martedì,Marzo 4 2025

Pizzo e il “caso” della tela ottocentesca dello Sposalizio di San Giuseppe, Montesanti: «Il quadro realizzato per una chiesa ma esposto in un’altra»

La tela era stata inaugurata nella chiesa di San Sebastiano nel 1880. Qui ancora oggi si celebra devozionalmente, con la distribuzione di confetti, la festa dello Sposalizio di Giuseppe e Maria. Tuttavia viene esposta solo una riproduzione di un quadro di Raffaello mentre l’opera di Zimatore si troverebbe altrove

Pizzo e il “caso” della tela ottocentesca dello Sposalizio di San Giuseppe, Montesanti: «Il quadro realizzato per una chiesa ma esposto in un’altra»

Un quadro, una tradizione religiosa ancor’oggi viva, due chiese e un piccolo “caso” da risolvere.  Si tratta della storia della tela dello Sposalizio di San Giuseppe, opera ottocentesca custodita a Pizzo. A tracciarla, l’artista e storico Antonio Montesanti: «Il quadro – spiega – venne realizzato da un giovanissimo Carmelo Zimatore e si trova oggi esposto nella Chiesa della Madonna delle Grazie di Pizzo». Zimatore è considerato uno dei migliori pittori calabresi dell’epoca. Studiò a Firenze e fu allievo di Michele Gordigiani. Diversi suoi dipinti si trovano nelle chiese di Pizzo ma anche nella Certosa di Serra San Bruno a Fabrizia, a S. Andrea Ionio, a Polistena e altri luoghi sacri del Sud Italia.

Lo Sposalizio realizzato da Zimatore, dunque, è un’opera di pregio ed alta valenza storico- culturale per la cittadina costiera. In base alle ricerche condotte dallo storico Montesanti – tuttavia – il quadro era stato realizzato per essere collocato in un altro edificio religioso: «Le notizie sull’esistenza di questa bellissima tela sono riportate addirittura in un articolo apparso su “Il Corriere di Roma” del 1880. Da qui il mistero della tela. A leggere le parole del corrispondente da Pizzo, purtroppo anonimo, quel quadro non venne realizzato per la chiesa in cui è oggi esposto ma per un’altra chiesa pizzitana. Esattamente la Chiesa di San Sebastiano, sede della Confraternita del SS. Nome di Maria, oggi Arciconfraternita».

La tela e la tradizione della distribuzione dei confetti

L’edificio di culto per cui era stata pensata l’opera non è un elemento di secondaria importanza: «È in questa chiesa – sottolinea lo storico – che ancora oggi si celebra devozionalmente, con la distribuzione di confetti, la festa dello Sposalizio di Giuseppe e Maria, così come avvenne nella festa descrittaci nell’articolo del giornale romano del 1880 proprio sotto la cura di quella Congregazione».

Montesanti decide di andare più a fondo della vicenda: «Con le indicazioni del vecchio articolo, che descrive lo svelamento augurale del quadro, mi sono recato nella Chiesa di San Sebastiano ma con mia grande sorpresa mi sono ritrovato davanti ad un quadro diverso: la riproduzione tipografica su tela, con inserti d’oro, dello Sposalizio della Vergine … dipinta da Raffaello Sanzio nel 1504. Se il quadro dello Zimatore non era più là, dove poteva essere?». Da qui la ricerca: «Sicuro non si fosse allontanato di molto, dopo un rapido giro per le chiese di Pizzo, lo ritrovo incastonato, in tutto il suo splendorre, in una delle pareti della Chiesa della Madonna delle Grazie».

La ricerca

A giudizio dello storico, «per risolvere definitivamente il mistero sarà necessario consultare un po’ di archivi, sia per documentare l’unicità della tela (non si può difatti escludere che lo Zimatore possa aver realizzato una copia anche per questa chiesa), che per documentare le ragioni ed il tempo del suo spostamento.

Certo che, se la preziosa tela dello Zimatore che raffigura lo Sposalizio di San Giuseppe fosse quella indicata nell’ articolo del 1880, sarebbe da considerarsi una cosa giusta adoperarsi affinché venga rimessa nel sacro luogo per cui è dipinta dall’artista, evitando così che si continui ad esporre e venerare, il giorno della sua tradizionale celebrazione, una copia tipografica del Raffaello, che, seppur del Raffaello, resta pur sempre una copia di scarso valore». Insomma, «Pizzo si conferma una città tutta da riscoprire e tutta da amare» conclude Montesanti assicurando: «Vi informerò sugli ulteriori esiti della ricerca».

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