martedì,Aprile 1 2025

L’Avis di Vazzano cambia direttivo e punta sui giovani: «Grazie a loro aumentata la donazione di sangue»

Vincenzo Scidà riconfermato presidente, diversi i volti nuovi: «Lottiamo contro l'emigrazione, convinciamo i 18enni ad avvicinarsi a noi e l'anno dopo partono. Ma non demordiamo»

L’Avis di Vazzano cambia direttivo e punta sui giovani: «Grazie a loro aumentata la donazione di sangue»

Si è conclusa con il segno positivo l’assemblea annuale, quest’anno elettiva, dell’Avis comunale di Vazzano. Approvato il bilancio, il segretario ha dato atto che è aumentata la consistenza associativa nonché il numero delle sacche raccolte, grazie anche ai tanti giovani che si sono approcciati per la prima volta alla donazione del sangue. 

Al momento dell’elezione del consiglio direttivo, «nello spirito della collaborazione e rinnovazione – spiegano dall’Avis di Vazzano -, vi è stata l’uscita di alcuni dei componenti storici al fine di consentire l’ingresso alle nuove forze che, come loro, sapranno guidare l’associazione». In particolare, la nuova dirigenza sarà così composta: Vincenzo Scidà riconfermato presidente, Vittoria Urzetta nel ruolo di vicepresidente, La Caria Marlis Madeleine segretario, Maria Rosa Scidà tesoriere, Marco Silvaggio consigliere. 

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Così il presidente Scidà: «La nostra Avis continua a crescere e a rinnovarsi, ci aspettano nuove sfide per il futuro, quello di avvicinare al gesto dono del sangue tutti coloro che ad oggi ancora non conoscono questa realtà. Sappiamo bene che il contesto territoriale e la forte emigrazione in atto ci remano contro. Spesso, infatti, invogliamo i giovani a donare appena compiuti gli anni diciotto, per poi vederli partire l’anno successivo. Ciò non ci fa perdere la speranza, cerchiamo, infatti, di mantenere i contatti, programmando le giornate di donazione a ridosso delle festività e dei periodi di rientro. Lottiamo, per non far perdere l’entusiasmo insito in coloro che compiono quel gesto. Il faro che ci guida in questo nostro operare è il fine del dono. L’atto che compie il donatore, infatti, a cui va ogni riconoscimento, non è semplicemente un braccio teso, ma racchiude in sé universo di vite e di speranze, nel quale abita quella persona che silenziosa attende, che aspetta una sacca di sangue con il cuore in gola».

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