martedì,Febbraio 25 2025

Ospedale di Vibo nel caos, Piperno (118): «La politica chiacchiera e a rimetterci sono pazienti e operatori sanitari»

Ieri le ambulanze in fila con pazienti a bordo perché mancavano posti letto e barelle. Solo la punta dell'iceberg, spiega la dottoressa e delegata provinciale Smi: «Servono soluzioni concrete, dirigenti e politici si confrontino con chi vive ogni giorno questa sanità da codice rosso»

Ospedale di Vibo nel caos, Piperno (118): «La politica chiacchiera e a rimetterci sono pazienti e operatori sanitari»
Le ambulanze in fila all'esterno del Pronto soccorso, nel riquadro Alessia Piperno

«Rasenta i limiti dell’assurdo» quanto accaduto ieri al Pronto soccorso dell’ospedale di Vibo Valentia. A dirlo è uno di quei medici che di lì ci passa tutti i giorni e non può che ritenere inaccettabile lo spettacolo che in una domenica pomeriggio si è presentato allo Jazzolino: ben sette ambulanze bloccate nel piazzale interno, ferme, senza sapere dove “scaricare” i pazienti visto che non c’erano posti letto né barelle. Sulla vicenda interviene oggi la dottoressa Alessia Piperno, che sulle ambulanze del 118 ci lavora e da qualche tempo è anche delegata provinciale del Sindacato medici italiani.

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«Ancora – sottolinea Piperno – continuiamo a non vedere soluzioni concrete da parte di dirigenti, commissari, politici locali, regionali e, a questo punto, anche nazionali. C’è chi rilascia interviste, chi si riunisce, chi si esibisce in moderni Tik Tok, chi sparisce, ma nessuno che riesca a fare un passo indietro. Forse costa caro ammettere che per recuperare quel poco che resta non bastano le figure citate, bisogna confrontarsi con chi questa sanità la vive ogni giorno. Quello che stiamo vivendo è seriamente un “codice rosso sanitario” che necessita di un intervento immediato, non differibile, e che non riguarda la destra, la sinistra, un partito piuttosto che un altro. Riguarda tutti. E se qualcosa si vuole recuperare, continuare a fare politica non porterà, come gli anni ci hanno insegnato, assolutamente a nulla».

Piperno passa quindi ad elencare alcune delle criticità che rendono ad oggi difficile il lavoro degli operatori sanitari. A partire dal funzionamenti della centrale operativa unica 118: «Sei infermieri a gestire le telefonate di un’intera regione è follia. Dall’1 gennaio di quest’anno ad oggi sono state registrate quasi 25mila chiamate (in 55 giorni). Con un rapido calcolo si evidenzia come ogni operatore dispone di circa 30 secondi per gestire un soccorso che, ricordiamo, può riguardare tutta la regione. È inaccettabile continuare a tenere gli occhi chiusi e fare finta di nulla. E non si può nemmeno pensare che un professionista di Vibo Valentia o di Reggio Calabria possa andare a coprire un turno a Catanzaro in centrale, a più di un‘ora, anche due, dal luogo di residenza. Il ripristino delle centrali operative 118 a Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria, per come già erano disposte, potrebbe rappresentare una prima importante soluzione al fine di una migliore gestione dell’emergenza-urgenza territoriale regionale».

Un passaggio riguarda poi i «tablet forniti alle varie Pet 118 fermi, un po’ come l’ospedale di Vibo Valentia, ai lavori preliminari. Per gli stessi era previsto il collegamento diretto con le U.O. Pronto Soccorso di tutti  i presidi ospedalieri regionali. Questo avrebbe consentito una comunicazione rapida ed efficace con il territorio, tutto a favore del paziente. Ma dopo circa 1 anno siamo ancora in attesa».

«Così come assurda e senza senso – continua Piperno – appare la gestione “regionale” di alcuni soccorsi. Facciamo un esempio, che risulta la regola almeno a Vibo Valentia. La frattura di femore è spesso diagnosticabile o comunque fortemente sospettabile sulla base del solo esame obiettivo. Attualmente succede che, anche sapendo che l’ospedale di Vibo Valentia non possiede posti letto che nel caso di accertata frattura possano accogliere il paziente, e che gli stessi sono invece presenti in un presidio differente, comunque dal territorio l’ambulanza deve transitare dall’ospedale di Vibo solo per esami diagnostici (RX), che confermino la fattura, per poi dover richiedere una seconda ambulanza per trasferire il paziente nel presidio di destinazione». Una soluzione che, spiega Piperno, non solo va ad esasperare il paziente che – già sofferente – deve passare da un mezzo all’altro, da un ospedale all’altro, ma ha anche l’effetto di «ingolfare senza motivo il Pronto soccorso che provvede così solo ad esami strumentali e che, già si sapeva, non avrebbe potuto fare altro. Tutto questo nell’ottica di una gestione “regionale”».

Da qui la convinzione, conclude Alessia Piperno, che «solo collaborando tutti, ma proprio tutti, si possano trovare soluzioni concrete. Ma serve prendere coscienza di questo, altrimenti sarà solo un continuo lamentarsi e a rimetterci saranno gli operatori sanitari e i pazienti».

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