Abbattimento dei pini a Vibo, Italia Nostra intima al Comune di ritirare l’ordinanza: «Danno di oltre 700mila euro, servono altre indagini»
L'associazione sul piede di guerra dopo l’ordinanza del sindaco Romeo: «La situazione in cui versano gli alberi è stata causata dall’azione umana, qualcuno deve pagare». Chieste ulteriori verifiche da parte di specialisti
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In merito all’abbattimento dei pini in piazza del consorzio a Vibo Valentia, interviene nuovamente Italia nostra che, con una lunga nota stampa, chiede la revoca o accertamenti specialistici da parte di professionisti.
«Non sappiamo chi abbia periziato tale abbattimento e se abbia davvero le competenze specialistiche per poterlo fare, giacché non è sufficiente essere “agronomi” per poter compiere tutti gli accertamenti fitostatici necessari per la “condanna a morte” decretata, ma bisogna essere specialisti e specializzati in tali accertamenti e mettere in opere tutti gli accertamenti strumentali necessari. Dalle ricognizioni effettuate, appare che la Ditta esecutrice abbia tagliato solo le radici esploratici orizzontali di quei 17 pini (uno è stato fatto seccare, mentre due e dei tre pruni sono stati direttamente levati). Ma tali radici contribuiscono alla stabilità della pianta solo in percentuale minima, del 3 o 4%, giacché la stabilità è garantita dalle radici verticali. Ciò è confermato da quello che risulta, in casi similiari, dalle relazioni pubblicate da uno dei maggiori esperti in materia di controllo fitostatico e di conservazione delle alberature urbane, il dottore forestale Gian Pietro Cantiani: la “stabilità di ogni pino domestico deriva per la maggior parte dalle radici verticali, quelle che potremo definire pistoni e che crescono sotto le radici portanti principali, nelle zone sottostanti la zolla radicale”».
I danni patrimoniali
Il sodalizio quantifica anche il valore economico dei singoli alberi, 42mila euro, per un totale di oltre 700mila euro: «Sono state poi valutate le conseguenze economiche di tale decisione? Cioè i danni patrimoniali e non patrimoniali che ne conseguiranno? È già pronta l’azione risarcitoria contro i responsabili? È indubbio, infatti, che la situazione di quegli alberi (qualora fossero davvero da abbattere) sia stata cagionata dall’azione umana (lo scalzamento ad opera della ditta e l’omesso controllo di chi era preposto ad evitare ciò, sempreché lo scalzamento non sia nato già nel progetto, perché allora le responsabilità sarebbero a monte…). Inoltre anche l’art. 6, co. 1, lett. b) n. 1 e n. 2 della L.R. n. 7/2024 contiene il divieto di abbattimento e di danneggiamento delle alberature urbane e della rete ecologica cittadina e, quindi, il divieto di tutto ciò che, per fatto umano, lo avrebbero potuto causare».
Italia nostra prosegue: «Si informa che ognuno di quei pini domestici di circa 50 anni di età ha un valore economico di 42mila euro, sicché il loro abbattimento, solo in termini di danno patrimoniale determinerebbe una perdita nel patrimonio comunale di circa 714mila euro».
Inoltre, si rende noto che «ognuno di quegli alberi di circa 50 anni produce giornalmente 20/30 LT di ossigeno, che ognuno di essi contribuisce alla mitigazione dell’isola di calore urbano, riducendo in media la temperatura registrata al suolo di 2° o 4° gradi centigradi, che ognuno di essi contribuisce all’abbattimento dell’inquinamento dell’aria, poiché attraverso gli stomi emette ossigeno ed assorbe lo smog fotochimico, composto da anidride carbonica e gas quali ozono (O3), monossido di carbonio (CO), biossido di azoto (NO2) e anidride solforosa (SO2), catturando e trattenendo le polveri sottili inalabili (PM10), sicché anche sotto questo profilo il loro abbattimento determinerebbe danno non patrimoniale, sub specie di danno alla salute e di danno alla qualità della vita, ciò per tutti gli abitanti dei palazzi limitrofi, tanto più che trattasi di zona densamente trafficata, transitando da lì, com’è noto, tutto il traffico in entrata ed in uscita dalla città».
L’appello
Il sodalizio incalza: «Ha tenuto conto di tutto ciò l’Amministrazione comunale? Se no, l’ordine di abbattimento dovrà essere revocato. Altrimenti dovrà accompagnare a quell’ordine la immediata e diretta azione risarcitoria (sulla scorta di ciò che consente il Tu sugli impiegati civili dello Stato) nei confronti dei responsabili, perché essi, ancorché esercenti pubbliche funzioni e servizi o pubblici impiegati, possono e debbono essere chiamati in giudizio, quali mere persone fisiche, affinché paghino di tasca loro i danni cagionati. Abbattere e lasciare impuniti i responsabili, significa e significherebbe che a Vibo Valentia chiunque può distruggere i beni pubblici di tutti noi cittadini, passandola impunita e guadagnandoci pure. È solo facendo sapere ai responsabili che verranno perseguiti, che si possono prevenire o evitare abbattimenti “facili” o azioni di terzi preordinate a fare apparire necessari ed indefettibili tali abbattimenti».
In conclusione si chiede che «l’amministrazione comunale revochi la decisione presa, disponga supplemento accertativo da parte di veri specialisti ed agisca in via risarcitoria contro i responsabili».
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