“Rinascita”: nei guai la compagna di un carabiniere e un maresciallo della Finanza
La donna è stata arrestata. Informazioni al clan Mancuso in cambio di un posto di lavoro. I contatti con l’avvocato Pittelli e gli interrogatori di Mantella
Un posto di lavoro in cambio di informazioni da girare al clan Mancuso in quanto convivente con un carabiniere. Quindi, un maresciallo della Finanza, finito anche lui fra gli indagati. L’inchiesta “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri costa l’arresto, per concorso esterno in associazione mafiosa, a Francesca Collotta, 42 anni, di Polia. Per il gip nel suo caso sussiste la gravità indiziaria con “il grado di certezza richiesto in sede cautelare”. Secondo l’accusa, la donna si sarebbe recata in più circostanze nei luoghi deputati agli incontri ed ai summit del clan Mancuso, grazie all’intermediazione dell’imprenditore edile Antonio Prestia di San Calogero (pure lui arrestato). Francesco Collotta avrebbe così incontrato a più riprese anche Pasquale Gallone di Nicotera (pure lui arrestato), ritenuto fra i più stretti sodali del boss di Limbadi Luigi Mancuso, richiedendo che gli affiliati al clan si attivassero per la ricerca di un lavoro per lei. Sarebbe stato Luigi Mancuso in persona a proporre per la donna l’assunzione in una grossa azienda del Vibonese, proposito poi sfumato sino all’ottenimento di un posto di lavoro nella ditta Curello, di proprietà del figlio di Nazzareno Curello, 54 anni, di Vibo (arrestato). Successivamente, alla donna è stato consentito di realizzare il proposito di avviare una propria attività, acquisendo l’esercizio commerciale denominato “Art Café” ubicato a Vibo Valentia. In cambio, la donna avrebbe offerto la propria disponibilità a rivelare informazioni coperte da segreto carpite grazie alla relazione sentimentale intrattenuta con un carabiniere con il quale conviveva da tempo. [Continua dopo la pubblicità]
“Che l’accordo con la donna si fosse concluso positivamente, nei termini indicati da Luigi Mancuso emerge da un incontro – evidenzia il gip – monitorato l’1 aprile 2017 al quale hanno partecipato Luigi Mancuso, Gaetano Molino, Pasquale Gallone, Antonio Prestia e Francesca Collotta”.
Non è però la sola “talpa” di cui avrebbero goduto i clan. Indagato a piede libero per concorso esterno in associazione mafiosa è infatti anche Michele Marinaro, 51 anni, di Girifalco. Maresciallo della Guardia di finanza in servizio alla Dia (Direzione Investigativa antimafia) di Catanzaro e successivamente alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri a Roma, secondo l’accusa avrebbe fornito in modo sistematico ai vertici dei clan – per il tramite dell’avvocato Giancarlo Pittelli (arrestato) – notizie sulle attività investigative in atto nei confronti degli esponenti della ‘ndrangheta vibonese.
Marinaro è quindi accusato di aver commesso anche “specifiche rivelazioni del segreto d’ufficio ovvero raccolto, indebitamente e fuori verbale, informazioni dai collaboratori di giustizia, la cui escussione gli era stata delegata dall’autorità giudiziaria, in maniera esorbitante rispetto alla delega ricevuta ed al contesto investigativo in cui era stata conferita”.
Il 21 giugno scorso è stato il collaboratore Andrea Mantella a riferire che l’interrogatorio del 14 dicembre 2016 era stato condotto da due ufficiali della Guardia di Finanza di cui ha fornito la descrizione fisica spiegando che gli stessi ufficiali hanno continuato a fargli domande anche successivamente alla conclusione dell’atto, relativamente a vari soggetti, tra cui giudici, avvocati e imprenditori, alcuni dei quali oggetto di dichiarazioni del collaboratore il 31 agosto 2016 mentre altri il collaboratore non li aveva mai menzionati nelle sue dichiarazioni. Per il maresciallo, in ogni caso, il gip non ha ravvisato allo stato la gravità indiziaria e da qui la mancanza di misure cautelari nei suoi confronti.
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