Il prefetto Colosimo: «Guerra contro la ‘ndrangheta non ancora vinta, ma nel Vibonese si respira aria nuova» – VIDEO
Intervista a tutto campo al rappresentante territoriale di Governo. Sulla criminalità: «I sindaci avvertono il cambiamento e me lo dicono». Sulla sanità: «Facciamo lavorare i tecnici». Sull’inquinamento del mare di Bivona: «In vista della soluzione definitiva bisogna assicurare condizioni accettabili»

Sono passati appena tre mesi da quando Anna Aurora Colosimo si è insediata alla guida della Prefettura di Vibo Valentia prendendo il posto di Paolo Giovanni Grieco, andato a Foggia. Tre mesi intensi durante i quali il nuovo prefetto ha preso contatto con il territorio e tutti gli attori istituzionali con cui la Prefettura normalmente interloquisce, a cominciare dalle Forze dell’ordine e dalla Procura. Un ritorno alle origini per Colosimo, che proprio a Vibo Valentia si è formata professionalmente, come raccontò all’indomani del suo insediamento.
Prefetto, come ha trovato la città e la provincia Vibonese?
«Nei primi giorni del mio incarico, a dicembre, non mi era sembrato che il territorio fosse cambiato molto rispetto a quello che avevo lasciato anni fa. Ma oggi, dopo tre mesi, un’analisi più approfondita mi ha restituito un’immagine molto migliorata del Vibonese».
Di chi è il merito?
«Innanzitutto delle inchieste portate avanti dall’autorità giudiziaria e dalle forze dell’ordine, che hanno condotto operazioni importanti con effetti veramente molto positivi. La criminalità organizzata è stata disarticolata da queste iniziative, da queste indagini di polizia giudiziaria che hanno portato benefici percepiti dalla comunità… sa cosa mi ha detto molti sindaci?».
Cosa?
«Hanno detto “prefetto, nel Vibonese si respira un’aria nuova”. L’oppressione della presenza criminale si è allentata e questo è un fatto molto importante, un grande passo in avanti. Ma nonostante i risultati positivi la criminalità organizzata non è stata certo spazzata via. Quindi non possiamo assolutamente dire che siamo usciti dal sistema ‘ndranghetistico che attanagliava il territorio. ‘Ndrangheta che in certi contesti si è fatta più sofisticata. E bisogna tenere gli occhi sempre aperti e vigili per continuare sulla strada di una completa affrancazione dalla mafia».

In che modo?
«Con un vero e proprio salto culturale. Ma i cittadini hanno bisogno di vedere dei risultati tangibili per poter riconquistare fiducia nelle potenzialità del territorio. E non parlo solo delle bellezze paesaggistiche, ma alludo soprattutto al tessuto imprenditoriale sano, che ha un ruolo chiave in questo processo».
Sin dall’inizio lei ha detto di credere fortemente nell’ascolto. In questo solco ha tenuto degli incontri con tutti i sindaci della provincia. Chi altro ha ascoltato in questi primi mesi?
«Tanta gente comune, tante persone, associazioni e chi è impegnato nel sociale. C’è grande fermento associazionistico nel Vibonese. Probabilmente non c’è ancora un contesto compiuto ma percepisco la voglia dei singoli cittadini di poter dare un contributo diretto. Ho colto questa lettura: la possibilità che anche a Vibo e in tutta la Calabria il riscatto sia possibile. Affrancarsi finalmente dalla criminalità, da situazioni che ovviamente fanno paura. A volte è solo soggiacenza, non volontà di aderire a dinamiche criminali».
Nel Vibonese le criticità sono tante e altrettanto deleterie per i cittadini. Basti pensare a cosa sta succedendo nel settore della sanità. In questi ultimi mesi hanno tenuto banco i disagi che i lavori allo Jazzolino potrebbero generare. Qual è la situazione dal suo osservatorio?
«Su queste problematiche la Prefettura non è chiamata a dare risposte dirette. È in corso un serrato dibattito politico da quale mi vorrei tener fuori. Penso che la questione vada affrontata soprattutto dal punto di vista tecnico. In ogni caso credo che non si possa rinunciare alla ristrutturazione e alla messa in sicurezza dell’ospedale Jazzolino. Dobbiamo lasciare lavorare i tecnici e chi ha la competenza per farlo. So che il presidente Occhiuto è molto attento sui temi della sanità e ha dimostrato di voler trovare le soluzioni giuste. Quindi vediamo a cosa porterà il confronto. Noi seguiremo tutto, perché ovviamente Vibo non può permettersi il lusso di perdere un finanziamento così importante».
Passiamo ad altro. Sul fronte dell’inquinamento del mare si prospetta un’altra estate come quella 2024, durante la quale il torrente Sant’Anna ha continuato a inquinare il mare di Bivona e Vibo Marina? Il sindaco Romeo ha detto che probabilmente una soluzione definitiva non sarà possibile quest’anno…
«Di questa situazione ci siamo occupati già in due riunioni in cui abbiamo coinvolto anche il Procuratore Falvo, che vorrei ringraziare, perché sui temi ambientali si è speso molto e con grande equilibrio ha facilitato molte soluzioni. Abbiamo fatto diverse riunioni, anche alla presenza del direttore generale della Regione e del settore Ambiente, che ha dimostrato disponibilità a trovare una soluzione. Fondamentale è un’intesa tra i gestori dei due depuratori, soprattutto quello di Porto Salvo. Di certo una soluzione va trovata in fretta. Da qui a breve convocheremo un nuovo tavolo».
Il porto di Vibo rappresenta spesso l’approdo delle navi Ong che soccorrono in mare i migranti. Qual è la situazione in questo settore? L’accoglimento dei migranti rappresenta un’emergenza per il Vibonese?
«No, non credo che si possa parlare di emergenza. Ho vissuto dieci anni fa il problema degli sbarchi a Vibo e posso affermare che oggi il contesto è molto migliorato. La Prefettura e il Ministero dell’Interno in generale hanno messo in campo un’organizzazione molto efficace. Al mio insediamento ho trovato una macchina molto oleata, quindi nessuna difficoltà. Basti pensare all’ultimo sbarco avvenuto due giorni fa: è stata sufficiente una riunione poche ore prima e avevamo tutti i soggetti competenti disponibili e pronti a svolgere il proprio ruolo che ormai è codificato».
Tutto bene anche in termini di accoglienza dei migranti?
«Per quanto riguarda l’accoglienza, c’è stata la realizzazione di questo hotspot (a Porto Salvo, ndr) che consente di dare ai migranti un’immediata assistenza, in attesa che poi vengano assegnati nelle varie province. Si tratta di una struttura attrezzata e gestita con molto decoro. Tutto molto diverso da quanto succedeva 10 anni fa. Io c’ero e lo ricordo bene: l’accoglienza era fatta sulla banchina del porto, in maniera approssimativa, con un triage sanitario che si cercava di fare al meglio ma ben diverso da quello che accade oggi».
Il prefetto spesso è visto come un risolutore. Quando la situazione si fa molto difficile si dice “vado dal prefetto”. Accade anche questo nella sua quotidianità?
«Ovviamente noi abbiamo delle competenze specifiche, ma il nostro ruolo non ci incardina necessariamente dietro una competenza. In effetti, la percezione della Prefettura e del Prefetto è proprio quella che dice lei: una sorta di valvola di sicurezza del sistema. E questa è una cosa positiva. Il Prefetto non è solo quello che sospende la patente, ma è una cerniera, una figura di raccordo tra i cittadini e le istituzioni. Non siamo risolutori di problemi, ma mettiamo in contatto le istanze della comunità con le istituzioni».
Ultima domanda. Le infiltrazioni criminali negli appalti pubblici. Come se la passa oggi il Vibonese?
«Su questi temi ovviamente c’è la massima attenzione della Prefettura che ha proprio un ufficio destinato a queste verifiche con l’ausilio di un gruppo interforze. Oggi si è affinata la nostra capacità di fare verifiche, un progresso che segue di pari passo la capacità della criminalità organizzata di infiltrarsi e inserirsi nell’economia legale. È un lavoro complesso, non semplice, perché l’azione della criminalità organizzata ormai, anche in questo territorio, è subdola, non eclatante e immediatamente identificabile. Agiamo con gli strumenti che la legge ci offre, che sono comunque strumenti che poi garantiscono la partecipazione delle imprese a questi procedimenti, che quindi danno la possibilità di una difesa anticipata da parte delle imprese. Un’attività di prevenzione che se arriva al momento giusto può mettere in salvo l’economia sana».
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