Blitz storico contro la mafia, 180 arresti: di nuovo in carcere boss che stavano ricostruendo la Cupola
La maxi operazione scattata questa mattina a Palermo ha visto impegnati circa 2000 carabinieri tra cui i militari del 14° Battaglione Calabria. Ecco i mandamenti coinvolti e le accuse
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Assume i contorni di un’operazione storica il maxi blitz che stamattina all’alba ha visto impegnati in provincia di Palermo circa 2000 carabinieri, tra cui i militari del 14° Battaglione Calabria stanziato a Vibo. Sono stati eseguiti 180 provvedimenti restrittivi con l’obiettivo di «disarticolare i mandamenti mafiosi della città di Palermo e provincia, in particolare quelli di ‘Porta Nuova’, ‘Pagliarelli’, ‘Tommaso Natale – San Lorenzo’, ‘Santa Maria del Gesù’ e ‘Bagheria’».
Tra gli arrestati, in molti portati alla caserma Carini di Palermo, ci sono anche boss e fedelissimi di Cosa Nostra scarcerati qualche tempo fa, perché hanno finito di scontare la loro pena: erano tornati in città per riprendere in mano le redini e occuparsi ancora di estorsioni, traffico di droga.
Le accuse
Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, e altro. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa prevista per le ore 10 presso il Comando provinciale di Palermo alla presenza del procuratore nazionale Antimafia e antiterrorismo e del procuratore capo della Repubblica di Palermo.
Pm: «Cosa nostra impegnata in significativa opera di riorganizzazione»
«Cosa Nostra è attualmente impegnata in una significativa opera di riorganizzazione volta a superare i dissesti cagionati dall’incessante repressione degli ultimi trent’anni», scrivono nel provvedimento di fermo i pm della Dda di Palermo. «Le plurime indagini delegate ai Carabinieri di Palermo nell’ambito dei procedimenti che qui ci occupano hanno registrato una crescente vitalità di Cosa Nostra e hanno rivelato un’associazione dotata di una nuova energia che, molto verosimilmente, affonda le sue radici nell’equilibrata combinazione tra gli elementi di modernità, provenienti dalla più avanzate tecnologie, e quelli del passato, rappresentati dalla roccaforte dello ‘statuto scritto, che hanno scritto i padri costituenti’ – evocato nella ormai nota riunione di Butera del 5 settembre 2022 dagli uomini d’onore della famiglia di Rocca Mezzomonreale – che tuttora rappresenta l’humus organizzativo dell’associazione e, soprattutto, l’elemento aggregante».
«La graduale ripresa di Cosa Nostra – aggiungono i pm – è stata, al contempo, causa ed effetto del crescente introito di denaro. Il sistema estorsivo è tuttora al centro degli interessi mafiosi, anche quale strumento di controllo del territorio, dove emerge, ancora una volta, la strategia delle imposizioni ‘a tappeto’ (si pensi, ad esempio, alla sottomissione massiccia dei ristoranti delle borgate marinare di Sferracavallo e Mondello all’ordine di intraprendere nuovi rapporti di fornitura di prodotti ittici con il grossista indicato da Nunzio Serio)». E ancora: «Un’ulteriore espansione affaristica, connessa anche stavolta allo sviluppo tecnologico, come accertato per i tutti mandamenti oggetto di queste indagini, riguarda il settore dei giochi e delle scommesse digitali che, subentrando alle vetuste riffe, in realtà rappresenta oggi una delle attività più remunerative di Cosa Nostra che, da longa manus operativa degli imprenditori del settore, quali Angelo Barone, impone i pannelli di gioco, spesso illegali, ai singoli esercizi del territorio sì da realizzare enormi guadagni (Barone: Ho preso ora… quindici milioni di gioco)».
I boss e l’uso dei criptofonini
«L’ormai noto sistema dei criptofonini – proseguono i magistrati – ha reso possibile il dialogo, costante e riservato, non solo con i trafficanti di droga, a beneficio degli affari, ma anche tra i vari mandamenti, a beneficio, stavolta, della stessa essenza organizzativa dell’associazione».
Poi l’allarme della Dda di Palermo: «Non può ignorarsi che la facile introduzione, negli istituti penitenziari, di minuscoli apparecchi telefonici e di migliaia di sim, destinate ciascuna a una breve durata per annientare le eventuali attività di intercettazione, ha neutralizzato l’annosa questione dell’inoperatività dei detenuti che, ormai, dalle loro celle, continuano ininterrottamente la militanza mafiosa, seppure in videochiamata, collegandosi ad un telefono-citofono (cioè un apparecchio esterno dedicato in via esclusiva a ricevere e chiamare l’utenza attiva dentro al carcere), sì da interloquire sulle questioni di maggiore rilievo e da realizzare, con estrema facilità, vere e proprie riunioni di mafia».
Meloni: «Colpo durissimo a Cosa Nostra»
«Un’operazione straordinaria dei Carabinieri del comando provinciale di Palermo ha portato oggi all’arresto di oltre 180 persone, tra cui diversi boss, infliggendo un colpo durissimo a Cosa Nostra. Un risultato che conferma l’impegno incessante dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata». Così commenta su X la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Le intercettazioni – continua – lo dicono chiaramente: ‘L’Italia per noi è diventata scomoda, io me ne devo andare’, ammetteva uno degli arrestati. Un segnale chiaro: la criminalità organizzata è alle strette, la lotta alla mafia non si ferma e non si fermerà», rimarca la premier e leader di Fdi, rivolgendo un ringraziamento «ai Carabinieri del Nucleo investigativo e a tutte le Forze dell’Ordine che ogni giorno difendono la legalità e la sicurezza dei cittadini. La mafia – conclude Meloni – va sconfitta con determinazione e senza alcun compromesso. Lo Stato c’è e non arretra».