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“Rinascita”: le accuse al colonnello Naselli passato ai domiciliari

Ordinanza annullata anche per Giuseppe Lo Bianco d Vibo e Nazzareno Pugliese di San Costantino, quest’ultimo già indagato per la strage di Pizzinni

“Rinascita”: le accuse al colonnello Naselli passato ai domiciliari
Il colonnello Giorgio Naselli
Nicola Gratteri in conferenza stampa a Catanzaro

Nuove decisioni del Tribunale del Riesame di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri. Lascia il carcere per gli arresti domiciliari il tenente colonnello Giorgio Naselli, 53 anni, nativo di Piacenza, residente a Teramo, ex comandante provinciale dei carabinieri di Teramo, poi vice comandante del Gruppo sportivo carabinieri (avvocati Fonti e Lettieri). Ordinanza annullata, invece, per Giuseppe Lo Bianco, 48 anni, di Vibo Valentia, detto “Peppe da Cina” (avvocato Walter Franzè) e Nazzareno Pugliese, 71 anni, di San Costantino Calabro (avvocato Giuseppe Bagnato). [Continua dopo la pubblicità]

Giorgio Naselli

Giorgio Naselli – che dal 2006 al 2017 ha rivestito incarichi direttivi al Reperto operativo, Nucleo Investigativo di Catanzaro – è indagato per concorso in rivelazione di segreti d’ufficio insieme all’ex senatore di Forza Italia ed avvocato Penalista, Giancarlo Pittelli ( anche lui arrestato). Secondo l’accusa, Giorgio Naselli nel febbraio 2018 avrebbe violato i suoi doveri inerenti alle sue funzioni, e comunque abusato della sua qualità di pubblico ufficiale, acquisendo notizie d’ufficio, che dovevano rimanere segrete, per trasferirle all’avvocato Giancarlo Pittelli. Il tutto per favorire l’imprenditore edile Giuseppe Mazzei, che assumeva essere stato vittima di una truffa e di essere stato per questo escusso dai carabinieri di Pioltello.  

Giorgio Naselli avrebbe poi rivelato a Giancarlo Pittelli notizie sull’imprenditore Roberto Guzzo il quale, a suo dire, sarebbe stato oggetto di investigazione da parte della Guardia di finanza.

Giancarlo Pittelli

Altre rivelazioni Giorgio Naselli avrebbe fatto a Pittelli ed all’avvocato Giulio Calabretta (anche lui indagato) nel rivelare notizie coperte da segreto riguardanti l’amministratore fittizio Giuseppe Calabretta (fratello dell’avvocato) della M.C. Metalli srl pendente alla Prefettura di Teramo. In tale episodio è indagato anche l’imprenditore reggino Rocco Delfino, ritenuto l’effettivo dominus della “MC Metalli srl” e beneficiario della condotta.

Le fonti di gravità indiziaria sono rappresentate per il gip distrettuale dalle conversazioni intercettate a partire dal 6 febbraio 2018, tra l’avvocato Pittelli e il comandante Naselli.

“Giorgio Naselli, proprio nei momenti delicatissimi attraversati degli uffici requirenti catanzaresi – momenti che tanto clamore mediatico – rivela il gip – hanno suscitato, sicché era impossibile non conoscere in termini generali gli accadimenti dell’epoca – rivestiva un importante incarico investigativo nel distretto di Catanzaro come comandante del Reparto Operativo Nucleo Investigativo della città e – al contempo – consolidava il proprio rapporto di frequentazione ed amicizia proprio con Pittelli (già indagato negli uffici giudiziari salernitani a seguito dei fatti del 2007), che nel tempo ha altresì assunto la qualifica di imputato in un procedimento deciso dalla Corte d’Appello di Salerno.

Nel corso di conversazioni telefoniche, l’avvocato Pittelli avrebbe chiesto all’ufficiale dei carabinieri di acquisire e di fornirgli informazioni sull’attività svolta dal comando dell’Arma di Pioltello, in ordine all’escussione di un proprio assistito, per una vicenda concernente un assegno scoperto. “Rapporti ambigui – secondo il gip – sarebbero quindi intercorsi tra Naselli e Pittelli”, oltre che tra Naselli e Oliveri, quest’ultimo ritenuto il “portafoglio” della famiglia mafiosa dei Piromalli di Gioia Tauro, con un reciproco scambio dei favori tra l’avvocato Pittelli e Naselli.

Giuseppe Lo Bianco

Associazione mafiosa è invece il reato contestato a Giuseppe Lo Bianco, alias “Peppe da Cina”, il quale è accusato di aver partecipato al “locale” di ‘ndrangheta formato all’interno del carcere di Vibo Valentia (dove si trovava detenuto) dal boss di Zungri Giuseppe Accorinti.

Nazzareno Pugliese, 71 anni, di San Costantino Calabro, è invece accusato del reato di usura in concorso con Giovanni Giamborino di Piscopio (a sua volta arrestato per associazione mafiosa e ritenuto strettamente legato ai boss Luigi Mancuso e Saverio Razionale) ed anche di usura ai danni dello stesso Giamborino. In tale ultimo caso, Nazzareno Pugliese avrebbe agito in concorso con Giuseppe Mercatante, 52 anni, di San Costantino Calabro (anche lui arrestato), imprenditore della Emmedil, ditta avente ad oggetto il commercio e la vendita di materiali da costruzioni. Nazzareno Pugliese e Giuseppe Mercatante sono poi accusati anche del reato di riciclaggio avendo trasferito nel 2017 i soldi provento dell’usura ai danni di Giovanni Giamborino nella società Emmedil srl amministrata da Mercatante.

Su Nazzareno Pugliese, detto “U Cuverta” o “compare Neno”, condannato il 14 settembre 2018 a 3 anni per usura dal Tribunale di Vibo Valentia nell’ambito dell’operazione “Business Cars”, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella ha infine dichiarato: “Nazzareno Pugliese è il capo società di San Costantino Calabro, grande usuraio insieme ai Cilurzo di Vena, ed amico dei Fiarè-Giofrè-Razionale e dei Mancuso”. A Nazzareno Pugliese, però, il reato di associazione mafiosa – nonostante le dichiarazioni di Mantella – nell’inchiesta “Rinascita-Scott” non è stato contestato. Il Riesame ha quindi annullato per lui l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di usura e lo stesso è stato per tanto rimesso in libertà. Nazzareno Pugliese negli anni ’80 era stato indagato per la strage di Pizzinni (morti due bambini innocenti a causa di una bomba esplosa il 24 ottobre 1982 e diretta a colpire la famiglia Soriano).

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