Sequestro di persona e rapina a Portosalvo, una condanna in Cassazione
Va definitiva la pena patteggiata da un imputato di Stefanaconi. La vittima, di Mileto, adescata da una donna sui social, legata a una sedia e picchiata per consegnare bancomat e chiavi di casa
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Due anni, 11 mesi e 10 giorni. Questa la condanna confermata dalla Cassazione nei confronti di Giovanni Carnovale, 26 anni, di Stefanaconi, che nel settembre scorso aveva patteggiato la pena dinanzi al gup del Tribunale di Vibo per i reati di sequestro di persona e rapina. Anche per la Suprema Corte, la privazione della libertà di R. C. è “iniziata all’interno dell’abitazione di Annalisa Santaguida prima della condotta predatoria, cioè della rapina, e si è protratta oltre quest’ultima, avendo l’imputato ed i suoi correi liberato la persona offesa solo dopo aver fatto uso delle sue carte di credito/bancomat, prelevando il denaro dallo sportello Atm, ed in seguito alla sottrazione dell’ulteriore somma di denaro dall’abitazione della vittima dopo essersi appropriati delle chiavi”. In altri termini, secondo la Cassazione, la “violenza usata per il sequestro non si è identificata ed esaurita con il mezzo immediato di esecuzione della rapina stessa, ma ne ha preceduto e seguito l’attuazione per un tempo non strettamente necessario alla consumazione, in tal modo assumendo carattere di reato assolutamente autonomo, pur se finalisticamente collegato alla rapina”.
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Gli altri due imputati – Annalisa Santaguida, 43 anni, e il figlio Giulio Simonetta, 21 anni, di Portosalvo – al termine del processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato (l’appello deve ancora celebrarsi) sono stati invece condannati nel settembre scorso a 4 anni e 6 mesi ciascuno. Il sequestro di persona e la rapina ai danni di R.C., di Mileto, si sono consumati nel novembre 2023 dopo un’amicizia nata su Facebook tra la Santaguida e la vittima, con il successivo invito da parte della donna al 37enne di passare una serata a casa sua. Una volta giunto nell’appartamento, R.C., sarebbe però stato colpito con un bastone in testa dal figlio della donna, quindi legato ad una sedia, picchiato e seviziato con un’arma da taglio. Il tutto per costringere la vittima a rivelare la password del proprio bancomat e consegnare le chiavi della propria abitazione. Una volta ottenute tali informazioni, sarebbe entrato in scena Giovanni Carnovale, il quale avrebbe prima accompagnato la donna nell’abitazione di Mileto della vittima dove sono stati prelevati 2.500 euro in contanti, quindi in una banca di Vibo per un ulteriore prelievo dal bancomat della somma di 400 euro. La vittima, una volta liberata, è stata trovata in strada in stato confusionale, con il setto nasale spaccato e diverse ferite, dai carabinieri che hanno raccolto la sua denuncia avviando le indagini.