giovedì,Marzo 6 2025

Narcotraffico e peculato al Porto di Gioia Tauro, resta in carcere Mario Solano di Limbadi

Oltre all’accusa di aver consentito l’uscita di container con ingentissimi quantitativi di cocaina, all’indagato - in servizio all’ufficio antifrode - viene contestato pure il reato di peculato

Narcotraffico e peculato al Porto di Gioia Tauro, resta in carcere Mario Solano di Limbadi
Il Centro sportivo a Limbadi e nel riquadro Mario Solano

Resta in carcere Mario Solano, 62 anni, originario di Nicotera ma residente a Limbadi, in servizio all’ufficio antifrode di Gioia Tauro, sino al 2021 addetto al “controllo scanner” e successivamente alla “visita merci” ed arrestato lo scorso anno nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria sul narcotraffico che passava dal porto di Gioia Tauro. La terza sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso avverso la decisione del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. La Suprema Corte – in sede cautelare – ha condiviso le motivazioni del Riesame laddove ha affermato che Solano si procurava illecitamente beni derivanti dalle attività di controllo svolte nell’ambito del proprio incarico, in quanto non emergeva che il container oggetto della condotta predatoria del Solano fosse quello indicato dalla difesa (ed in relazione al quale era stata documentata l’assenza del Solano dal lavoro al momento della relativa scansione)”. In particolare, secondo l’accusa, in tempi diversi e quale pubblico ufficiale, nonché funzionario doganale in servizio presso l’Adm di Gioia Tauro e addetto alle visite merci dei container in transito presso lo scalo portuale, Solano si sarebbe impossessato di numerosi beni (di proprietà di differenti aziende) di cui aveva la disponibilità in ragione del proprio servizio – e da qui l’accusa di peculato – in quanto contenute all’interno dei container da sottoporre a visita. Tra i beni oggetto di appropriazione: penne, matite, calamite e gadget vari, sui quali “faceva apporre la denominazione del Centro Sportivo in costruzione di cui era presidente, al fine di un successivo utilizzo, oltre a vari indumenti marca Ralph Lauren e Renato Balestra. Il Centro Sportivo “Solano Marchese Pierre De Coubertin” si trova a Limbadi. 

L’altra accusa mossa a Solano fa invece riferimento al fatto che l’indagato avrebbe indicato, attraverso un altro indagato, “ai gruppi sudamericani le modalità di carico dello stupefacente più opportune per occultare la sostanza al passaggio allo scanner”. Mario Solano avrebbe quindi fornito indicazioni sulle metodologie di importazione più vantaggiose per il gruppo criminale, e più difficili da perseguire per l’Ufficio Dogane e per le forze dell’ordine”. Con riferimento alle esigenze cautelari, il Tribunale del Riesame ha evidenziato che il “quadro cautelare consolidatosi risultava immutato, rimarcando la protrazione nel tempo delle condotte (circa due anni), il numero degli episodi contestati, il quantitativo di sostanza stupefacente di cui si agevolava l’ingresso, la vasta rete dei contatti, sia sul territorio nazionale che all’estero, vantati dal sodalizio criminoso e dimostrativi dello stabile inserimento nel contesto criminale internazionale, i precedenti penali dell’imputato e le modalità del fatto; da tali elementi veniva tratta, conseguentemente, la valutazione di persistenza del pericolo di reiterazione criminosa, in ragione sia della gravità dei reati contestati che della pericolosità soggettiva dell’indagato desunta anche dalle modalità del fatto”. Tale motivazione è stata condivisa dalla Cassazione.

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