Contrasto alla povertà, Sinistra Italiana: «Il Comune non si giri dall’altra parte»
Il coordinamento provinciale del partito ritorna sulla raccolta firma per chiedere misure strutturali indicando nel reddito d’inclusione sociale la risposta al disagio economico
«Sinistra Italiana ringrazia tutti i cittadini, di Vibo e dintorni, che sabato scorso hanno voluto apporre la propria firma, e anche quelli che non hanno potuto farlo ma ci hanno manifestato la loro vicinanza e la loro solidarietà, per sensibilizzare e sollecitare le Istituzioni a promuovere una mensa sociale nel territorio di Vibo Valentia».
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A riferirlo in una nota è il coordinamento provinciale di Vibo Valentia di SI affermando come «il nostro intento era riaprire una discussione che non poteva rimanere confinata e liquidata a Palazzo Luigi Razza. Pertanto, abbiamo apprezzato anche che i consiglieri rappresentanti dei “Progressisti per Vibo” abbiano voluto dare continuità alla loro azione politica con la presenza fisica al nostro banchetto. L’afflusso è stato intenso e continuo, come il sindaco ha potuto verificare con i suoi occhi: segno che il problema-povertà è molto sentito nel nostro territorio. Sappiamo che con un Ente in dissesto è difficile muoversi, però, di fronte a questa emergenza sociale, chiediamo ai nostri amministratori di non girarsi dall’altra parte; venti pasti al giorno non possono essere una risposta sufficiente, visto l’aumento degli indigenti che si registra negli ultimi anni».
Il riferimento è all’interlocuzione avviata dal Comune con la Operem diocesana per il sostegno (attraverso un fondo regionale di 30mila euro) alla mensa già operativa nei locali della Sacra Famiglia.
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Sinistra Italiana puntualizza come «il numero degli assistiti dalla Caritas è quadruplicato e sul territorio provinciale si calcolano 4mila persone in stato di privazione. Ma questi sono solo una piccola parte, quella in difficoltà assoluta, per la quale il Reddito di inclusione sociale disposto dal Governo sarà solo una boccata d’ossigeno, oltretutto neanche per tutti loro e meno che mai risolutiva. I fondi stanziati sono assolutamente insufficienti; non si può pensare che i poveri siano solo le famiglie di almeno due persone con un coefficiente Isee inferiore a 3000 euro! Le persone in difficoltà economica in Italia sono milioni: i disoccupati sono oltre tre milioni, poi ci sono i lavoratori precari e quelli che magari prendono un voucher da 7 euro e 50 ogni tanto».
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Per questo, spiegano, «SI chiede una misura per tutte e tutti, individuale, al passo coi tempi, quale un reddito minimo garantito; un aiuto economico che consenta a tutti di raggiungere la soglia di 7200 euro annui, sotto la quale si parla di povertà. Uno Stato democratico e civilizzato come l’Italia non può non trovare i fondi necessari per un provvedimento che andrebbe a contrastare povertà, sfruttamento, disoccupazione, mancanza di servizi e criminalità».