giovedì,Febbraio 13 2025

‘Ndrangheta, carcere duro per i fratelli Maiolo di Acquaro: sono accusati di aver ordinato la strage di Ariola

Il ministero della Giustizia ha disposto il 41 bis per i due ritenuti al vertice dell'omonimo clan e arrestati a giugno nell'ambito dell'operazione Habanero della Dda di Catanzaro

‘Ndrangheta, carcere duro per i fratelli Maiolo di Acquaro: sono accusati di aver ordinato la strage di Ariola
Angelo Maiolo

Il ministero della Giustizia ha disposto l’applicazione del carcere duro (articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario) nei confronti di due esponenti del clan Maiolo di Acquaro. In particolare, la decisione del ministero della Giustizia interessa i fratelli Angelo e Francesco Maiolo, di 41 e 46 anni, ritenuti al vertice dell’omonimo clan della ‘ndrangheta. Arrestati a giugno nell’ambito dell’operazione antimafia Habanero della Dda di Catanzaro, sono accusati di “di partecipazione – a partire dal 14 giugno 2013 – all’associazione di stampo mafioso denominata ‘locale dell’Ariola’ e, in particolare, della ‘ndrina Maiolo attiva nel territorio di Acquaro”. Quindi, ai fratelli Maiolo vengono anche contestati i reati di omicidio plurimo aggravato dalle finalità mafiose (la ‘strage dell’Ariola’ avvenuta il giorno 25 ottobre 2003 a Gerocarne, frazione di Ariola, nella quale vennero uccise tre persone – Francesco Gallace, Giovanni Gallace e Stefano Barilaro – e ferita una quarta), turbata libertà degli incanti e un tentato sequestro di persona ai danni di un esponente del clan Pardea di Vibo Valentia, pestato per vendicare l’aggressione di un soggetto di Acquaro, cugino dei Maiolo.

Francesco Maiolo

La “strage di Ariola” sarebbe invece nata dall’intenzione dei fratelli Maiolo di vendicare l’uccisione del padre Rocco e dello zio Antonio, ritenuti esponenti di vertice dell’omonimo clan e scomparsi negli anni ’90 per “lupara bianca”. Alla base dell’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro nell’operazione Habanero ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (Francesco Loielo, Enzo Taverniti, Michele Ganino, Daniele Bono, Diego Zappia, Rocco Oppedisano, Antonio Forastefano e Raffaele Moscato) e l’attività di indagine basata anche su diverse intercettazioni. L’impianto accusatorio è stato di recente confermato dalla Cassazione che ha rigettato i ricorsi avverso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip distrettuale e le successive decisioni del Tribunale del Riesame di Catanzaro.

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