“Figaro”, il barbiere di… Vibo Marina: una storia lunga quattro generazioni
Il racconto del salone dei Trimboli, divenuto punto di riferimento non solo per barba e capelli dei vibonesi
Se il cuore di ogni paese coincide con la piazza, ogni piazza che si rispetti ha di solito un luogo “sacro”, caro a tutti i maschi della comunità. Un posto dove socializzare, curiosare, riposare. Un salotto, insomma, mascherato da attività commerciale: il barbiere. Un luogo mitico, radicato nel fondo della memoria e fondamentale nell’educazione sentimentale di ogni italiano, un grande classico della quotidianità mediterranea: il fulcro delle news, dei pettegolezzi, delle voci di corridoio, degli scoop politici, del gossip. Il barbiere, si sa, è come il prete: vede tutto, ascolta tutto, non racconta nulla, ma favorisce l’altrui confidenza, che raccoglie in religioso silenzio. E se è bravo, ha vita “eterna”.
Vibo Marina, negli anni, non è sfuggita a questa regola non scritta – ma onnipresente – afferente all’organizzazione sociale in chiave urbanistico-commerciale-antropologica. Tanto da offrire ad abitanti e forestieri, dal dopoguerra ad oggi, la possibilità di frequentare un salone storico. Una bottega, oggi salone, da settant’anni in mano alla stessa famiglia: prima il nonno, poi il padre e poi il figlio, tutti impegnati tra forbici, rasoi e pennelli nel negozio davanti al porto. E prima ancora – a Locri, luogo d’origine dei Trimboli, questo il nome della generazione di “Figaro” – c’era il bisnonno, a praticare lo stesso mestiere.
Una bella storia di continuità, di passione e vocazione, tanto più rara quanto più esposta, in sette decadi, ai venti della crisi, alle rivoluzioni dei costumi, ai rovesci della sorte: che ha attraversato indenne. «Ho clienti oggi anziani, ai quali mio nonno, mio padre e me hanno tagliato i capelli: a loro, ai loro figli, ai loro nipoti. Per decenni…», dirà Francesco, nel corso della chiacchierata, con comprensibile orgoglio… («Anche io – affermerà un cliente impegnato in quel momento con il taglio della sfumatura – vengo qui da 36 anni….»). Trimboli insomma è una istituzione. Certo non è la piazza: ma è come se lo fosse, perchè nelle Marinate è il lungomare, a tutti gli effetti, il cuore pulsante della comunità: e tutti, ma proprio tutti, passano davanti al salone almeno una volta al giorno.
«Non ricordo quando sono entrato qui per la prima volta. È come se ci fossi nato – dichiara Francesco, intervistato tra i suoi specchi ed i suoi flaconi -. Da bambino avevo il compito di spazzare per terra, spazzolare via i residui del taglio col pennello, consegnare i giornali in bicicletta -. I barbieri, un tempo, vendevano anche i giornali. E quando la consegna a domicilio non prevedeva anche la toletta per il cliente, era il piccolo Francesco a consegnare il quotidiano in biciletta – Ho impiegato anni prima di poter prendere in mano gli strumenti del mestiere – prosegue -. Ho fatto la scuola per parrucchieri a Lamezia, ho fatto la gavetta in altri saloni, e a vent’anni sono tornato nella bottega di mio padre, affiancandolo definitivamente».
Se la memoria visiva della storia si è persa, insieme alle foto del nonno che non si trovano più, foto di un mondo scomparso, decine di volti in bianco e nero, fogge antiche e atmosfere da film, oggi sono rimasti i rasoi, le forbici, gli strumenti del mestiere gelosamente conservati in casa. E con loro, la maestria di un approccio antico. «In questi ultimi due anni, per fortuna, stiamo assistendo ad un ritorno alla lentezza, al piacere di staccare mezz’ora o un’ora per concedersi la pausa, prendersi cura di barba e capelli. E le mode premiano i prodotti d’una volta, con il rilancio di etichette storiche come il Floyd, il Proraso, la Prepp». Corsi e ricorsi storici: che permettono di recuperare tempi e modi meno frenetici.
Bei riscontri anche sul piano turistico. «La nostra vicinanza al porto ha fatto sì che negli anni si sia venuti a contatto con gente famosa, clienti esigenti, che abbiamo servito a bordo. I gestori dei pontili conoscono la nostra discrezione, ci avvertono della presenza di un cliente famoso. “C’è un cliente importante da servire“, ci dicono, senza aggungere altro. Noi si va, nella massima discrezione, si fa il nostro lavoro, si torna a terra. E così, abbiamo tagliato i capelli a tutti. Da Dolce e Gabbana a Briatore, passando per Luca di Montezemolo». Un’arte, una memoria, un sapere da tutelare e salvaguardare, alla quale guardare con rispetto, anche e soprattutto in occasione del settantesimo anno di attività, coinciso appunto con il rinnovo degli spazi e degli arredi, nel segno di una bella e storica tradizione.