‘Ndrangheta: “locale” di Fabrizia in Germania, torna in libertà Domenico Nesci
Operazione “Rheinbrucke”: il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria annulla l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nel febbraio del 2015
Il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, nel giudizio di rinvio conseguente alla sentenza emessa dalla Corte di Cassazione nel marzo scorso ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip distrettuale di Reggio Calabria in data 17 febbraio 2015 e, per l’effetto, ha disposto la scarcerazione di Domenico Nesci (detto “Mimmo”), difeso dagli avvocati Bruno Vallelunga e Giovanni Vecchio.
Domenico Nesci era stato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione c.d. “Rheinbrucke” perché ritenuto partecipe, in posizione qualificata, di un’associazione per delinquere di stampo mafioso radicata da decenni in Germania e posta alle dipendenze del “locale” di Fabrizia e del “Crimine” di Polsi. L’indagine in questione ha costituito, insieme a quella denominata “Helvetia”, la naturale prosecuzione dell’operazione “Crimine” e si è concentrata sulle presunte articolazioni straniere della ‘ndrangheta calabrese.
Si tratta del terzo pronunciamento del Tribunale reggino sulla questione, atteso che la Suprema Corte aveva già per due volte accolto i ricorsi presentati nell’interesse di Domenico Nesci disponendo un nuovo esame della gravità indiziaria che aveva portato all’applicazione della più grave misura cautelare. In particolare, la Corte di Cassazione ha ravvisato le carenze motivazionali nell’ordinanza ricorsa sotto il profilo, già oggetto di annullamento con rinvio, che riguarda “l’effettiva e riscontrabile capacità di intimidazione che deve essere percepita nel luogo ove opera il sodalizio, ovvero promanare dalla consapevolezza, in quel contesto socio economico, del collegamento con l’associazione operante in Calabria”.
La questione, dunque, ha ad oggetto il problema della c.d. “mafia silente” con precipuo riferimento a quelle realtà criminali stanziate in territori diversi da quelli che tradizionalmente le ospitano.
Si tratta di una problematica giuridica che ha destato un interesse crescente a seguito delle recenti inchieste condotte dalla Dda di Reggio Calabria sulle diramazioni estere della ‘ndrangheta e che, nell’ambito del citato procedimento denominato “Helvetia”, aveva determinato, su ricorso presentato sempre dall’avvocato Giovanni Vecchio, l’interessamento delle Sezioni Unite della Cassazione in ordine alla possibilità di ricondurre al paradigma normativo delineato dall’art. 416 bis c.p. (associazione mafiosa) quelle condotte che consistono in una “mera potenzialità” mafiosa in territori che tradizionalmente disconoscono simili organizzazioni.
Questione che, tuttavia, non è approdata al vaglio del Collegio allargato perché il primo presidente della Cassazione aveva ritenuto non sussistente il contrasto giurisprudenziale ravvisato dalla Sezione remittente e, pertanto, restituito gli atti alla stessa che, accogliendo il ricorso difensivo anche in quella distinta vicenda cautelare, aveva annullato il provvedimento impugnato.
Il processo che vede imputato Domenico Nesci è pendente innanzi al Tribunale di Locri, con la prossima udienza calendarizzata per l’11 maggio. Data in cui il Nesci potrà presenziare al giudizio da uomo libero.
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