario della Provincia di Vibo”, Mario Ciclosi, che aveva rilevato gravi errori progettuali nell’opera pubblica. In ultima ipotesi – comunque alternativa a quella della notifica dell’atto di citazione – la Procura della Corte di Conti ritiene che il termine da cui far decorrere la prescrizione potrebbe essere rappresentato dalla domanda riconvenzionale della Provincia di Vibo che porta la data del 29 gennaio 2013, momento in cui si è avuta certezza che i lavori per la “Strada del Mare” non sarebbero più stati ripresi e l’opera non sarebbe stata conclusa per concorde volontà delle due parti contrattuali di risolvere il contratto di appalto. Da qui la richiesta della Procura contabile di rigettare la prescrizione e rimettere gli atti al giudice di primo grado per la prosecuzione del giudizio nel merito. Antonio Francolino, attuale responsabile del settore Viabilità della Provincia, era il responsabile unico del procedimento per la costruzione della Strada del Mare, mentre Giuseppe Francesco Teti era il direttore dei lavori.
Della mancata realizzazione della Strada del Mare – sicuramente uno dei principali scandali del Vibonese – se ne discute anche in sede penale, atteso che il 31 ottobre scorso il gup del Tribunale di Vibo Valentia ha rinviato a giudizio, oltre ad Antonio Francolino e Giuseppe Francesco Teti, anche Antonino Scidà, 54 anni, direttore tecnico delle imprese di Vincenzo Restuccia; Giacomo Consoli, 68 anni, di Vibo Valentia, ex dirigente dell’ufficio Lavori Pubblici della Provincia di Vibo Valentia. Un quinto indagato – l’imprenditore Vincenzo Restuccia di Rombiolo – è nel frattempo deceduto (27 dicembre 2017). In questo caso il processo si aprirà il 12 maggio prossimo dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia.
Le ipotesi accusatorie in sede penale partono dalla gestione della progettazione dell’opera per arrivare sino alla sua approvazione da parte della direzione lavori e del responsabile del procedimento. Secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza, in ben undici casi è stato dichiarato lo stato di avanzamento dei lavori che ha consentito, a favore dell’impresa aggiudicataria, il pagamento di importi nettamente superiori rispetto a quelli corrispondenti al valore dei lavori effettivamente realizzati. Per la Procura, quindi, le somme di ogni singolo stato di avanzamento lavori sarebbero state artatamente “gonfiate” concordando la percentuale da applicare di volta in volta e inserendo indebitamente lavori non previsti nel progetto iniziale, sul falso presupposto che fossero necessari per l’esecuzione a regola d’arte.
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