Vibo, la denuncia del primario del Pronto soccorso: «So chi ha creato il caos ad arte». E poi: «Vi spiego perché il Niguarda ci ammira»
Enzo Natale affida a Il Vibonese il suo sfogo: «Domenica scorsa c’è chi ha mandato qui tante ambulanze con casi non urgenti e poi ha chiamato i giornalisti». Difende il suo reparto e punta il dito contro chi spara a zero: «Tutti scienziati, tutti esperti. Ma la verità è un’altra»
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«Io so. Io so i nomi di chi ha orchestrato ciò che è avvenuto domenica scorsa all’ospedale Jazzolino. E ho comunicato tutto al commissario dell’Asp, Vittorio Piscitelli». È pasoliniano il j’accuse di Enzo Natale, primario del Pronto Soccorso di Vibo Valentia, secondo il quale l’arrivo contestuale di diverse ambulanze al vecchio ospedale cittadino, con a bordo pazienti che neppure avrebbero dovuto essere soccorsi con un mezzo di prima urgenza, è parte di un complotto messo su per aizzare la pubblica opinione e mettere in cattiva luce un ospedale che, invece, può fregiarsi addirittura dell’apprezzamento dei medici del Niguarda di Milano che lo considerano un modello da seguire.
La vicenda è nota e nell’ultima settimana ha scatenato un mare di polemiche. Nel tardo pomeriggio di domenica scorsa, 23 febbraio, nel piazzale dell’ospedale si sono ritrovate numerose ambulanze in fila che non potevano trasbordare i pazienti a causa della mancanza di posti letto e barelle.
«Mai vista una cosa simile in 40 anni che sono qui – sottolinea Natale intervistato da Il Vibonese -. Un carico di lavoro improvviso e in poche ore a causa di ambulanze portate artatamente a Vibo, cioè non seguendo i protocolli nazionali, ma per dare seguito al piano di qualcuno che ha prima fatto convergere le ambulanze su Vibo e poi ha chiamato i giornalisti». Una accusa grave e circostanziata, di cui Natale è consapevole, ma sembra altrettanto determinato a non glissare: «Io conosco i nomi e li ho comunicati al prefetto Vittorio Piscitelli». In effetti, nella recente intervista concessa a Il Vibonese, il commissario dell’Asp ha riferito di una situazione del tutto anomala, senza indugiare sulle responsabilità ma ribadendo che «quelle ambulanze non dovevano essere lì».
Dal canto suo, Natale rivendica la capacità del Pronto soccorso che dirige di essere riuscito anche in questo frangente ad affrontare e risolvere la situazione: «In poche ore siamo stati capaci di venirne a capo e abbiamo assorbito in maniera egregia e dignitosa i pazienti, che, lo ripeto, sono arrivati in maniera impropria al Pronto soccorso. Nonostante ciò, li abbiamo assistiti e sistemati». Il primario, comprensibilmente, non si capacita della discrepanza tra la percezione dell’opinione pubblica e il lavoro di un reparto che ogni giorno è impegnato fino allo spasimo e, con sorpresa di molti, è considerato un modello da seguire.
È quanto pensano i medici del Niguarda di Milano, il miglior ospedale d’Italia. Recentemente, infatti, una commissione formata da tre medici calabresi e alcuni colleghi dell’emergenza-urgenza del Niguarda hanno effettuato un sopralluogo nel Pronto soccorso dell’ospedale Jazzolino. La cosa era stata anticipata dal commissario Piscitelli, che aveva dato conto dell’esito estremamente positivo della visita, ma la reazione dell’opinione pubblica sui social è stata impietosa, come se non fosse credibile l’encomio dei medici lombardi.
«Tutti scienziati, tutti esperti di medicina d’urgenza – sbotta Natale -. A quanto pare in Italia non ci sono soltanto 60 milioni di allenatori di calcio. Eppure le cose stanno proprio come ha detto il commissario Piscitelli: il Pronto soccorso di Vibo è stato considerato dai colleghi del Niguarda un modello da seguire per tutta la Calabria».
Poi entra nel merito del sopralluogo e spiega: «È stato il presidente Occhiuto a volere questi incontri, nell’ambito di un piano che prevede la riorganizzazione del sistema emergenza-urgenza in Calabria. Così, una commissione formata da medici calabresi e medici lombardi ha effettuato una serie di visite nelle varie realtà ospedaliere calabresi. E quando sono arrivati al Pronto soccorso di Vibo sono rimasti letteralmente allibiti dai protocolli all’avanguardia che adottiamo». A colpire i colleghi meneghini sarebbe stata, in particolare, la capacità dello Jazzolino di accorciare i tempi attraverso protocolli di “triage bifasico”.
«Hanno apprezzato l’organizzazione generale del modello di risposta rapida all’emergenza che adottiamo – spiega Natale -. Su tutto c’è il triage bifasico, grazie al quale l’infermiere di turno accetta il malato assegnandogli un codice di priorità in attesa che lo visiti il medico. Poi, attraverso l’osservanza di protocolli che cambiano in relazione al tipo di emergenza, vengono avviate tutta una serie di procedure, come ad esempio i prelievi, prima che il malato giunga dal medico. In questo modo il paziente viene subito preso in carico, si sente più tranquillo e, una volta arrivato dal medico, questi può valutare la situazione sulla base di alcuni esami che sono stati già effettuati. Otteniamo così un duplice risultato: dare al paziente una risposta tempestiva alla sua richiesta di assistenza e velocizzare l’esame da parte del medico».
A far pendere la bilancia a favore del Pronto soccorso dello Jazzolino ha contribuito anche un caso fortuito: «I colleghi del Niguarda – racconta il primario – hanno visto in diretta la presa in carico di un paziente in codice rosso per arresto cardiaco, che in 15 secondi è stato portato nella shock room dove è stato defibrillato. I colleghi sono rimasti allibiti, perché al Niguarda non c’è la stessa tempistica. Per questo mi arrabbio quando molti ritengono di avere le competenze per giudicare e quando le critiche sono gratuite e ingiustificate. Alla fine i nostri migliori difensori sono i pazienti che vengono in ospedale e sono assistiti al meglio».